lunedì 11 maggio 2020

Recensione di: Il lago di Banana Yoshimoto

Il titolo del romanzo di Banana Yoshimoto è una chiave verso un mondo lontano, senza tempo e senza coordinate geografiche nella mente del lettore, magia e mistero s'intrecciano e trascinano il lettore fra le pagine di questo libro meraviglioso. Ebbene, il romanzo inizia con Chihiro che dorme e sogna la sua defunta madre, il quale gli dice di “tenere la pancia al caldo e di non diventare come lei”, in realtà i genitori della protagonista si conobbero una sera, in un locale gestito dalla madre di Chihiro mentre il padre (un uomo d'affari) terminava il turno di lavoro, successivamente dopo la venuta al mondo della protagonista i suoi genitori si separarono.
Il padre, si creò una nuova famiglia e la madre continuo ad accudire la figlia, l’assenza di una famiglia solida in parte influenza la vita di Chihiro finché incontra Nakajima Nobu, un ragazzo al quanto misterioso ed introverso.
Quest’ultimo abitava nel palazzo di fronte, ogni tanto scambiava sguardi e messaggi con lei, finché non decise di trasferirsi a casa di Chihiro, tutto nacque un poco per caso, scoprendo che anche lui perse la madre dovendo crescere senza una solida famiglia di riferimento.
Nel frattempo Nakajima Nobu studia per diventare medico e mentre la sua storia d’amore con Chihiro prende forma gli proporne di andare a vivere con lui a Parigi, affinché possa terminare i suoi studi ed avere al suo fianco la persona amata, lei inizia ha dipingere un murales presso un quartiere dove sorge una scuola elementare, lo scopo dell’opera d’arte è quella di valorizzare il quartiere e di non far chiudere l’istituto scolastico. Mentre la protagonista cerca un idea per l’oggetto del suo murales, Nakajima Nobu gli propone di accompagnarlo al lago, un luogo in montagna, un po’ mistico lontano dal tempo ed immerso nella natura. Sul posto incontreranno Chii e Mino, due persone anziani con un grande ed oscuro segreto, legati a Nakajima Nobu per via di una setta segreta scomparsa da tempo. Finalmente al suo ritorno dal lago Chihiro avrà trovato l’idea per la sua opera d’arte. Ma cosa nasconde il lago di tanto inquietante?
Lo scoprirete leggendo questo meraviglioso e fantastico romanzo.

Secondo il mio punto di vista: in realtà come accennavo all'inizio di questa recensione nulla accade per caso, Nakajima Nobu e Chihiro sono legati entrambi dalla scomparsa delle rispettive madri, ciascuno inconsciamente cerca di alleviare le ferite dell’altro, facendosi compagnia reciprocamente instaurando un rapporto di convivenza. Dalla lettura del testo si può notare come Banana Yoshimoto sia cresciuta rispetto alle sue opere passate, basta confrontare “l’abito di piume”, un testo scorrevole ed elementare, dove i personaggi non sono troppo scontati, mentre qui nel romanzo "il lago" i sentimenti e l’emozioni dei personaggi sono descritti abbastanza bene, la trama è scorrevole, i dettagli sono inseriti nel momento giusto, senza dilungarsi troppo nella descrizione dei luoghi oppure sulla dinamica della singola scena.
La scrittrice si distingue per il suo stile nostalgico e malinconico, caratteristica dei suoi racconti per il quale è tanto apprezzata dai suoi lettori.
Conclusioni: La Yoshimoto in tutte le salse rimane sempre la stessa, per gli amanti dei suoi libri ha il sapore di tutti gli altri, Il lago mi è piaciuto, non mi sono annoiato, sicuramente svelato l’arcano mistero di Nakajima Nobu, avrei scritto un finale differente, ma nell'insieme vale la pena leggerlo. Espressamente consigliato prima di andare a dormire, personalmente concilia il sonno alla pari degli altri libri, quindi funziona.

Infine termino questa recensione con una piccola perla di saggezza tratta proprio da questo testo a pag. 96.

“Questa storia mi ricordò un episodio accaduto a uno scultore di cui avevo molta stima. Gli era stata commissionata una scultura per la piazza di una città, e nel luogo dove sorgeva la piazza una volta c’era un bosco abitato da zingari, molti dei quali erano morti durante una guerra. Egli, allora, si offrì di creare un’opera che rappresentasse gli zingari, in considerazione di tutte le sofferenze che questi avevano dovuto patire. Era persuaso che un luogo aperto come una piazza fosse perfetto per onorare la memoria di un popolo che era vittima della cattiveria umana, un popolo la cui vera storia era sempre stata occultata e insabbiata. Ma sia il sindaco che gli abitanti della città si opposero, affermando che gli zingari c’erano ancora, che erano dediti agli scippi e ai borseggi e spaventavano i turisti: nessuno poteva accettare che si dedicasse loro una statua. Questo dimostra che le cose variano a seconda della prospettiva da cui le si osserva. A mio modo di vedere, ciò che conta non sono gli sforzi di cercare di appianare le differenze, ma la piena consapevolezza di tali differenze e la volontà di comprendere o motivi per cui certe persone sono come sono.”

La copertina: flessibile
Titolo: Il lago
Autore: Banana Yoshimoto
Lingua: Italiano
Traduttore: Gala Maria Follaco
Data di pubbl.: 2015
Casa Editrice: Feltrinelli
Collana: I Narratori
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 144

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