domenica 31 maggio 2020

Ragazza alla finestra (Dalì)

Il dipinto ritrae una giovane donna, sorella di Dalì,
Aña Maria, che nel 1925 aveva 17 anni.
Eccellente la cura per i dettagli: i drappeggi, le trasparenze, la perfetta alternanza di luci e ombre, l’armonia delle forme, la sinuosità e la sensualità della ragazza che potrebbe essere stata ritratta di spalle, per spostare l’attenzione dell’osservatore sull'interezza dell’opera e dei particolari, evitando la concentrazione esclusiva sulla bellezza del volto della stessa.
Interessante notare un particolare.  Riflesso sul vetro della finestra è possibile osservare non solo la sapiente pennellata di blu del mare, che potrebbe apparire scontata, ma si possono cogliere dettagli che stanno oltre il visibile come la presenze di alcune case.
In realtà il "Il fotografo dei sogni dipinti a mano” , è così che Dalì amava definirsi, in quest’opera incarna il significato intrinseco della sua stessa affermazione. 
E’ un dipinto che infonde tranquillità, silenzio, riflessione, ma anche un po’ di mistero e malinconia, forse, dovute anche alla celata visione del volto della fanciulla.  Questa, potrebbe essere rapita da pensieri felici e quindi sorridere serenamente ma, la sua mente, potrebbe altre sì navigare tra pensieri tristi  e le sue gote essere rigate da copiose lacrime….  Tutto rimanda  alla fantasia, all'immaginazione e allo stato d’animo di chi si sofferma ad osservarlo.
E’ possibile ammirare “Ragazza alla Finestra”, al Museo Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea di Madrid.


giovedì 28 maggio 2020

Recensione di: Il corpo sa tutto di Banana Yoshimoto


In una lontana estate del 2010 all'ombra di un ombrellone, sfogliavo le pagine del libro “ricordi di un vicolo cieco” (Feltrinelli, prima edizione 2004), ovvero, un insieme di brevi racconti scritti da Banana Yoshimoto, dove ci sono semplici vite con amori e dissapori che si legano, piangono e soffrono davanti a vicende inaspettate.
Ancora una volta, la scrittrice giapponese, ripete lo stesso esperimento con “il corpo sa tutto” (Feltrinelli, prima edizione 2012), il libro è composto da tredici brevi racconti, tutti caratterizzati da personaggi e da vicende differenti, tutti concentrati attorno al tema del corpo, visto come integrato alla psiche, nonché come mezzo che conduce dal dolore alla guarigione, dall'impalpabilità alla nitidezza, dalle parti al tutto, in un processo sofferto alla scoperta di se stessi.
Dolore, sofferenza, traumi psichici, conflitti drammatici, si riflettono nel corpo da un'eco che parte dall'identificazione dell’io, ciò accade maggiormente nel racconto del "pesciolino la mummia, il signor Tadokoro, l’equilibrio, il sole al tramonto", per via di: un adenoma, il primo rapporto, la scoperta inaspettata di essere in cinta, il passare dell’età con l’arrivo della pensione, la differenza d’età in amore fra uomo e donna.

Secondo il mio punto di vista: la Yoshimoto si distingue per la leggerezza, la fragilità e la semplicità dei suoi personaggi. Lo stile, scorrevole, melanconico ed il linguaggio elementare, rendono la lettura del libro particolarmente fresca e piacevole.
Fra tutti i racconti mi è piaciuto in modo particolare “la mummia” perché i coprotagonisti, sono due sconosciuti, si conoscono solamente in seguito alla notizia di un omicidio, eppure nonostante siano due sconosciuti, affidandosi alle loro percezioni sentono il bisogno di fidarsi l’uno dell’altro, senza timore.
Con questo libro, la scrittrice mostra un velo di compassione misto a tenerezza per le sofferenze ed i dolori del corpo, ma connessi al malessere dell’anima, infatti i personaggi di questi racconti mostrano di stare bene con gli altri quando ritrovano la serenità dentro se stessi.
Conclusioni: personalmente ho letto “il corpo sa tutto” in pochi giorni, non mi è pesato per nulla, oltretutto, la lettura è piacevole, di compagnia, sobria e trasparente, ogni racconto sembra lasciarti un motivo di riflessione e di arricchimento interiore.
Per i lettori di Banana Yoshimoto e non questo libro è più che consigliato. 

Vi lascio con alcune curiosità e frasi estratte da questo splendido libro:

  • A pagg. 37 e 115 la scrittrice indica due canzoni dei Simon & Garfunkel, ovvero: "Scarborouugh" e "The Sound of Silence".
    Simon & Garfunkel sono stati un popolare duo folk statunitense, costituito da Paul Simon (Newark, New Jersey, 13 ottobre 1941) e Art Garfunkel (Forest Hills, New York, 5 novembre 1941). Dopo il loro primo grande successo (The Sound of Silence, 1964) divennero fra i più famosi artisti musicali degli anni Sessanta. Alcune delle loro canzoni (The Sound of Silence, The Boxer, Mrs. Robinson, Bridge over Troubled Water) sono veri e propri classici della musica leggera. Il duo ha ricevuto innumerevoli Grammy Awards ed è citato nella Rock and Roll Hall of Fame.
    Forse la musica di questo due americano deve aver influenzato il pensiero della Yoshimoto;
  • La copertina rappresenta un immagine della Galleria d’arte di Tomio Koyama a Shibuya 150-0002 Prefettura di Tokyo, rappresentazione grafica di Yoshitomo Nara;
  • “Quando si cerca di spazzare il dolore e la tristezza, nasce una libertà che è come un piccolo premio.”;
  • “Il tempo che niente può fermare non scorre solo per piangere sulle cose perdute ma anche per ottenere un’infinità di momenti bellissimi, uno dopo l’altro”;
  • “A pensarci adesso, quella qualità era esattamente lo stesso coraggio con cui aveva affrontato la scoperta della malattia. Senza fare nulla più del necessario, e tuttavia senza fuggire, senza imbrogliare ricorrendo a dei sotterfugi. Penso che il suo carattere, includendo la sua forza e la sua debolezza, possa essere definito con un solo aggettivo: nobile”;
  • “Gentile signora,
    nella ditta di graphic dove lei lavora, tra i suoi colleghi più anziani c’è la signorina Nakamoto. Sua sorella minore è una mia amica, e parlandole per caso ho saputo di lei. Sono rimasta stupita non solo per la sua giovane età ma anche per il fatto che la sua relazione con mio marito vada avanti da tanto tempo. Adesso mi to chiedendo con tutte le mie forze che cosa dovrei fare, ma per il momento ho solo pensato di metterla a conoscenza della situazione. Se questa storia dura da tanto tempo, immagino che sarà difficile separarvi rapidamente, e anch’io avendo un buon rapporto con mio marito, in tutta franchezza non me la sento di pensare a una separazione. Sono convinta che lei sia una persona di animo gentile. Anche se non l’ho mai incontrata, ho questa sensazione. La prego, rifletta bene anche lei. Riflettiamoci tutti, magari arrabbiandoci, piangendo, pensando, ritrovando la calma, ripetendo questi passaggi se necessario per tutto il tempo che ci vorrà".
Dettagli sull'edizione italiana:
  • La copertina: flessibile
    Formato: Tascabile
    Titolo: Il corpo sa tutto
    Autore: Banana Yoshimoto
    Lingua: Italiano
    Traduttore: Giorgio Amitrano
    Data di pubbl.: 2012
    Casa Editrice: Feltrinelli
    Collana: Universale Economica
    Genere: Narrativa moderna e contemporanea
    Pagine: 144


mercoledì 27 maggio 2020

La pandemia e le variabili temporali


Solitamente il tempo è qualcosa di particolarmente astratto, scorre fugace sempre in corsa, così,  mentre noi siamo presi da tantissimi impegni, in una vita frenetica non abbiamo nemmeno il tempo di guardare l’orologio.
Nonostante tutto, l’arrivo della pandemia da Covid-19 è stata capace di creare una falla nel “continuum spazio-tempo”, con effetti senza precedenti nelle nostre vita a scapito della monotonia e della routine.
La pandemia per quanto possa essere una catastrofe del tutto imprevedibile, ha creato delle illusioni temporali, proprio ieri alla televisione sentivo dei progetti saltati in aria da parte di un’adolescente, adesso dopo la maturità non potrà più liberamente partire con le amiche, esattamente come aveva programmato, progetti, sogni e prospettive future sono state messe in pausa da un evento del tutto inaspettato, lasciando spazio alla paura del virus ed all'incertezza paradossale del futuro.
Tutti noi viviamo di un equilibrio illusorio, questo lo diceva anche Aristotele, però la necessità di avere un progetto è fondamentale per dare un senso alla nostro quieto vivere, da un mio punto di vista; ho come la percezione di assistere ad un momento di forte sbandamento e d’instabilità sociale, distanze di sicurezza, diffidenza verso il prossimo, una tregua apparente in tutti contro tutti.
Allora, mentre la diffidenza serpeggia fra la gente, l’assenza di equilibrio e di uno scopo si traduce in una crisi d’identità, salvo per quei pochi soggetti che si rifugiano nelle fede, con il suo dogma eterno ed inviolabile, cristianità non passa mai di moda.


Ma in questo caos di vite smarrite, c’è chi non si è mai perso d’animo, anzi, indipendentemente dalla crisi ha continuato a lavorare, intensificando la sua attività produttiva oppure svolgendo lo stesso lavoro con ritmi più incessanti; cassieri dei supermercati, farmacisti, impiegati pubblici, forze dell’ordine fino alla categoria martire dei medici.
Ebbene, per questi soggetti il tempo non si è mai fermato, sono cambiate solamente le regole sociali, con l’introduzione del distanziamento, mascherine e disinfettante per le mani.
Infine sussiste una terza categoria di soggetti fuori dal tempo, che a differenza di quelle persone per cui la pandemia ha sospeso i loro progetti  di vita, sono quelli che per effetto del lock-down si sono ritagliati un angolino nelle piaghe del tempo, persone che all'improvviso si sono riscoperti artisti, musicisti, scrittori, creatori di mondi inesplorati del loro io e del proprio pensiero.
La quarantena forzata ha dato vita al momento più prolifero per la creatività di questi soggetti, ma dovendo storcere il naso questo dovrebbe essere l’unico effetto positivo della pandemia, se ci pensate bene, un Sepúlveda scompare ed un nuovo scrittore emerge dalle pareti casa con il suo romanzo d’esordio.


