domenica 28 giugno 2020

Recensione di: L’arte di Comunicare di Cicerone (Saggezze Mondadori)

L’oratore è colui il quale esprime al massimo grado le potenzialità umane, riassumendo in sé la cultura filosofica dei saggi, la capacità comunicativa e persuasiva dell’avvocato e del politico, l’onesta del cittadino perbene che vive a servizio e in difeso dello Stato. Paolo Marsich in questa mini-edizione di l’arte di Comunicare di Marco Tullio Cicerone, riporta brevemente le indicazioni fondamentali dei suoi scritti retorici ed in particolare il c.d. De oratore, nella quale convivono l’intellettuale, il politico e l’uomo di legge.
Il libro è un piccolo manuale composto da circa 90 pagine, da cui emerge l’analisi dell’arte oratoria, dividendola prima in tre macro aree: la capacità di reperire gli argomenti, organizzarli ed esprimerli in termini adeguati. Successivamente il buon Cicerone, organizza l’oratoria in cinque parti fondamentali: l’”invenzione”, la “disposizione”, l’”elocuzione”, la “memoria” e la “declamazione”, guidandoci un passo alla volta con l’antico metodo dei saggi ellenisti, verso l’incarnazione del perfetto oratore. La prima parte del manuale tende ad introdurre tale figura in termini generici, mentre la seconda parte si concentra più sulla comunicazione, la memoria, l’uso delle metafore, l’esercizio della scrittura, la retorica, finché si arriva l punto che l’oratore è una persona preparata su tutti gli argomenti di cui si è documentato prima, ma, nello stesso tempo è un ottimo ascoltatore in gradi d’incantare le folle e replicare alle divergenti opinioni. Il libro non è rivolto solamente ad avvocati e politici, poiché il perfetto oratore è colui il quale è in grado di parlare adeguatamente non soltanto in un contesto giudiziario, nei processi, o in ambito politico davanti al popolo e nelle sedi istituzionali, tuttavia, ma bisogna comunque ammettere che, in ogni caso l’oratore deve possedere ampie conoscenze culturali, tecniche e scientifiche, ed un ottima proprietà d’esposizione e di linguaggio.

Conclusioni: ricordo di aver acquistato “l’arte di comunicare” di Cicerone per la curiosità di approfondire le mie conoscenze sull'arte oratoria, il libro è un breve manuale, diviso in piccoli capitoli, si legge tutto d’un fiato, il linguaggio è particolarmente forbito per un pubblico eloquente, tuttavia mi sento di consigliarlo soprattutto al lettore interessato all'argomento.

Vi lascio con alcune curiosità e frasi estratte da questo splendido libro:
  • “Non c’è nulla di più nobile che riuscire a catturare l’attenzione delle persone con la parola”

Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: Flessibile
Curatore: Paolo Marsich
Titolo: L’arte di Comunicare
Autore: Marco Tullio Cicerone
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: dicembre 2007
Casa Editrice: Mondadori
Collana: Oscar saggezze
Genere: Romanzi e Letterature » Classici greci e latini » Prosa letteraria , Lingue e Dizionari » Insegnamento e apprendimento delle lingue » Semantica, retorica, pragmatica
Pagine: 90

