domenica 25 febbraio 2024

Recensione di Canto di Natale di Charles Dickens

I grandi classici sono quelle opere letterarie senza tempo, dotate di una trama solida e di uno stile letterario fluido, in grado di resistere alle mode temporanee e di rimanere attuali in qualunque epoca.
In questa mia recensione mi occuperò del “libriccino di fantasmi” intitolato “Canto di Natale” di Charles Dickens.  È un testo ristampata da numerose case editrici e riadattato al cinema e alla televisione: al giorno d’oggi chi non ha mai sentito parlare dell’avarizia del signor Scrooge? Penso che tutti conoscano almeno un aspetto di questo racconto e sappiano che la visita dei fantasmi del Natale passato, presente e futuro abbiamo cambiato l’animo del protagonista di questa breve ma immortale storia. Essa è ambientata verso la metà del 1800, tanto che i riferimenti del periodo storico, con le leggi, la cultura ed i costumi dell’epoca vittoriana si evincono chiaramente dai personaggi di Dickens, ed al contempo dalle postille presenti nel testo.
La Vigilia di Natale il ricco e avido Ebenizer Scrooge rifiuta l’invito di trascorrere il Natale in compagnia del nipote Fred, figlio della defunta sorella. L’avaro protagonista si ritira pertanto nella sua dimora e, durante la gelida notte della vigilia, riceve la visita del suo defunto socio Jacob Marley, che lo ammonisce riguardo la sua terribile condotta: chiunque si comporti così farà la sua stessa fine, cioè quella di un’anima eternamente dannata e tormentata.

Al fine di far cambiare idea a Ebenizer Scrooge, Marley gli propone la visita del fantasma del Natale passato nelle vesti di un fanciullo, poi quella del fantasma del Natale presente nella versione di un gigante, ed infine di uno spettro dal volto coperto e dal mantello nero, che rappresenta il fantasma del Natale futuro.
In compagnia di questi Scrooge avrà modo di vedere la fame, la miseria e la tristezza del suo impiegato Bob Cratchit, i giochi e la spensieratezza del nipote Fred, e la fine miserabile che lo aspetta.

Un testo ricco di riferimenti alle tradizioni popolari dell’epoca in cui visse il suo autore Charles Dickens e con una profonda morale, che lascio scoprire a voi cari amici lettori.

Secondo il mio punto di vista: il Canto di Natale è un testo scorrevole, pieno di colpi di scena, le parole s’incastrano da sole, è caratterizzato da un linguaggio semplice, fluido e non particolarmente forbito, l’unica difficoltà è data dalle postille e dai riferimenti alla cultura, agli usi e alle tradizioni del tempo e del luogo in cui fu scritto.

Nel complesso il libro non annoia il lettore, anzi si legge tutto di un fiato. Il testo è accessibile al grande pubblico. Si pensi al richiamo alla tradizione di cucinare il tacchino per Natale, menzionata nel testo edizione Bompiani  a pagina 112 (in questo passo del libro il protagonista regala un grosso tacchino al suo impiegato Bob Cratchit).
Il punto di forza del “Canto di Natale” è dato da una parte dalla curiosità di scoprire se l’avido Ebenizer Scrooge diventerà più generoso e dall’altra parte dalla morale in esso contenuta, ovvero per usare le parole del testo:
“Il percorso di ogni uomo prefigura un epilogo che, perseverando, si rivelerà inevitabile”… “Ma se muta il percorso, anche l’epilogo sarà diverso”.
Quindi l’invito di Charles Dickens è di seguire i passi di Scrooge abbandonando una condizione di miseria morale per una vita più ricca di gioia, di felicità in compagnia degli affetti, con la consapevolezza che il tempo è denaro ma che ciò può accadere fino all’ultimo giorno di vita: il Canto di Natale è e rimarrà sempre una storia di speranza.
Sicuramente il testo è in parte un’opera biografica, così come Oliver Twist o ancora David Copperfield: mi riferisco alla condizione di miseria in cui visse l’autore prima di diventare un celebre scrittore affermato, elemento che si evince in molti dei suoi scritti.

Conclusioni: Il Canto di Natale è un classico della letteratura, un’opera immancabile nella libreria di ogni lettore, da un mio punto di vista strettamente personale collego anche il ricordo di un viaggio, perché ho portato il libro in vacanza con me, facendomi compagnia all’estero al bancone di un caffè.

Consiglio vivamente di regalare e/o leggere questo libro in qualsiasi giorno dell’anno non necessariamente a Natale, perché fino alla fine c’è speranza di diventare più generosi verso il prossimo.

Vi lascio con alcune curiosità tratte dal libro:

  • “Solitamente per scrivere un racconto sono necessari diversi mesi, a volte anni. Charles Dickens invece scrisse “Canto di Natale” in appena 6 settimane, tra l’ottobre e il dicembre 1843. Non fu un periodo semplice per lo scrittore, che affermò di essere diventato quasi pazzo per finire la storia in così poco tempo.”;

  • “Appena pubblicato, la Illuminated Library di Parley stampò illegalmente una copia di “Canto di Natale” e così Dickens la citò in giudizio. Lo scrittore vinse la causa ma fu costretto a pagare tantissime tasse.”;

  • “Charles Dickens lesse tantissime volte in pubblico il suo libro. Lo faceva sorseggiando rum con panna, champagne e cherry. Il pubblico rimaneva estasiato dalla lettura.”;

  • “Appena dopo qualche settimana dopo l’uscita del libro “Canto di Natale” divenne una sceneggiatura teatrale firmata da Edward Stirling. Al cinema invece è stato riadattato più di 20 volte.”;

  • "Canto di Natale non è solo una favola ma una vera e propria critica alla società inglese dell’epoca.";

  • “Ultima versione riadattata per Netflix del Canto diNatale nel 2022”.

Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: Cartonato
Titolo: Canto di Natale (A Chrismas Carol)
Autore: Charles Dickens
Lingua: Italiano
Collana: I Classici Bompiani
Casa Editrice: Bompiani editore
Data di pubblicazione: 31 agosto 2022
Traduttore: Sergio Claudio Perroni
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 128