Il mondo che verrà non sarà più lo stesso di prima, poiché, dopo la piaga delle locuste in Somalia e adesso in India, dopo l’attuale pandemia globale, l’uomo se avrà imparato qualcosa cambierà il suo modus vivendi, in un ottica più responsabile oppure tornerà indietro nel tempo, come se tutto ciò non fosse mai avvenuto?
La risposta viene proprio dal passato, d’altronde, come diceva Eraclito "che tutto si muove e nulla sta fermo".

Marco Mandarano

domenica 24 maggio 2020

Il mito come strumento di conoscenza del reale

L'intelletto umano è incurabilmente astratto.
È quello puramente matematico il tipo di pensiero vincente. Eppure le sole realtà di cui facciamo esperienza sono concrete: questo dolore, questo piacere, questo cane, questo uomo. Quando concretamente amiamo l'uomo, sopportiamo il dolore, godiamo un piacere, non apprendiamo intellettualmente il Piacere, il Dolore o l'Individualità. D'altro canto, quando incominciamo a farlo, le realtà concrete decadono a meri campioni o esempi: non trattiamo più di esse, ma di ciò che esse esemplificano. È questo il nostro dilemma: o gustare senza conoscere, o conoscere senza gustare. O – per essere più rigorosi – mancare di un aspetto della conoscenza perché si è immersi nell'esperienza, o mancare di un altro perché se ne è fuori. Pensando, siamo tagliati fuori da ciò che pensiamo; gustando, toccando, volendo, amando e odiando, non comprendiamo con chiarezza. Più lucidamente pensiamo, più siamo tagliati fuori: più profondamente entriamo nella realtà, meno possiamo pensare. Nel contemplare un mito grandioso si giunge quanto più vicino possibile al fare esperienza concreta di ciò che altrimenti può essere compreso solo come astrazione. Ciò che invece fluisce in noi dal mito non è la verità ma la realtà (la verità riguarda sempre qualcosa, mentre la realtà è quel qualcosa che la verità riguarda) e dunque, sul piano dell'astrazione, ogni mito diviene padre d'innumerevoli verità. Ossia il mito è la montagna da cui sgorgano tutti i diversi fiumi che quaggiù a valle diventano verità; in hac valle abstractionis. O, se si preferisce, il mito è l'istmo che collega il mondo peninsulare del pensiero al vasto continente a cui davvero apparteniamo. Non è, come la verità, astratto; né è, come l'esperienza diretta, vincolato al particolare.

Il mito come strumento di conoscenza del reale - pensiero filosofico di Clive Staples Lewis autore delle Cronache di Narnia.

mercoledì 20 maggio 2020

Recensione di: Per dieci minuti di Chiara Gamberale

Immaginate di guardare un film con regia di Carlo Verdone, come “Sotto una buona stella”, “L’amore è eterno finché dura”, “Benedetta follia”, e di avere come personaggio principale la protagonista del libro “Perdieci minuti”di Chiara Gamberale: sul grande schermo situazioni esilaranti, risate, sentimenti genuini, humor e tanto divertimento prendono vita come per magia.Il marito di Chiara si trasferisce a Dublino per un master e conosce Siobhan, la sua traduttrice, decidendo così di non tornare in Italia per prendersi i suoi spazi e vivere i brividi di questa tresca. Nel frattempo, Chiara perde il lavoro e non scriverà più per la sua rubrica, perché il suo datore di lavoro ha scelto di sostituirla con Tania Melodia, partecipante al Grande Fratello.
In
 questo contesto dove il mondo sembra crollare addosso alla protagonista, Chiara decide di rivolgersi alla sua psicoanalista, la quale le propone di dedicare dieci minuti al giorno per fare una cosa che non ha mai fatto. Una cosa qualsiasi, basta che non l’abbia mai fatta in trentacinque anni, anzi quasi trentasei. Improvvisamente i dieci minuti di Chiara saranno il pretesto per avere più stimoli, pensare a se stessa, distrarsi dalla situazione con il marito, riflettere sul suo passato, sul rapporto con la sua famiglia a Vicarello, conoscere meglio il quartiere in cui vive a Roma, evolversi, crescere e maturare, ritrovando il suo rapporto con se stessa e con gli altri.
Secondo il mio punto di vista: il romanzo è scritto in prima persona, in parte penso sia autobiografico, ed è composto da circa 190 pagine che si dividono in 33 capitoli, in ciascuno dei quali ricorre spesso la locuzione “per dieci minuti”, proprio per evidenziare il valore che la protagonista attribuisce a quello spaccato temporale, come se fosse un rituale da rinnovare ogni giorno, ed aggiornare il suo piccolo diario personale.
Lo stile di Chiara Gamberale è leggero, fluido, divertente, riflessivo, poco descrittivo ma particolarmente concentrato sulle emozioni ed i sentimenti dei personaggi. Il lettore, curioso e allo stesso tempo divertito per le vicende della protagonista, non si rende conto del tempo che scorre arrivando all'improvviso all'ultima pagina.
Per me scoprire Chiara Gamberale è stata una gradita e piacevole sorpresa, perché reputo che scriva veramente bene e che abbia la capacità di offrire piccole perle di saggezza che fanno riflettere. Ad un certo punto ho avuto l’impressione di sentire Chiara molto più reale di quanto appaia nel romanzo, soprattutto quando si reca in libreria per scoprire le preferenze dei lettori e propone un elenco dei libri acquistati. Sotto questo aspetto, la scrittrice si è messa al posto di chi acquista il libro e questo è molto importante perché senza volerlo entra in sintonia con il lettore, anche se già ci riesce abbastanza bene con il romanzo. Inoltre il suo testo è un piccolo manuale per prendere nuove iniziative. Al suo interno,infatti, potete trovare vari suggerimenti come la ricetta dei pancake, citazioni di altri autori, una lista di titoli di libri e canzoni, rispettivamente, da leggere e ascoltare semmai non li conosciate già.
Conclusioni: il libro di Chiara Gamberale mi è piaciuto tantissimo, non è molto lungo ed è una lettura davvero piacevole, tanto che non ricordo nemmeno in quanto tempo l’abbia letto! La scrittrice ha il grande pregio di trasmettere tanto al lettore e non vi nascondo che penso proprio di essermi affezionato alla protagonista, che credo sia la scrittrice stessa. Se siete amanti delle letture ironiche alla Fabio Volo ed Enrico Brizzi questo è il libro giusto per voi.
Vi lascio con alcune frasi estratte da questo splendido libro:
  • “Ma la verità è che non si cresce insieme perché capita o per magia. Bisogna stare, anzi, molto attenti. E se uno dei due cresce anche solo di mezza consapevolezza più in fretta dell’altro, ma l’altro anziché rincorrerlo ci rimane male e corre da un’altra parte, corre a New York, poi è un disastro ritrovarsi.”
  • “Non saprei. A volte, l’impotenza di fronte a tutto quello che mi è successo mi manca. Mi manca svenirci dentro, all’impotenza. Il contatto con la mia parte più autentica a cui mi porta quello svenimento. Non è detto che si debba svenire di dolore, per entrare in contatto con se stessi. O comunque non è detto che, una volta, svenuti non ci si possa risvegliare.”
  • "Lo Specchio delle Brame ci mostra nè più nè meno quello che desideriamo più profondamente e più irresistibilmente in cuor nostro. Tu, che non hai mai conosciuto i tuoi genitori, ti vedi circondato da tutta la tua famiglia," spiega il saggio Albus Silente a Harry Potter. "E tuttavia questo specchio non ci dà nè la conoscenza nè la verità. Ci sono uomini che si sono smarriti a forza di guardarcisi, rapiti da quel che avevano visto, oppure che hanno perso il senno perché non sapevano se quel che esso mostra è reale o anche solo possibile" (Citazione a pag. 172 è tratta da: Joanne K. Rowling - Harry Potter e la pietra filosofale, Salani Milano)

La copertina: flessibile
Titolo: Per dieci minuti
Autore: Chiara Gamberale
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 192

venerdì 15 maggio 2020

La mia intervista ad Elisa Fengari autore del libro Gli intessitori di sogno & altri racconti

 La mia intervista ad Elisa Fengari autore del libro Gli intessitori di sogno & altri racconti.