sabato 27 giugno 2020

Messina la provincia che non legge


Inizio a scrivere questo testo sulla base della mia personale esperienza, frutto di un’attenta riflessione e di vicende relative al mondo dei libri.
Nel 1997 quattro ragazzi hanno avuto l’inventiva di proporre il festival della lettura di Mantova, anche in Sicilia pochi anni fa un gruppo di pochi giovani, hanno proposto di lanciare il Catania Book Festival.
Proprio, ieri ho avuto l’occasione ed il piacere di scambiare due chiacchiere con il direttore artistico del festival catanese, persona particolarmente colta e piacevole, il quale mi faceva presente che per la loro iniziativa hanno ricevuto i ringraziamenti del Sindaco di Catania.
Eppure, basta volgere lo sguardo nella vicina provincia di Messina per scoprire una realtà a macchie di leopardo, i lettori e le librerie rivestono la stessa funzione dei moti carbonari al tempo del risorgimento italiano; ci sono ma è come se non ci fossero.
Dal mese scorso, dopo aver contattato i gruppi di lettura di Catania, Palermo, Agrigento, letto il loro regolamento e conosciuto alcuni dei loro fondatori, ho pensato di fondare un Gruppo di Lettura anche a Messina, partendo dal presupposto di averne cercato uno ma non di averlo trovato, così insieme ad altre tre ragazze abbiamo stampato e distribuito delle locandine nelle librerie.
 Quest’ultime hanno accolto la nostra iniziativa con grande entusiasmo, promettendoci altre forme di collaborazione per l’avvenire, al fine di diffondere la notizia, abbiamo inviato un’e-mail di presentazione anche ai centri culturali e ai giornali di stampa locale.
 Io personalmente conoscendo alcuni di tali giornalisti ho telefonato ed esposto il nostro progetto, in parte online per permettere la massima partecipazione compatibilmente con gli impegni di lavoro e con due riunioni fisiche all'anno, le risposte ricevute sono state dal silenzio totale, dal riso allo stupore, così mi sono chiesto cosa ci possa essere di tanto buffo nel nostro progetto, poiché si tratta solo di diffondere la cultura e promuovere la lettura nella provincia di Messina.
 Come sosteneva ieri Simone Dei Pieri, illustre direttore del Catania Book Festival, la radice etimologica della parola cultura deriva da coltura, quindi da coltivare, questo mi fa comprendere come nella provincia di Messina manca un’educazione alla coltura non della lettura, ma della cultura in generale.
 Quindi con il presente testo, non voglio dilungarmi sull'argomento, ma vorrei evidenziare la manca possibilità da parte dei giornali in loco di diffondere un messaggio chiaro ed incisivo: “l’importanza di leggere”, c’è anche da considerare l’assenza di un diritto alla cultura, poiché oggi non tutti in Italia hanno la possibilità di accedere liberamente alle librerie per acquistare un libro, rimangono solo le librerie comunali ma sono delle realtà non molto diffuse.
 Fatto tali premesse e dovendo tirare le somme, da una parte il progetto del Gruppo di Lettura non è stato ampliamento condiviso e compreso dalla stampa locale, salvo le librerie che vi hanno colto ampie possibilità di guadagno, dall'altra parte se già in provincia non si crea un aggregazione se pur minima di lettori figuriamoci di proporre un festival delle lettura come quello di Catania.
 Evidentemente, nella provincia di Messina, tira di più la sagra della porchetta ad Oreto anziché una pura e semplice manifestazione letteraria, ma poiché il livello culturale è dato in questa misura non lamentiamoci poi delle scelte dei nostri governanti, ricordiamoci che “un popolo ignorante è un popolo più facile da governare” (Ernesto Che Guevara).

lunedì 22 giugno 2020

Recensione di: Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek


Istanbul, Stamboul, Costantinopoli, Bisanzio, Dersaadet, la città dello stretto dei dardanelli, Bab-i-Ali, la porta della felicità o la porta sublime, come la chiamavano i diplomatici ottomani, oppure Fedora, come una delle città invisibili di Calvino, "la città che è quello che è, ma anche tutto quello che sarebbe potuto diventare", quest’ultimo soprannome affiora alla mente di Anna, ovvero, uno dei personaggi di Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek. Il romanzo racconta il viaggio a Istanbul di Anna e di Michele, una design ed un regista, tornati per far visita ai parenti, in particolare per definire le condizioni di vendita della villa di Michele, con loro ci sono anche Andrea ed Elena, amici con cui hanno condiviso esperienze ed avventure nel passato, tuttavia, quest’ultimi saranno vittime di un sinistro stradale, costringendo lei ad un ricovero in ospedale e lui in fin di vita. Da questo momento, tradimenti, amori proibiti, gelosia, rabbia e smarrimento allontaneranno Anna e Michele, mettendo in crisi il loro matrimonio, scoprendosi diversi ed iniziando un viaggio per ritrovare se stessi mentre si perdono fra le vie di Istanbul.