La scrittrice che stiamo per conoscere oggi è una donna molto particolare, dalla personalità unica e misteriosa, con un fascino abbastanza raro.
Elisa Fengari è nata a Torino nel 1993, è una scrittrice di romanzi di genere distopico e onirico. 
  • Nell'aprile del 2019 riceve la menzione di merito per la Silloge "Acerba"; ed il primo premio per la Fotografia "Pensieri Posati" al Concorso Internazionale Giglio Blu di Firenze;
  • Nel giugno del 2019 appare con la pubblicazione della Silloge "Amabile Onda" nell'Antologia "Poesie per Ricordare" di Aletti Editore;
  • Nel gennaio 2020 esce la seconda pubblicazione, ovvero la raccolta di racconti "GLI INTESSITORI DI SOGNI & Altri Racconti";
  • Nel aprile 2020 Elisa esordisce come vincitrice del Premio Speciale "Lerici" con l'Opera "La Venere Moderna" al Concorso Internazionale "Dal Golfo dei Poeti Shelley e Byron, alla Val di Vera 6 ed."
Andiamo a conoscerla meglio:

Elisa Fengari, scrittrice, Ghostwriter, fotografa, artista, chi sei? 
Sono tutto ciò che possa farmi esprimere. Scrivere, fotografare, creare, in realtà sono per me frutti dello stesso albero. Prima di tutto sono Elisa che ha qualcosa da raccontare.
Da dove proviene questa tua vena artistica?
È maturata fin da tenera età, ho avuto la fortuna di avere una madre che ha subito compreso la mia natura accompagnandomi a scoprirla sempre più a fondo. Ma credo che l’apice della sua maturazione sia stato nel momento in cui ho preso per la prima volta una macchina fotografica in mano. Ho sentito quella voglia incontenibile di afferrare i momenti, renderli qualcos’altro, riportarli alla sua forma originale e poi di nuovo sconvolgerli. Quello che poi ho iniziato ad aver bisogno di sperimentare anche con le parole. 
Da dove nasce l'idea di raccogliere i tuoi racconti in un libro?
Per diversi anni ho vissuto all’estero, in quel periodo scrivevo molto ma senza l’intento di voler pubblicare. Quasi per gioco partecipai ad un concorso internazionale fiorentino e vinsi due premi che mi riportarono in Italia. Quel traguardo inaspettato mi diede la spinta di chiedermi: “Perché no?”. Avevo alcuni racconti nel cassetto che avevano tra loro una sola cosa in comune: erano in assoluto i primi! Così decisi che avrei potuto farne una raccolta.
C’è qualcosa di autobiografico nel libro?
Ogni racconto prende ispirazione da un momento della mia vita. Il racconto de Gli Intessitori di sogni nacque dal domandarmi cosa fossero gli incubi, poiché i miei sonni ne son sempre stati costellati. O Un giorno su Plutone che racconta di come sia facile lasciarsi imbrigliare dal mondo virtuale e perdere il senso della realtà.
Per scrivere i tuoi racconti, ti sei ispirata a qualcosa o qualcuno?
Uno dei racconti che ho adorato scrivere, Camera numero 7, è stato ispirato da un reale caso clinico riportato da Sigmund Freud. Lo trovai estremamente affascinante nella sua particolarità. Altre volte mi è capitato di sentirmi completamente trasportata dalle scene di qualche quadro; tuttavia non prendo mai ispirazione da persone che conosco. Piuttosto mi piace cogliere qualche piccola nota nei passanti, gesti casuali, talmente spontanei che mi si imprimono in maniera naturale nella mente. 
L’insieme dei racconti presenti nel libro sono stati pubblicati precedentemente sul tuo sito personale e poi raccolti in un libro? (oppure sono un’esclusiva per chi acquista il libro).
No, questi sono del tutto esclusivi e inediti!
Quando hai scritto “Gli intessitori di sogni & altri racconti” pensavi di rivolgerti ad una determinata categoria di lettori? 
Principalmente avevo voglia di rivolgermi a coloro che sentivano di aver perso qualcosa per strada, che in un modo o nell’altro si erano posti le mie stesse domande. Sono stata molto contenta nel ricevere alcune risposte dai miei lettori cui hanno sentito di aver vagliato argomenti che l’interessavano particolarmente.
Marco: Nel tuo libro mi ha sorpreso, il modo di esprimere le sensazioni dei personaggi, personalmente sono entrato in sintonia con Osidio, i tuoi racconti possono essere il frutto della tua sensibilità e percezione del mondo?
Mi fa molto piacere sentirlo! Sì, è ciò che spero sempre che i lettori possano scorgere.

Riguardo i racconti presenti attualmente sul tuo sito elisafengari.com, ovvero: “nuda”, “somnus”, “notte”, “la ladra di libri”, “il volto”, “il patto” sono un’esclusiva per i tuoi lettori online oppure in futuro saranno raccolti in un libro?
Sono certa che in futuro diverranno parte integrante di una seconda raccolta!
I tuoi racconti sono del tipo distopico e onirico, per quale motivi hai preferito questo genere?
Sai, ho sempre adorato il modo in cui, padroneggiando un poco questi generi, si possa arrivare ad avere la percezione che l’irreale sia reale. Sono platonicamente figlia di autori come George Orwell, Ray Bradbury e Haruki Murakami, artisti che quel tocco folle riescono a plasmarlo affinché diventi assolutamente possibile e palpabile. 
In base i commenti ed i tuoi followers, tuoi lettori sono soprattutto uomini o donne?
Ho un rapporto del 40% di donne e 60% di uomini, un equilibrio che via via sta tendendo a pareggiarsi e ne sono molto felice!
Questa tua passione per la scrittura c'è sempre stata?
Alle medie la mia maestra di lettere aveva un simpatico terrore nell’affidarmi temi, li chiamava i “polpettoni” per via della loro lunghezza! Effettivamente posso dire che sì, fin da piccola amavo tanto scrivere e raccontare! 
Hai mai fatto un corso di scrittura creativa oppure è un'opera da autodidatta?
No, nasco completamente come autodidatta.
Avevi da sempre in mente questo titolo “Gli intessitori di sogni & altri racconti”?
Inizialmente avrebbe dovuto chiamarsi “Evocs”, omonimo di uno dei racconti inseriti, ma poi optai per "Gli Intessitori di Sogni" poiché lo avevo scelto come racconto di apertura in quanto trattava dell’argomento di cui desideravo il lettore s’imbattesse fin da subito.
Con questo libro c'è un messaggio che avresti voluto comunicare?
Non riesco mai a definire un solo messaggio, ve ne sono diversi e sono sempre incuriosita nel sapere quale tipo di visione ogni singolo lettore ne ha tratto. Però sì, uno ve ne è con certezza: ognuno di noi ha le capacità per rispondere a qualunque domanda. Sono insite in noi fin dall’inizio. A volte ci facciamo distrarre dalle migliaia di cose che ci circondando, ma se scorgiamo dentro di noi in profondità son tutte lì quelle risposte, che non aspettano altro che venir scoperte.  
C'è in programma un altro libro?
Sì, attualmente sto scrivendo il mio primo romanzo “Oscura”, che tratterà della vita degli Eterni tra cui l’Oscurità: eterna dea che sentirà affezione per il primo uomo nato sulla Terra, Adamo.  Ed in preparazione un secondo libro, “Iride 2084”, un romanzo distopico che racconterà la vita nel 2084, cento anni dopo il Grande fratello di George Orwell.  
In futuro pensi di proporre un tuo manoscritto ad un editor?
Sì, mi piacerebbe molto ottenere una collaborazione editoriale!
Ti è mai venuto il blocco dello scrittore?
Purtroppo sì, tutte le volte che mi ci scontro penso che non ne uscirò mai più e alla fine, incredibilmente, diventano sempre nuovi inizi da cui ripartire
Un libro o un autore da leggere assolutamente?
Ce ne sarebbero molti, ma mi sento di consigliare Ray Bradbury, qualunque suo libro è dotato di una delicatezza e allo stesso tempo di una forza incredibili, soprattutto Fahrenheit 451

Ultime domande più personali:

Nella vita privata sei fidanzata o ti frequenti con qualcuno?
Mi frequento con una persona e se son fiori…
Il tuo sogno nel cassetto?
Una casetta nel bosco, due gatti ed un cane davanti al camino

Ringrazio Elisa Fengari per la sua intervista.

martedì 12 maggio 2020

Recensione di: La Sposa giovane di Alessandro Baricco

Uno dei grandi pregi di Alessandro Baricco è di creare personaggi ambigui, curiosi e fuori dall’ordinario, già ciò appariva nella figura di Elisewin, il pittore Plasson e lo studioso dei tramonti Bartleboom, ricordate Oceano mare, ebbene la Sposa giovane narra la storia di una giovane ragazza promessa in sposa al Figlio da tre lunghi anni, tale debito d'amore risale ad uno dei suoi viaggi d’affari in Sudamerica dove risiedono le umili origini della Sposa Giovane. La protagonista del racconto attraverso un cammino d’iniziazione sarà istruita per diventare una buona moglie, ed ovviamente non solo per quanto riguarda il galateo, lo stare a tavola ma anche sul come dare e procurarsi piace in vista della prima notte di nozze. Nel frattempo la Sposa giovane continua a nascondere il suo libro preferito: Don Chisciotte della Mancia in una casa dove leggere è vietato. La storia si svolge interamente fra le mura domestiche dove la Sposa Giovane attende il ritorno del Figlio, in compagnia del Padre, la Madre, la Figlia, e lo Zio acquisito Modesto nei panni del maggiordomo, tranne qualche uscita in paese per far visita al bordello ma scoprirete voi il motivo leggendo il libro.
Non mancano i colpi di scena relativamente alle origini della Madre, esperta maìtresse con un passato da dama da compagnia, il resto è da scoprire. Ad un certo punto giunge la voce che il Figlio è scomparso dal suo ultimo viaggio d’affari e non potrà più far ritorno, la Sposa giovane presa dal panico ripercorrerà in un certo senso le orme della Madre, per poi dopo una serie di vicissitudini e situazioni erotiche in compagnia di Modesto, ritroverà il suo promesso sposo, ma lui sarà in grado di riconoscerla?

Secondo il mio punto di vista: la Sposa giovane mi ha lasciato veramente sorpreso, sono solito immaginare i personaggi di Baricco per i loro ragionamenti e la loro visione del mondo al limite della logica, ma questo testo è soprattutto erotico, non siamo al livello degli Harmony, però lo scopo d’istruire la Sposa giovane in vista della luna di miele trova una sua risposta in due motivi di fondo: 1) La Sposa giovane proviene da una famiglia molto povera, dove il padre esercitava violenze sulla madre e le sorelle, così la nonna gli ha trasmessa un immagine dell’uomo pari ad un orco, ella stessa per evitare di essere a sua volta vittima delle violenze ha trascurato il suo corpo, per apparire trasandata e più simile ad un maschio, dato ciò ha ricevuto un messaggio distorto della sessualità, pari ad un atto orrendo, quasi peccaminoso, motivo per il quale con le indicazioni della Madre e della Figlia sarà rieducata;
2) In secondo luogo il romanzo descrive la storia d’amore fra il Padre e la Madre, ma su questo non voglio soffermarmi per non rovinarvi il piacere della lettura, però la Madre essendo un abile maìtresse si sente in dovere di trasmettere tutta la sua conoscenza alla Sposa giovane, un chiaro rito d’iniziazione in vista del suo matrimonio con il Figlio.
Nell'insieme la trama è scorrevole, il linguaggio non è particolarmente forbito, anzi appare semplice di facile comprensione, ed i personaggi non sono abbastanza scontati, per la prima volta Baricco mi ha dato l’impressione di non perdersi troppo nella descrizione dei luoghi, anzi sembra dare molto spazio all'emozioni dei personaggi; elementi essenziali incastonati in un quadro ben preciso.
Conclusioni: Quando ho acquisto la Sposa giovane non avevo grandi aspettative, Baricco lo conosco da un pezzo e l’apprezzo per i suoi racconti scorrevoli e particolarmente tecnici in alcuni tratti, oltre che per i personaggi sicuramente unici. Il libro mi è piaciuto, il testo è del 2015 ma credo che l’autore nel suo modo di comporre abbia fatto passi avanti rispetto i testi precedenti, la trama mi ha coinvolto però credo che il testo sia più indicato per un pubblico adulto e femminile, magari da leggere a casa quando si è soli lontano da sguardi indiscreti.
Curiosità: la copertina è dell’artista Contemporaneo Tanino Liberatore. Per chi volesse approfondire vi lascio la sua biografia tratta da Wikipedia e pagina Facebook ai seguenti link:
https://it.wikipedia.org/wiki/Tanino_Liberatore https://www.facebook.com/liberatoretanino/


Una fra le citazioni del testo che hanno attirato la mia attenzione:

  • “Ricordo che per tutto il tempo non smise mai di parlarmi del corpo degli uomini, e del loro modo primitivo di desiderare, perché mi fosse chiaro che per quanto mi risultasse adorabile quel mescolarsi dei nostri corpi simmetrici, quel che voleva regalarmi era solo una finzione che mi aiutasse al momento giusto a non perdere nulla di ciò che il corpo di un uomo poteva offrirmi. Mi insegnò che non bisogna avere paura degli odori e dei gusti – sono il sale della terra, e mi spiegò che i volti cambiano, nel sesso, cambiano i lineamenti, e questo sarebbe un peccato non capirlo, perché con un uomo dentro, muovendosi su di lui, tu puoi leggergli in faccia tutta la vita, dal bambino al vecchio morente, ed è un libro che lui in quel momento non può chiudere. Da lei ho imparato ad iniziare leccando, contro ogni galateo amoroso, perché è un gesto servile e regale, di asservimento e di possesso, vergognoso e coraggioso – E non intendo dire che tu debba leccargli subito il sesso, si raccomandava, è la pelle che devi leccare, le mani, le palpebre, la gola – non pensare che sia un’umiliazione, lo devi fare come una regina, un animale regina. Mi spiegò che non si doveva avere paura di parlare, facendo l’amore, perché la voce che abbiamo quando facciamo l’amore è ciò che di più segreto abbiamo in noi, e le parole di cui siamo capaci l’unica nudità totale, scandalosa, finale, di cui disponiamo.” 


Recensione Vita di Pi di Yann Martel

Non possiamo mettere in dubbio che Vita di Pì è un libro dalla trama semplice e per nulla sofisticato, si tratta di un romanzo dello scrittore canadese Yann Martel, racconta la storia di un ragazzo indiano Piscine Molitor Patel e della sua famiglia in viaggio verso il Canada per sfuggire alla crisi economica in cui si trova l'india nel 1977, portando con se l'intero zoo di Pondicherry, di proprietà della famiglia Patel . Durante la navigazione la nave Giappone la Tsimtsum è travolta da un violento temporale, di conseguenza la nave affonda nella profondità degli abissi lasciando come unico superstite Piscine e pochi membri dell'equipaggio, durante il naufragio lo sventurato ragazzo indiano si ritrova a bordo di una scialuppa di salvataggio insieme ad una iena, un orango, una zebra ferita e una tigre del Bengala chiamata da lui Richard Parker, quest'ultima l'accompagnerà per il resto del suo viaggio, diventando il suo compagno di disavventure attraversando l'oceano pacifico fino in Messico.

Secondo il mio punto di vista: la storia mette in evidenza la conversione e la grande curiosità del protagonista verso la religione cattolica, mussulmana e indù, l'argomento della fede verrà ripreso più volte durante il naufragio di cui è vittima Piscine mettendo alla prova la sua fede e avvicinandolo al creatore, il punto di forza del racconto è dovuto alla curiosità di sapere come termina il viaggio di questo sventurato indiano, se riuscirà a salvarsi oppure meno? Questo tiene incollato il lettore al libro fino all'ultima pagina, un'altro elemento positivo è dato non solo dalla grande capacità di adattamento per la sopravvivenza e l'ingegno per riuscire a cavarsela in ogni situazione.
Il romanzo evidenzia non solo un viaggio per la sopravvivenza ma nello stesso tempo un viaggio interiore e l'importanza di sopravvivere quando non si possiede nulla di valore se non la vita stessa.
Conclusioni: la fine del romanzo non posso raccontarla per rispetto di chi sta leggendo il libro e la curiosità di sapere come finisce, nell'insieme Vita di Pi è un romanzo scorrevole e piacevole da leggere diviso in piccoli paragrafi, tranne qualche eccezione, forse si riduce spesso ad una relazione sul naufragio di Patel e nulla di più, nell'ultimo capitolo sembra quasi un giallo per svelare un lato amaro di questa tragedia, tutto sommato non mi è parso nulla di così innovativo e stupefacente rispetto alla pubblicità mediatica del film al cinema e dai commenti positivi offerti dai quotidiani.

La copertina: rigida
Titolo: Vita di Pi
Autore: Yann Martel
Lingua: Italiano
Traduttore: Clara Nubile
Data di pubbl.: 2013
Casa Editrice: Piemme
Collana: Pickwick
Genere: Narrativa
Pagine: 336

Recensione Tre volte all'alba di Alessandro Baricco

Scrivere una recensione su Alessandro Baricco è un compito davvero arduo, non solo per i dettagli dei suoi libri, per la complessità delle vicende, e la personalità sofisticata dei personaggi, uno scrittore completo sia dal punto di vista espressivo che narrativo. "Tre volte all'alba narra" sono tre storie vissute alla luce fioca dell’alba, ogni racconto vede protagonisti due sconosciuti, che si incontrano per caso e si aprono all'altro mostrandosi, parlando di se stessi, delle loro fragilità, trovando conforto presso l'anima altrui. Tutti i personaggi del romanzo sono persone che hanno un passato importante alle spalle e che hanno dovuto ricominciare.

Secondo il mio punto di vista: tutte le storie non solo hanno in comune l’alba, ma iniziano sempre nella hall di un albergo, questo è un chiaro collegamento con un altro testo di Baricco: “Mr Gwyn”. Inoltre, nonostante, siano tutte vicende temporali separate le une dalle altre, in alcuni punti si sfiorano leggermente dando vita a un filo invisibile che le lega. Leggendo tre volte all'alba, il lettore è trasportato piacevolmente nella trama, senza rendersi conto la narrazione scorre celere e incalza veloce la storia, alla pari di un giallo chi legge ,più scava a fondo e più desidera conoscere i fatti nella loro realtà, la noia e la monotonia sono un particolare inesistente, i dialoghi scorrono con fluidità senza nemmeno dover nominare gli interlocutori, si viene a creare come per “trasporto” nella mente del lettore la scena descritta e senza dover aggiungere dettagli e indicazioni necessarie per capire come, dove e chi parla ti ritrovi alla fine del libro.
Un espressione che mi ha colpito molto è stata la descrizione degli asciugamani bianchi, abbandonati e sporchi alla fermata dell’autobus, alla fine del secondo racconto, infatti l'autore usa gli asciugamani per descrivere metaforicamente l’animo puro della ragazza in fuga, e il candore venuto meno per le scelte prese nella sua vita: “Gli vennero in mente gli asciugamani. Se li immaginò là per terra, alla fermata dell’autobus. Li vide bianchi e stirati, là per terra, e per un attimo pensò che era un bene che il ragazzo l’avesse picchiato senza farlo sanguinare. Non gli sarebbero piaciuti gli asciugamani sporchi di sangue. E adesso se li poteva immaginare puliti, e immotivati, nello sguardo curioso della gente.”
Conclusioni: per un viaggiatore in treno tre volte all'alba è il libro ideale, perché cancella lo scorrere del tempo e inganna l'attesa e non si tratta di una lettura impegnativa, personalmente ho immaginato ciascuno di questi tre racconti in un corto della Pixar Animation Studio, mi chiedo se un giorno quest'idea verrà presa in considerazione, oppure in un thriller grottesco di Quentin Tarantino in stile Sin City, tra i vari racconti mi è piaciuto in particolare il secondo quando l'uomo della Reception corre in fuga con la ragazza accanto alla fabbrica di birra chiusa, sono rimasto meravigliato perché all'improvviso Baricco sembra uscire dalla trama ma non è così ed immagina la storia di quella fabbrica di birra rimanendo legato ai due personaggi in fuga. Un libro che consiglio vivamente, non mancherà di stupirvi.

La copertina: flessibile
Titolo: Tre volte all'alba
Autore: Alessandro Baricco
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2012
Casa Editrice: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 96

Recensione di Seta di Alessandro Baricco

La fama di cui è noto Alessandro Baricco è nota al suo pubblico, "Seta" narra la storia di un Mercante Hervé Joncour che per produrre la seta più pregiata d'Europa, decide di aprile delle filande a beneficio dell'economia locale, soprattutto del piccolo paese di Lavilledieu dove abita con la moglie Hèléne, durante il suo primo viaggio in Giappone rimane incantato e rapito da una giovane donna al servizio di Hara Kei, un nobile nipponico con cui commercia bachi da seta in cambio di pietre d'oro, in uno di questi suoi viaggi commerciali si lascerà andare alla passione di questa giovane donna di cui Baricco non indica mai il nome. Ma in realtà le donne sono dotate di un sesto senso, l'ombra nascosta della bella Hèléne avrà intuito qualcosa? Tuttavia, una donna anche dietro un tradimento ne percepisce i segnali, come se non le si potesse nascondere nulla e non le sfugge niente.