Secondo il mio punto di vista: il romanzo si divide in venticinque capitoli brevi, raccontando le sensazioni di lui e di lei, quindi, di Anna e di Michele, sfogliando le pagine ho avuto la sensazione di leggere in un primo momento una visione condivisa della vita di questa coppia, per poi separarsi su due binari paralleli, con la vita di lei e la vita di lui. Anna è un personaggio in cerca di attenzioni, di carezze, di sguardi, tutto questo per colmare un vuoto al cuore, infatti, nonostante Michele sia da sempre una presenza stabile nella sua vita, non sembra donargli le dovute sicurezze.
Michele è un personaggio ambiguo, per certi verso ho pensato ad una copia autobiografica di Ferzan Ozpetek, come se fosse il regista nei panni del regista del suo romanzo, ma nello stesso tempo, un personaggio angosciato, con un peso al cuore.
La narrazione è fluida ed anche i dialoghi sono strutturati in tempi bilanciati e nel contesto giusto, in particolare ho apprezzato tantissimo lo stile narrativo di Ferzan Ozpetek, poetico, incantatore e molto attento ai dettagli. Il testo è sublime, sembra di assistere alla scena di uno dei suoi film, una fila di fotogrammi scorrono nella mente del lettore, insieme a dialoghi, azioni, descrizioni dei luoghi, richiami a leggende e tradizioni passate, ed altri elementi della storia di Istanbul rendono il romanzo un’opera unica da leggere e gustare poco alla volta.
Conclusioni: Rosso Istanbul è un romanzo ricco di emozioni e di significati, per chi conosce i film di Ozpetek si renderà conto dei molteplici richiami alle singole scene dei suoi lungometraggi si pensi alla Zia Gùzin, golosa di dolci ma con il diabete mellito, un personaggio molto simile alla nonna del film Mine vaganti interpretata da Ilaria Occhini e poi gli altri riferimenti a Le fate ignoranti, la finestradi fronte, Harem Suare, Napoli velata, La Dea Fortuna.
Sicuramente per i sostenitori del regista italo-turco i libri rappresentano un approfondimento rispetto le pellicole cinematografiche, mentre per curiosi ed appassionati di lettura una gradevole sorpresa, Rosso Istanbul non è il primo e l’ultimo dei libri di Ferzan ma da leggere assolutamente.


Vi lascio con alcune curiosità e frasi estratte da questo splendido libro: 

  • "Impara dai fiori a essere paziente, ad aspettare. Perché i fiori lo sanno, che dopo un gelido inverno arriva la primavera. Bisogna solo avere pazienza, credere nelle proprie forze";
  • "Il vento ora si è fatto più forte, meglio riparare all'interno. E mentre mi alzo per farlo, quell'ombra, quella sensazione d’angoscia, mi assale di nuovo improvvisa, senza un vero perché";
  • "Lei ha sempre pensato che un tradimento, si, può capitare, ma un tradimento alla Anna Karenina, una passione che ti fa tremare i polsi, di quelle che ti fanno buttare all’aria tutta la vita, non una banale storia di scopate con l’assistente dello studio, così banale che per scoprirlo sarebbe bastato guardare dentro al cellulare";
  • "Che cos’ho imparato sull’amore? Quello che ho imparato sull’amore è che l’amore esiste. O forse, più semplicemente, quello che ho imparato e imparo sull’amore è quello che racconto nei miei film, in tutti i miei film. E cioè che non dimentichiamo mai le persone che abbiamo amato, perché rimangono sempre con noi; qualcosa le lega a noi in modo indissolubile, anche se non ci sono più";
  • "Perché è vero: l’amore non fa differenze. Io ho conosciuto moschee e ho conosciuto chiese. Ho amato uomini e amato donne. O forse ho semplicemente amato i ribelli, chi prova a camminare a testa alta";
  • "Il più bello dei mari / è quello che non navighiamo. / Il più bello dei nostri figli / non è ancora cresciuto. / I più belli dei nostri giorni / non li abbiamo ancora vissuti. / E quello che vorrei dirti di più bello / non te l’ho ancora detto";
  • "Ma lascia almeno / ch’io lastrichi di un’ultima tenerezza / il tuo passo che s’allontana” – Majakovskij;


Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: flessibile
Titolo: Rosso Istanbul
Autore: Ferzan Ozpetek
Lingua: Italiano
Formato: Tascabile
Collana: Oscar Bestsellers
Data di pubbl.: 2014
Casa Editrice: Mondadori
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 111

sabato 20 giugno 2020

Recensione di: Nelli di Felicita Magarini

Il pregio più grande della scuola di scrittura è quello d’insegnare a scrivere una determinata tipologia di testo, allora, un libro può appartenere al genere autobiografico, storico romantico,  gotico, thriller, fantasy, distopico ed onirico, ed ovviamente anche fiabesco.
La fiaba, si caratterizza per la presenza di un personaggio buono che per mezzo di un oggetto misterioso, in un luogo indeterminato sconfigge l’antagonista, ovvero il personaggio cattivo.
Felicita Magarini, riporta alcuni elementi del genere fiabesco, in salsa moderna, in un luogo non molto lontano ma realmente esistente, chiamato Monteverde, qui risiede Nelli, una giovane donna dalle umili origini, quest’ultima si dedica alla cura della fattoria, insieme alla nonna, il padre, il fratello.
Tuttavia fra le mansioni di Nelli c’è quello di consegnare la posta, finché un giorno viene incaricata di recapitare un pacco da parte della sua vecchia maestra dell'elementari a sua "Maestà il Principe Samdy Schayre." In seguito alla sua visita quest’ultimo s’invaghirà della piccola postina ed insieme sveleranno un segreto che li lega indissolubilmente dal passato, smascherando le cattive intenzioni del direttore dell’ufficio postale. Il perché ed il come lo scoprirete solamente leggendo il libro.