Secondo il mio punto di vista: "Seta" è indubbiamente un romanzo senza precedenti, può sembrare una piccola storia ma durante la lettura non annoia e la curiosità dei viaggi di Hervé Joncour sono rafforzati dalle situazioni legate alla sua vita sentimentale, vi è la curiosità di sapere se lui incontrerà ancora la donna misteriosa nel paese del sol levante, descritta spesso nel seguente modo: “I suoi occhi non avevano un taglio orientale, e il suo volto era il volto di una ragazzina”. Lo scrittore procede alla descrizione e l'introduzione di personaggi fantastici ma legati ad un passato turbato, arricchisce il clima di Lavilledieu, come una cittadina francese la cui descrizione dei luoghi e dei personaggi dal tratto malinconico ricorda molto "Oceano mare" altro romanzo di Alessandro Baricco. In alcuni momenti mi è parso di avere ben chiara nella mente alcuni episodi le cui frasi ad effetto permettono di carpire l'essenza descritta in quel momento, e quindi la rarità dell'attimo, si pensi quando Baldabiou confida a Hervè che andrà via dal paese usando delle metafore: “il monco vincerà a biliardo con un quattro di sponde, irragionevole ad effetto a rientrare” quando ciò si verifica il lettore intuisce che dopo lungo tempo Baldabiou sta per uscire di scena, non perché non ne era capace prima ma solo perché aspettava il momento giusto per farlo.
Infine gli eventi descritti da Baricco sono concatenati con una certa logica e rispetto al racconto principale si adattano abbastanza bene.
Conclusioni: sicuramente Seta è un romanzo da non perdere, una lettura piacevole e senza impegno, infatti il racconto è scorrevole, il linguaggio molto semplice, fluido e formale lasciando ampio spazio all'immaginazione.
Per chi fosse interessato oltre alla copertina del libro vi lascio il trailer del film "Seta" uscito al cinema nel 2007 con la meravigliosa interpretazione dell'attrice inglese Keira Knightley, nei panni di Hèléne. Ovviamente la trasposizione cinematografica non è in grado di cogliere la stessa essenza del romanzo, ma invito comunque a vederla.

La copertina: flessibile
Titolo: Seta
Autore: Alessandro Baricco
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2012
Casa Editrice: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 112

Recensione di: Fattore 1% piccole abitudini per grandi risultati di Luca Mazzucchelli

Quando sentite il bisogno di cambiare vita, sicuramente cambiare abitudine è il primo passo, ovviamente per vendere più di 10.000 copie il libro in oggetto si mostra come uno dei libri più gettonati dell'anno, perché? Infatti "Fattore 1%" di Luca Mazzucchelli è scritto con un linguaggio, scorrevole, semplice, intuitivo, anche i vari esempi sono di semplice comprensione, si presta ad essere uno strumento utile per acquisire nel tempo delle sane abitudini con le giuste strategie, tipo: lavarsi i denti dopo i pasti, cercare di essere costante con un alimentazione equilibrata, rimanere in forma senza trascurare lo sport, tutto questo un passo per volta, fattore 1%, appunto.

Secondo il mio punto di vista: in prima lettura il libro è strutturato con una sorta di step by step, il lettore prima di cambiare le sue abitudini si rende conto di cosa tratta l'argomento, il qui ed ora è fondamentale, questo, insieme ad una serie di esercizi molto semplici permettono di poter instaurare delle sane e corrette abitudini al fine di perseguire un risultato nel lungo periodo, vengono anche considerati i vari indicatori che ci permettono di esercitarci senza dimenticare il fine da perseguire, se ad esempio vogliamo leggere 5 libri all'anno, ci basta lasciare un libro sul comodino, in modo tale che prima di andare a letto ci ricordiamo di leggere almeno mezzora al giorno, così un passo per volta avremmo letto una serie di libri durante l'arco dell'interno anno.
Tutto ciò, personalmente mi ha permesso di raggiungere dei risultati, per questo credo che fattore 1% sia non un semplice libro di psicologia, ma una vera guida per chi vuole cambiare le abitudini per raggiungere un risultato.
Particolarmente apprezzata è stata la Mindfulness di pag.73 con le dieci cose che le persone consapevoli fanno in modo diverso ogni giorno, ricordandosi come per cambiare abitudine bisogna in primis cambiare prospettiva del mondo ed anche dentro di noi stessi.
Conclusioni: "Fattore 1%" è un libro di crescita personale, di miglioramento e di cambiamento, se il nostro obiettivo è di forgiare la nostra forma mentis per ottenere dei risultati in vari settori (dal praticare sport, smettere di fumare, incrementare la lettura etc…etc…) questo è libro giusto per voi.
Per chi fosse piaciuto ed abbia acquisito familiarità con lo stile letterario di questo testo, oppure vuole approfondire altri argomenti, invito tutti a leggere e seguire tramite i social a Luca Mazzuchelli al seguente indirizzo: https://www.lucamazzucchelli.com/

“Per fare fiorire splendidamente un giardino, dobbiamo anche avere il coraggio di credere in quello che oggi non vediamo” - Luca Mazzuchelli

La copertina: flessibile
Titolo: Fattore 1% piccole abitudini per grandi risultati
Autore: Luca Mazzuchelli
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice:Saggi Giunti
Genere: Psicologia
Pagine: 176

Recensione di: le armi della persuasione di Robert B. Cialdini

L’autore del libro “le armi della persuasione" di Robert B. Cialdini." è uno psicologo americano, che ha il pregio d’illustrare gli abissi dell’umana persuadibilità, ma lo fa in modo che l’umanità stessa non mi mostri priva di dignità, il suo libro al contrario dei mattoni di psicologia è scritto in modo scorrevole, nonostante affronti l’argomento in maniera tecnica e con una serie di esempi incalzanti, con cui anche i non addetti ai lavori comprendono in modo semplice le tecniche della persuasione più comunemente usate.
Cialdini espone le strategie del Marketing atte a persuadere e convincere i potenziali clienti, con l’aiuto dei professionisti del settore, quali: i venditori porta a porta, di automobili, di prodotti per la casa, i call center, esaminando la condotta tenuta da questi, fra gli stratagemmi più comuni possiamo trovare:
1) Il processi meccanico con cui si possono attivare le armi della persuasione;
2) Lo sfruttamento di tale potenza;
3) Il principio del c.d. contrasto;
4) La regola della reciprocità;
5) La coerenza e l’impegno assunto;
6) Il principio della riprova sociale;
7) La tecnica del ripiegamento-rifiuto;
8) Il c.d. Tupperware Party;
9) Il principio dell’autorità e l’analisi del contrasto morale ineriore;
10) Il principio di scarsità;

Secondo il mio punto di vista: i principi sopra indicati sono esaminati ed argomentati con degli esempi pratici, con un analisi anche della psiche, fra le tante curiosità mi ha colpito l’esame della Tribù Tonga, ed il suo paragone con i riti d’iniziazione nei confronti dei novelli venditori porta a porta, oppure il programma d’inserimento dei cinesi nei confronti dei soldati americani nella guerra di Corea.
Infine, Cialdini ha descritto, l’astuzia e la cortesia di alcuni camerieri che cercando di ruffianarsi i clienti, cercano di proporre il piatto del giorno, solitamente facendo leva sul pesce fresco, anche se nel menù ha un prezzo più basso, per poi proporre un vino più caro, a parte questa sorta di compensazione, i camerieri guadagnano un sacco di mance per farsi ringraziare dalla clientela. In realtà Cialdini mi ha stupito non solo perché descrive in maniera chiara, semplice ed intuitiva le tecniche di persuasione ma altresì perché tende ad argomentare in modo abbastanza esplicito, in modo tale che con l’associazione dell’esempio, i suoi principi vengano recepiti in maniera più diretta da lettore.
Unico punto dolente sono i pochi esempi che reputo fuori tema, salvo qualche rigo particolarmente tecnico e di non facile comprensione, infatti per queste pagine ho dovuti rileggerle più volte per comprendere il pensiero del suo autore. Sono descritti anche altri elementi della persuasione che inconsciamente spingono un cliente ad acquistare “il prodotto” offerto dal venditore di turno, quali ad esempio: la bellezza, la somiglianza, i complimenti, le collaborazioni, Cialdini in tutto questo non lascia nulla al caso, creando una guida completa per ogni aspirante venditore.
Conclusioni: inizialmente pensavo di avere fra le mani l’ennesimo mattone di psicologia, ma poi una pagina dopo l’altra mi sono ricreduto, ovviamente l’argomento non è per tutti, salvo non sia d’interesse personale oppure venga scelto per motivi formativi e di lavoro. Robert B. Cialdini con le Armi della persuasione ha il pregio di affrontare l’argomento della persuadibilità, in modo scorrevole anche per i meno esperti, ed offre un piccolo manuale per chi desidera crescere sia a livello personale che a livello formativo e culturale nel mondo del marketing.

La copertina: flessibile
Titolo: Le armi della persuasione
Autore: Robert B. Cialdini
Lingua: Italiano
Traduttore: Gabriele Noferi
Data di pubbl.: 2019 (terza ristampa)
Casa Editrice: Giunti Editore - Giunti Psychometrics
Collana: Orizzonti Tascabili
Genere: Psicologia e benessere
Pagine: 272

Recensione di Anna Karenina di Lev Tolstoj

Una volta una persona mi disse che nulla nella vita accade per caso, ci sono quei classici che immancabilmente non possono mancare nella libreria di ciascuno di noi, uno di questi è Anna Karenina di Lev Nicolaevic Tolstoj, sebbene il testo è all’apparenza un mattone di circa 1000 pagine, dopo aver letto numerose recensioni posso affermare che si tratta di un opera unica e coinvolgente. Composto da pochi capitoli, scorrevoli, dal linguaggio non particolarmente forbito, in grado di coinvolgere anche il lettore meno esperto, il romanzo è ambientato alla fine del XIX secolo, fra gli allori, la spavalderia, il lusso della Russa Imperiale, ovvero l'’alta aristocrazia dell’epoca, ma non immune al gossip senza tempo; si perché questo testo narra di amore e tradimento.
Senza scendere troppo nel dettaglio, l’opera di Tolstoj, racconta di una donna;
Anna Karenina, sposata con Aleksèj Aleksàndrovič Karènin, un ufficiale governativo, con cui ha avuto un figlio Serëža, la quale si reca a Mosca, su richiesta del fratello Stepàn Arkad'ič Oblonskij (c.d. Stiva), per salvare il suo matrimonio con Dar'ja Aleksàndrovna (c.d. Dolly), ovvero convincere quest'ultima a non lasciarlo.
In quest'occasione Anna conosce un alto ufficiale, il Conte Aleksèj Kirìllovič Vrònskij, quest'ultimo rifiuta la proposta di matrimonio di Ekaterina Aleksàndrovna Ščerbàckaja (c.d. Kitty), la sorella minore di Dar'ja Aleksàndrovna (c.d. Dolly), perché non è sua intenzione sposarsi.
Tuttavia il Conte Aleksèj Kirìllovič Vrònskij, prova una profonda attrazione per Anna, la quale dopo una serie di attenzioni e di vicende varie, cede all'amore proibito per Anna ed alle sue avance, da questo momento i due amanti, iniziano a vivere momenti di profonda passione, Anna mostra tutta la sua femminilità e voglia di trasgredire le regole per lasciarsi andare, senza sensi di colpa verso il marito, esprimendo un totale rifiuto delle regole sociali dell'epoca dell'alta aristocrazia e vivendo libera da ogni pregiudizio culturale.
Da quest'amore proibito o dannato come la definisce Anna, nasce Annie, nel momento in cui la neonata viene alla luce, Anna chiede al marito Aleksèj Aleksàndrovič Karènin, di accogliere nel letto di morte insieme a lei anche il Conte Aleksèj Kirìllovič Vrònskij, così il marito accoglie le ultime volontà della moglie. Tuttavia, Anna si riprende fisicamente, continua a rifiutare le richieste di divorzio del marito, poiché ciò la condannerebbero ad un isolamento sociale e ad una forma di stigmatizzazione delle donne adultere.

Secondo il mio punto di vista: il romanzo è diviso in otto parti, la trama principale riguarda l'amore fra Anna ed il Conte Vrònskij, in modo parallelo vi è un filo narrativo secondario, dedicato a Kònstantin Dmitrič Levin, amico d'infazia del c.d. Stiva, ovvero il fratello di Anna, Levi dopo un primo rifiuto riuscirà a conquistare e sposare Ekaterina Aleksàndrovna Ščerbàckaja (c.d. Kitty) sorella di “Dolly”. Una pagina dopo l’altra sorge spontaneo chiedersi, se Anna riuscirà ad ottenere il divorzio oppure è condannata all’infelicità per via dei suoi presentimenti di gelosia nei confronti del Conte Aleksèj Kirìllovič Vrònskij?
Da mia consuetudine non racconto mai il finale, ma potendo esprimere un mio parere strettamente personale, credo che Anna Karenina rappresenta l’antenata di ciò che sarà poi l'emancipazione femminile, che per mezzo della sua condotta si pone in conflitto con i costumi sociali dell'alta aristocrazia russa dell'ottocento e pone le basi per l'indipendenza di quelle donne che nei secoli avvenire, avrebbero conquistato il diritto di voto e la parità di trattamento uomo e donna, tanto che oggi divorziare è diventata una prassi abbastanza comune, anzi, per usare una metafora “oggi le corna non fanno più notizia”.
Conclusioni: il grande Merito di Tolstoj è quello di creare dei personaggi dalla psicologia complessa, provati nell'animo dalle pressioni dei costumi sociali dell'epoca e dall'originalità di sapersi destreggiare senza troppi vincoli, perché i sentimenti determinano le scelte di questi personaggi. Nonostante il romanzo di Tolstoj è un pezzo da collezione che tutti, almeno tutti dovrebbero leggere almeno una volta nella vita.

Piccole curiosità: non mancano le trasposizioni cinematografiche, fra tutte merita “Anna Karenina di Joe Wright, del 2012”,infatti, questa pellicola è stata premiata con un Oscar per i miglior costumi e cinque nomination. Il film per chi lo ha visto coglie il particolare fra palco e ambientazione all'aperto ed in spazi interni, tutto ruota in modo del tutto surreale, ed è quello il quid pluris, che rende unico questo film , oltre la grande bravura di riassumere in pochi attimi salienti il libro di Tolstoj, però, il libro lascia ampio spazio all'immaginazione rispetto al film, quindi mio consiglio è quello di leggerlo prima e guardarlo poi.

La copertina: flessibile
Titolo: Anna Karenina
Autore: Lev Tolstoj
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2013
Casa Editrice: Feltrinelli
Collana: Universale Economica Classicai
Genere: Narrativa Classica
Pagine: 1120

lunedì 11 maggio 2020

Recensione di: Tienimi con te di Vittoria Cammalleri

In passato qualcuno, mi regalo un romanzo scritto da Claudio Baglioni, “questo piccolo grande amore”, sulla base di tale testo, qualche anno dopo usci il lungometraggio al cinema. Il libro in summenzionato, racconta del primo amore come una sorta di stupefacente, ricco d’emozioni e carico di sentimento, però ignorando l’effetto indesiderato per il lettore, causato dalla dose di zucchero e l’aumento delle glicemia, se non addirittura “c.d. il diabete letterario”, per l’eccessiva dolcezza e tenerezza tipica del romanzo.
Oggi leggendo “Tienimi con te” i subbugli del cuore, di quel tempo passato da ventenne sono affiorati alla mia memoria, forse la scrittrice si è fatta affascinare da film come “notte prima degli esami”, “scusami se ti chiamo amore” e “tre metri sopra il cielo”, sicuramente senza ombra di dubbio questo romanzo parla del grande amore e dell’anima gemella. Tutto inizia con Lisa e le sue uscite da scuola in compagnia di Daniele, amico del cuore, che presto gli presenterà l’amico Michele per poi fidanzarsi con la sorella Giulia. Daniele e Lisa condividono un amicizia, molto particolare, un sentimento profondo ed un legame autentico, che a tratti sembra più di un amicizia, due pezzi dello stesso puzzle inseparabili ed incompleti senza l’altro.
Durante il racconto saranno l’uno la spalla dell’altro nei loro affari di cuore.
Lisa e Daniele si sosteranno a vicenda, nella quotidianità, nei rapporti con i genitori ai provini per fare l’attore di Daniele, in tutto ciò si evince chiaramente la grande complicità e l’affetto che lega i due protagonisti.

Secondo il mio punto di vista: il romanzo è ricco di citazioni d’autori, di riferimenti ai testi di canzoni, il cui tema principale è l’amore, l’amore per eccellenza, un amore talmente grande che traspare nella complicità e nei dialoghi fra Lisa e Daniele, ma che all'improvviso si scontra con il più grande dei distacchi che la vita possa provocare: la morte. Ovviamente non mi soffermo più di tanto sulla trama, altrimenti non avrebbe senso acquistare il testo, motivo per cui mi limito ad esprimere un mio semplice parere e sulla base dell’emozioni suscitate in me durante la lettura.
Nell'insieme il romanzo funziona, fino all'ultima pagina il lettore ha la curiosità di sapere come finirà, quel velo di nostalgico e malinconico traspare dallo stile letterario, semplice e scorrevole, senza alcun bisogno di avere un vocabolario particolarmente forbito, sicuramente è un testo adatto per tutti. Gli stessi adolescenti rivedono in Lisa e Daniele, un amore fugace, un amore stagionale, ma con l’intensità di portarti al settimo cielo ed a all'ultimo girone dell’inferno, oserei dire un amore altalenante per gli adolescenti con gli ormoni in subbuglio.
Sinceramente non ho gradito l’eccessiva dolcezza e l’ampio romanticismo propri del romanzo, sarà che per mia natura sono per un amore passionale ma razionale allo stesso tempo, sarà perché sono cresciuto con Baricco, Yoshimoto e Gramellini, ma “Tienimi con te” mi è sembrato eccessivamente romantico, tanto da farmi salire la glicemia, ma considerato i riferimenti alle canzoni di Baglioni, Venditti e altri film di Federico Moccia, il testo si adatta per i più romantici e per un pubblico giovanile. Il pregio dell’autrice è di descrivere le vicende senza perdersi nei dettagli e con dialoghi incalzanti, questo pone dei punti a suo favore, perché non mi ha annoiato e non è stata scontata.
Conclusioni: Tienimi con te è un romanzo che si legge in pochi giorni, non è noioso, ma soprattutto per i romantici e gli amanti delle storie d’amore è un testo più che indicato, con un finale a sorpresa. Il mio più grande auspicio è di continuare a leggere e scoprire ancora ed ancora molto della stessa scrittrice, possibilmente qualcosa di meno zuccherato e con temi più d’attualità.