Secondo il mio punto di vista: il testo è composto da 12 capitoli, l'impaginazione è gradevole, lo stile è piacevole, tranquillo, scorrevole, con le giuste pause, anche i dialoghi sono strutturati abbastanza bene, non troppo lunghi e molto intuitivi. Felicita Magarini, nel suo romanzo descrive bene l'emozioni dei suoi personaggi, la sua Nelli è una donna sensibile, ma con un disperato bisogno di vivere emozioni vere, di mettersi in gioco, di seguire il suo cuore secondo l’insegnamento della nonna Beatrice, la vita di campagna sembra non bastargli ed anche una piccola commissione per l'ufficio postale si trasforma in qualcosa d'inaspettato. Scrittrici di questa portata difficilmente saltano all'occhio in mezzo al caos libresco, eppure scovare una perla in fondo al mare può essere più facile di quanto sembra, basta seguire le giuste correnti, quindi, se tale testo è una delle principali punte di diamante dell’editore Albatros, un motivo deve pur esserci? Sicuramente Nelli è un opera in parte autobiografica, l’autrice ha fatto tesoro delle sue esperienze di vita per poi proiettarle nelle pagine del romanzo. Infatti, come ogni scrittore che si rispetti non poteva trasmettere al lettore un emozione tanto intensa se prima non l’avesse vissuta in prima persona, allora, Nelli è un libro autentico dall'emozioni vere, in grado di conquistare anche il lettore più scettico.
Conclusioni: umiltà, semplicità ed autenticità sono le parole chiave di Nelli, ma vorrei aggiungere, anche coraggio, amore e sentimento, Felicita Magarini mi ha donato tanto in poche pagine, già dalle prime righe mi ha conquistato e poi rapito, con l’evolversi inaspettato della trama, con il suo stile letterario, ma in particolare perché ha saputo emozionarmi e trasmettermi qualcosa oltre le lettere stampate sulla carta. Sicuramente le mie impressioni contano poco davanti le scelte di ogni singolo lettore, ma con franchezza se adorate le storie romantiche e misteriose ma vi alimentate d’emozioni intense e sfuggenti, Nelli non può mancare alla vostra libreria.

Vi lascio con alcune curiosità e frasi estratte da questo splendido libro:

  • “Dobbiamo cercare il tempo per fermarci, uscire dal capannone e sognare, correre e respirare, la nonna di Nelli dice che la terra è il pane, no, è molto di più.”;
  • “vola o striscia sarebbe il massimo della vita.” La sera, nelle belle stagioni, nonna Beatrice, prima di andare a dormire, amava sedersi sotto il portico e guardare i tramonti con la sua bella tazza di camomilla appoggiata sui gradini.”;
Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: Edizione Ebook

Titolo: Nelli
Autore: Felicita Magarini
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: dicembre 2019
Casa Editrice: Gruppo Albatros Il Filo
Collana: Nuove voci. Strade
Genere: Narrativa
Pagine: 148 pagine
*Trovate la seguente recensione al sul sito di recensioniamo.altervista.org

giovedì 18 giugno 2020

Chi la fa l'aspetti

Oggi ho scoperto per puro caso di aver ricevuto una recensione da recensioniamo.altervista.org, ovvero una recensione su di me, provo un pizzico d'imbarazzo misto ad orgoglio, qualcuno che per la prima volta s'interessa al mio lavoro ed alla mia persona.

Un piccolo traguardo che merita ancora più impegno.
Leggete cosa scrivono di me:
"I Blogger sono i veri pionieri del web. Spesso si tratta di persone comuni, che esternano il proprio bisogno di comunicare attraverso questa speciale formula del diario on-line.
Spesso si tratta di individui che si organizzano con mezzi di fortuna, e danno sfogo al proprio estro creativo senza particolari conoscenze informatiche.
E’ sufficiente un template ben organizzato e si parte.
Chiamateci blogger non influencer. Noi che ancora diamo valore centrale alla scrittura, in un mondo in video e immagini la fanno da padroni.