Alcune citazioni del testo che hanno attirato la mia attenzione:

  • “Alcune persone ci cambiano la vita! Sbagliato. Ogni persona che incontriamo nel nostro percorso ci cambia la vita e stravolge il nostro modo di essere. Non ho mai rimpianto di aver avuto a che fare con certe persone. Credo che ognuno di loro mi abbia cambiata, abbia trasformato il modo di essere, abbia contribuito a forgiare il mio carattere, a rendermi una persona migliore, a forgiare il mio carattere, a rendermi una persona migliore, a volte più forte, altre più debole, ma comunque cresciuta.”;
  • “Mi sta tornando in mente quando insieme abbiamo visto “Ovunque sei” e quella frase di Accorsi: ≤ Io ti amo…tre parole… io ti amo. Fa un percorso reale, dal mio cervello al tuo, io la dico e tu l’ascolti. E come questo avviene io lo posso spiegare, ma il significato di queste parole… io ti amo… nessuno può spiegarlo con la scienza! ≥

La copertina: flessibile
Titolo: Tieni con te
Autore: Vittoria Cammalleri
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2010
Casa Editrice: Kimerik Edizioni
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine:94

Recensione di: Le 5 regole dell'autostima di Fabrizio Gaoni

Scorrendo Instagram, la mia attenzione fu rapita da un video dello Psicologo Fabrizio Gaoni, il quale sponsorizzava il suo libro “le cinque regole dell'autostima”, poiché avevo già letto “i Sei Pilastri dell'Autostima di Nathaniel Branden”, pensai immediatamente di poter cogliere nel testo di Gaoni, spunti e sfaccettature non considerate fin adesso, per l'autostima e la crescita personale. Per dirla tutta con Gaoni ebbi anche uno scambio d'opinioni, dove lui mi diceva di aver letto il testo di Branden ma al suo posto era più sintetico e diretto, gli dissi anche se avrebbe organizzato la presentazione del suo libro in Sicilia, soprattutto a Messina e/o Catania potevo essergli d'aiuto con alcune idee, poi tutto resto nell'aria, per il resto acquistai il suo libro.
Solitamente quando si scrive una recensione una scrittrice famosa di cui non svelo il nome e mia grande amica, mi ha insegnato la c.d. “tecnica del Sandwich”, il quale consiste nell'esprimere due opinioni negative ed una positiva. Con il libro di Gaoni non sarò da meno, non perché il libro nell'insieme non sia piacevole e scorrevole alla lettura, ma semplicemente perché desidero esprimermi liberamente come ho sempre fatto.
Il libro, si compone di 154 pagine, un capitolo dopo l'altro l'autore affrontano una serie di temi, ben collegati fra di loro per accrescere l'autostima, tutto ciò con le seguenti regole:

1) Sii amico del tempo;
2) Abbi una filosofia positiva;
3) Vivi relazioni emotivamente nutrienti;
4) sii gentile con te stesso;
5) diventa chi sei;

Secondo il mio punto di vista: il linguaggio è abbastanza semplice, scorrevole, sobrio e divertente, non mi sono per nulla annoiato, l'impaginazione per certi versi mi ha ricordato lo stile della mia tesi di laurea, molti i riferimenti agli amici di Gaoni, ad alcune sue vicende personali e ricco di piccole perle di saggezza. Sicuramente il testo è abbastanza indicato per un pubblico giovane ed anche per chi desidera crescere a livello personale.
Il lettore è invitato alla stesura di un “quaderno dell'autostima”, quaderno che si compone di vari esercizi pratici, posti alla fine di ogni capitolo del libro, tuttavia se avete poco tempo e vivete una vita frenetica come la mia, tali esercizi saranno abbastanza impegnativi, forse per me sembrano tanti, ma non escludo la loro utilità per rafforzare il proprio carattere. Una pagina dopo l'altra, ho trovato il testo ricco di punti di riflessione e introspezione della persona, soprattutto alle tantissime domande realizzate da Gaoni, sfaccettature che permettono di scoprire il lato migliore di ciascuno di noi.
Tuttavia, ho trovato il libro pieno di ovvietà, il più delle volte l'autore si richiama ad altri argomenti, la violenza sulle donne, i problemi di coppia, la mancanza di fiducia in se stessi, tutte motivazioni sicuramente importanti ma che non sempre si collegano al tema del libro l'autostima.
Conclusioni: posso dire che il libro è piacevole, di compagnia, con tanti quesiti importanti e pieni di spunti di riflessione, ma distante ed avvolte fuorviante rispetto al tema dell'autostima. L'autore ha promesso che per la primavera del 2020 dovrebbe pubblicare un altro libro su “Vasco Rossi e su come usare le sue canzoni per la crescita personale e il benessere emotivo”, beh…speriamo che nel prossimo testo Gaoni mi stupisca in positivo.

La copertina: flessibile
Titolo: Le 5 regole dell'autostima
Autore: Fabrizio Gaoni
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: Independently published
Genere: Formazione e crescita personale
Pagine: 159

Recensione di: I sei pilastri dell’autostima di Nathaniel Branden

Quando mi fu consigliato questo testo, non credevo alle parole del mio amico, il quale mi disse: leggi i sei pilastri dell'autostima di Nathaniel Branden poi ti cambierà la vita!!! La vita non mi è cambiata ma sicuramente ho maturato la mia opinione su tale medico e scrittore.
Il libro è del gruppo editoriale TEA (Tascabili degli Editori Associati), si tratta di circa 370 pagine.
Fin dalle prime pagine ho iniziato a comprendere il testo con molta fatica, la prima parte è del tutto introduttiva, infatti l'autore si dilunga sul concetto dell'autostima con le varie osservazioni generali; si pensi alla forma mentis, al modus operandi, alle varie sfaccettature quali, il rapporto con noi stessi e con gli altri, senza trascurare l'ambiente lavorativo e circostante. Molto spesso mi sono annoiato, trovo Nathaniel Branden ripetitivo, logorroico e superficiale, solo nella seconda parte dedicata interamente all'autostima come stile di vita, ha suscitato in me un pizzico d’interesse e di attenzione, dove vengono esaminati singolarmente in sei pilastri, pilastri fondamentali come elementi dell'autostima in un quadro più ampio.

I Famosi sei pilastri sono:
1) La pratica di vivere consapevolmente;
2) La pratica dell'accettazione di sé;
3) La pratica del senso di responsabilità;
4) La pratica dell'affermazione del sé;
5) La pratica di darsi un obiettivo;
6) La pratica dell'integrità personale;

Nella terza ed ultima parte l'autore introduce un applicazione pratica di questi sei pilastri, ciò avviene in ambito, lavorativo, familiare e scolastico.
Secondo il mio punto di vista: per chi studia psicologia, per chi è curioso di conoscere le dinamiche sociali di persone sicure di sé, ed anche per chi desidera farsi una cultura personale, “I sei pilastri dell'autostima” è il libro adatto, perché affronta il problema della sicurezza personale e del confronto con gli altri, con una chiave di lettura scientifica e riflessiva, l'unica pecca il linguaggio, spesso confuso, poco chiaro, arricchito di molti esempi e di storie personali.
In certi passaggi l'autore crea confusione, si perde il filo logico del discorso, si tende a divagare, anche la struttura dei capitoli lascia a desiderare perché troppo corposi e con lo schema poco fluido, secondo me il testo in generale reca noia al lettore.
Nathaniel vorrebbe fornire uno strumento utile per consolidare e rafforzare l'autostima dell'individuo, ciò dovrebbe avvenire per mezzo dei vari esercizi alla fine di ogni capitolo nella seconda parte, in questa sede lo scrittore desidera far leva sulla parte inconscia del lettore, attraverso la lettura e la ripetizione di una serie di frasi, quasi fosse un lavaggio del cervello atto all'auto-convinzione personale, esempio: ripeti a te stesso “Se avessi il coraggio di…, se quando quando non fossi così duro con me stesso…”.
In queste tipo di frasi il lettore deve completare la parte con i puntini ed auto-convincersi di crescere a livello di sicurezza personale e nel confronto a livello sociale e comportamentale.
Conclusioni: attualmente sto leggendo un altro libro sull'autostima consigliato dal Dott.re Francesco Gaoni dal titolo “le cinque regole dell’autostima”, quest'ultimo appare più scorrevole e di facile apprendimento, ciò è dimostrato anche dalla semplicità con cui sono posti gli esercizi alla fine di ogni capitolo. Non posso affermare che un testo è scritto meglio dell'altro, ma entrambi trattano il medesimo argomento “la stima dell’individuo”.
Nathaniel per quanto mi sia stato consigliato, non mi è piaciuto, la sera e nei ritagli di tempo facevo fatica a leggerlo e comprendere i suoi ragionamenti, non vorrei dirlo ma questo libro mi sembrato il classico mattone.
Nella sostanza rimane pur sempre un testo per “gli addetti ai lavori”, quindi chi studia psicologia sarà sicuramente più interessato a leggerlo rispetto al lettore comune.

Termino questo mia recensione con un ottimo consiglio degna di nota di Nathaniel Branden:

“Darsi un obiettivo significa porsi queste domande: Che cosa sto cercando di raggiungere? Come intendo raggiungerlo? Perché penso che questi siano i mezzi giusti? Il feed-back che ricevo dall'ambiente mi dice che sto riuscendo o sto fallendo? Ci sono nuove informazioni che devo prendere in esame? Devo correggere il corso delle mie azioni, la mia strategia o le mie pratiche? Devo rivedere i miei obiettivi? Darsi un obiettivo, quindi, è vivere con un alto livello di consapevolezza.”

La copertina: flessibile
Titolo: I sei pilastri dell'autostima
Autore: Nathaniel Branden
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2004
Casa Editrice: TEA - Tascabili degli Editori Associati
Genere: Formazione e crescita personale
Pagine: 384

Recensione di: Scintille di Federico Pace

L’originalità e la creatività tipica del genio viene sempre premiata, essere un genio significa pensare fuori dagli schemi, cantare fuori dal coro e brillare fra tutte le stelle nel buio della notte, Federico Pace con “Scintille” ha scombussolato il mio pensiero sulla narrativa contemporanea, dimostrando come una qualunque impresa epica, scoperta e leggenda ha un suo vissuto, storie di personaggi famosi come quelle di Paul e John dei Beatles, di Boris e Robert giocatori di scacchi durante la guerra fredda fra U.R.S.S. e U.S.A. ed altre ancora sono caratterizzate da sentimenti ed emozioni forti, tali da far nascere e distruggere quel legame che danno un senso alla nostra vita.
Il testo è diviso in 16 capitoli, ciascuno con un suo racconto, il primo inizia con la storia d’amore di Auguste e Camilla, con lo scatto fotografico epico di Dorothea e “The Migrant Mother”, una donna Cherokee con il figlio in braccio, ed altri personaggi realmente esisti, dove i loro legami si rinsaldano e si rompono come nel caso di James Watson e Francis Crick, infatti quest’ultimi dopo aver scoperto la struttura ad elica del DNA si sono separati per sempre, come i Beatles sciolti nel 1969 al termine del loro concerto sul tetto dell’Apple Corps. Gli altri racconti da leggere poco per volta altrimenti si rischia di fare indigestione.

Secondo il mio punto di vista: il grande merito di Federico Pace è la descrizione delle vicende con uno stile in parte giornalistico ed in parte nostalgico e/o malinconico a secondo dei casi, questo è il punto di forza del libro perché tutti i legami nati oppure sciolti segnano l’essere umano e lasciano qualcosa dentro. Allora i veri protagonisti del testo sono i sentimenti, gli stati d’animo e l’emozioni dei personaggi attraverso i rapporti umani, Pace non solo si sofferma sui legami, come l’amicizia fra Boris Spassky e Robert Fisher, ma descrive il rapporto fra madre e figlio come quello di Albert e Catherine, di fratello e sorella come quello di Hanna e Mary, di Sophie ed Hans, fino a spingersi al rapporto fra il fratello di Ernesto Che Guevara, Juan Martin e il suo migliore amico Calica Ferrer, ed infine sorpresa delle sorprese si evince il grande rapporto di compassione fra Nelson Mandela ed il suo secondino di cella Christo Brand.
Il libro è scorrevole ed elementare, il testo non è impegnativo, si possono leggere i vari capitoli fra una pausa e l’altra poiché non sono legati fra loro da un filo narrativo. Inoltre Pace ha uno stile letterario molto sobrio e piacevole, sinceramente sono riuscito a leggerlo in una settimana, forse perché sono stato completamente rapito ed incuriosito dai personaggi e dalle loro storie. Però dovendo tirare le somme fra tutte le vicende narrate non ho gradito la descrizione del rapporto fra Fëdor Dostoevskij e suo padre, mi è parso un rapporto al quanto superficiale e poco profondo rispetto agli altri racconti, anche la storia di Sophie ed Hans in rivolta contro il regime nazista non è stato in grado di suscitare molto il mio interesse, poiché quest'ultima vicenda si conclude di fretta e brevemente con l’arresto da parte della Gestapo tedesca.
In particolare ho apprezzato durante la lettura del testo le similitudini con altre storie, come il rapporto fra Boris Spassky e Robert Fisher simile appunto al rapporto fra Achille ed Ettore dell’Iliade, di Sophie ed Hans come di Gretel e suo fratello nella favola dei fratelli Grimm, ed altri ancora.
Conclusioni: Nell’insieme Federico Pace con “Scintille” è riuscito a conquistarmi, il testo mi è piaciuto, il sotto-testo del libro sono i legami fra i vari personaggi, infine devo ammettere di poterlo considerare ad oggi uno dei miei scrittori preferiti dopo Alessandro Baricco, motivo per cui ho intenzione di acquistare anche un altro suo testo “Controvento”. Da questa recensione si evince un giudizio più che positivo.

La copertina: flessibile
Titolo: Scintille
Autore: Federico Pace
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2019
Casa Editrice: Einaudi
Collana: Super ET Opera viva
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 200

Recensione di: Il lago di Banana Yoshimoto

Il titolo del romanzo di Banana Yoshimoto è una chiave verso un mondo lontano, senza tempo e senza coordinate geografiche nella mente del lettore, magia e mistero s'intrecciano e trascinano il lettore fra le pagine di questo libro meraviglioso. Ebbene, il romanzo inizia con Chihiro che dorme e sogna la sua defunta madre, il quale gli dice di “tenere la pancia al caldo e di non diventare come lei”, in realtà i genitori della protagonista si conobbero una sera, in un locale gestito dalla madre di Chihiro mentre il padre (un uomo d'affari) terminava il turno di lavoro, successivamente dopo la venuta al mondo della protagonista i suoi genitori si separarono.
Il padre, si creò una nuova famiglia e la madre continuo ad accudire la figlia, l’assenza di una famiglia solida in parte influenza la vita di Chihiro finché incontra Nakajima Nobu, un ragazzo al quanto misterioso ed introverso.
Quest’ultimo abitava nel palazzo di fronte, ogni tanto scambiava sguardi e messaggi con lei, finché non decise di trasferirsi a casa di Chihiro, tutto nacque un poco per caso, scoprendo che anche lui perse la madre dovendo crescere senza una solida famiglia di riferimento.
Nel frattempo Nakajima Nobu studia per diventare medico e mentre la sua storia d’amore con Chihiro prende forma gli proporne di andare a vivere con lui a Parigi, affinché possa terminare i suoi studi ed avere al suo fianco la persona amata, lei inizia ha dipingere un murales presso un quartiere dove sorge una scuola elementare, lo scopo dell’opera d’arte è quella di valorizzare il quartiere e di non far chiudere l’istituto scolastico. Mentre la protagonista cerca un idea per l’oggetto del suo murales, Nakajima Nobu gli propone di accompagnarlo al lago, un luogo in montagna, un po’ mistico lontano dal tempo ed immerso nella natura. Sul posto incontreranno Chii e Mino, due persone anziani con un grande ed oscuro segreto, legati a Nakajima Nobu per via di una setta segreta scomparsa da tempo. Finalmente al suo ritorno dal lago Chihiro avrà trovato l’idea per la sua opera d’arte. Ma cosa nasconde il lago di tanto inquietante?
Lo scoprirete leggendo questo meraviglioso e fantastico romanzo.

Secondo il mio punto di vista: in realtà come accennavo all'inizio di questa recensione nulla accade per caso, Nakajima Nobu e Chihiro sono legati entrambi dalla scomparsa delle rispettive madri, ciascuno inconsciamente cerca di alleviare le ferite dell’altro, facendosi compagnia reciprocamente instaurando un rapporto di convivenza. Dalla lettura del testo si può notare come Banana Yoshimoto sia cresciuta rispetto alle sue opere passate, basta confrontare “l’abito di piume”, un testo scorrevole ed elementare, dove i personaggi non sono troppo scontati, mentre qui nel romanzo "il lago" i sentimenti e l’emozioni dei personaggi sono descritti abbastanza bene, la trama è scorrevole, i dettagli sono inseriti nel momento giusto, senza dilungarsi troppo nella descrizione dei luoghi oppure sulla dinamica della singola scena.
La scrittrice si distingue per il suo stile nostalgico e malinconico, caratteristica dei suoi racconti per il quale è tanto apprezzata dai suoi lettori.
Conclusioni: La Yoshimoto in tutte le salse rimane sempre la stessa, per gli amanti dei suoi libri ha il sapore di tutti gli altri, Il lago mi è piaciuto, non mi sono annoiato, sicuramente svelato l’arcano mistero di Nakajima Nobu, avrei scritto un finale differente, ma nell'insieme vale la pena leggerlo. Espressamente consigliato prima di andare a dormire, personalmente concilia il sonno alla pari degli altri libri, quindi funziona.

Infine termino questa recensione con una piccola perla di saggezza tratta proprio da questo testo a pag. 96.

“Questa storia mi ricordò un episodio accaduto a uno scultore di cui avevo molta stima. Gli era stata commissionata una scultura per la piazza di una città, e nel luogo dove sorgeva la piazza una volta c’era un bosco abitato da zingari, molti dei quali erano morti durante una guerra. Egli, allora, si offrì di creare un’opera che rappresentasse gli zingari, in considerazione di tutte le sofferenze che questi avevano dovuto patire. Era persuaso che un luogo aperto come una piazza fosse perfetto per onorare la memoria di un popolo che era vittima della cattiveria umana, un popolo la cui vera storia era sempre stata occultata e insabbiata. Ma sia il sindaco che gli abitanti della città si opposero, affermando che gli zingari c’erano ancora, che erano dediti agli scippi e ai borseggi e spaventavano i turisti: nessuno poteva accettare che si dedicasse loro una statua. Questo dimostra che le cose variano a seconda della prospettiva da cui le si osserva. A mio modo di vedere, ciò che conta non sono gli sforzi di cercare di appianare le differenze, ma la piena consapevolezza di tali differenze e la volontà di comprendere o motivi per cui certe persone sono come sono.”

La copertina: flessibile
Titolo: Il lago
Autore: Banana Yoshimoto
Lingua: Italiano
Traduttore: Gala Maria Follaco
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Feltrinelli
Collana: I Narratori
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 144

Recensione di: Lucertola di Banana Yoshimoto

Questa è la mia prima recensione su questo romanzo di Banana Yoshimoto, dal titolo: “Lucertola” , in realtà si tratta del secondo dei sei racconti tutti ambientati a Tokyo: in ciascuno di questi raccontano esperienze di vita passata e il presente di personaggi in un delicato momento di trasformazione, tutti feriti, chi da un trauma infantile, chi da un abbandono, chi da una storia d'amore tormentata, i protagonisti si sono chiusi in un guscio che li protegge ma insieme li separa dal mondo. Le loro esistenze sembrerebbero destinate a scorrere per sempre senza direzione, senza senso, senza sorprese, quando, improvvisa, si manifesta una possibilità di cambiamento radicale, la speranza di un rivolgimento. Ed ecco che sensazioni dimenticate si affacciano di nuovo limpide alla memoria, rimettendo in moto la ruota del tempo, della vita.

Secondo il mio punto di vista: “Lucertola” è uno delle prime opera di una Banana Yoshimoto in erba ed esattamente come l'abito di piume appare come un romanzetto, semplice e scorrevole, la magia di quest'autrice consiste nel trasportare il lettore, alla scoperta ed alla curiosità di scavare e indagare nel passato dei personaggi, per cogliere i sentimenti, le sensazioni e l'emozioni che hanno provato la loro anima in un particolare passaggio della loro vita.
Conclusioni: Lucertola è un libro di cui vale la pena leggere, piacevole non troppo lungo, di compagnia.

La copertina: flessibile
Titolo: Lucertola
Autore: Banana Yoshimoto
Lingua: Italiano
Traduttore: Giorgio Amitranoi
Data di pubbl.: 1997
Casa Editrice: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 130