Marco Mandarano è uno dei tenaci eroi del blogging, che si produce nello sforzo di regalare splendide recensioni di libri ai lettori con il suo notevolissimo LIBRI PER NOI.
E lo fa con uno stile unico.
I suoi post sono dettagliati, ben argomentati, curati ad ogni livello.
Ogni recensione presenta una sinossi del testo, il punto di vista del recensore, le citazioni più significative contenute nel libro, i dettagli tecnici del volume.
LIBRI PER NOI non è solo recensioni ma anche gustose interviste agli scrittori, a chi vive in prima persona il competitivo mondo dell’editoria.
Questo blog dovrebbe essere letto perché è espressione della resistenza di quei piccoli autori del web dai grandi contenuti che ancora hanno un ruolo importante nel web.
Questo blog deve essere letto perché contiene informazioni che non troverete altrove.
Questo blog deve essere letto perché vi darà un parere prezioso e non tenterà di dirigere le vostre preferenze verso un prodotto come farebbe un Influencer.
Non ci possono che essere complimenti per Marco che ha creato questa piccola oasi della lettura, nella quale ogni giorno potrete trovare riparo e godere di un buon consiglio."

Ringrazio recensioniamo.altervista.org per la sua attenzione.

martedì 16 giugno 2020

La mia intervista ad Anita Pulvirenti autrice del libro la leggerezza del camaleonte

La scrittrice che stiamo per conoscere oggi è una persona solare e piacevole, vive a Catania ed ha ricevuto la menzione speciale al concorso per inediti "fai viaggiare la tua storia" creato da Libromania e Autogrill, "La trasparenza del camaleonte" pubblicato con la DeA Planet è il suo primo romanzo.
Adesso sveliamo qualcosa in più su di lei.

Prima di tutto chi è Anita Pulvirenti?
Raccontami un poco di te e da dove nasce quest’interesse per la scrittura.
Scrivo da tanti anni, ho iniziato con le poesie e i racconti per approdare poi al romanzo, ma la passione per la scrittura è racchiusa in quella più grande per la lettura che ho ereditato da mio padre, grazie alla casa piena di libri in cui sono cresciuta. Ho studiato Lingue a Palermo,  lavorato a Catania per tanti anni in una compagnia aerea e conseguito un master in gestione ed economia dei beni culturali. Solo di recente, ho potuto dedicarmi a tempo pieno alla scrittura, e non potrei più immaginarmi diversamente.

Da dove nasce l'idea di questo libro?
L’idea de “La Trasparenza del Camaleonte” nasce a una lezione di psicologia, altra mia grande passione insieme ai libri, durante la quale si parlava dell’incidenza maggiore della sindrome di Asperger negli uomini. Ma sentivo di riconoscere molte delle caratteristiche elencate, così ho approfondito per conto mio e mi si è aperto il mondo delle cosiddette “invisibili”, le donne Asperger, credo che in quel momento abbia preso forma nella mia mente il personaggio di Carminia.
Perché scrivere una storia sulla sindrome di Asperger?
Quando ho scritto il romanzo non si conosceva ancora molto, l’ho terminato prima che Greta Thunberg e Susanna Tamaro ne parlassero. In ogni caso è un argomento che coinvolge più persone di quante immaginiamo e parlarne il più possibile è importante. Se vogliamo, inoltre, poiché non seguo il percorso clinico della diagnosi ma quello sociologico e relazionale, potremmo considerare la sindrome di Asperger il pretesto per affrontare una questione che ci tocca tutti indistintamente: il modo con cui ci rapportiamo all'altro quando non lo comprendiamo, partendo dall'assunto che siamo le relazioni che abbiamo.
Per scrivere questo libro ti sei ispirata a qualcosa o qualcuno?
Personalmente mi sono chiesto se Carminia esistesse veramente.
Carminia non esiste, come entità reale, ma è l’insieme di tante persone che ho conosciuto e intervistato. Non ho inventato nulla di ciò che le accade, ho soltanto unito diverse esistenze ed esperienze . Carminia è volutamente esagerata nelle sue manifestazioni, perché il lettore deve comprenderla anche se non ha mai conosciuto questa sindrome. Nella mia mente però lei esiste veramente e a volte immagino quello che potrebbe dire o fare nella realtà. Molti lettori mi scrivono che quando finiscono il romanzo ne sentono la mancanza.
In quanto tempo è stato scritto "La trasparenza del camaleonte"?
Il romanzo è stato scritto in un paio di mesi, poi è iniziata la rilettura e la revisione. Mi interessava soprattutto una scrittura immediata, diretta, semplice come è il pensiero di Carminia. Quando l’ho ritenuto pronto, l’ho inviato al concorso “Fai Viaggiare la tua storia” dove è stato premiato con la menzione speciale per l’originalità della storia e dei personaggi e gli organizzatori lo hanno proposto a DeA Planeta che ha poi deciso di pubblicarlo.

Quando hai scritto il libro c'è un a particolare categoria di lettore verso cui ti sei rivolto?
Non so pensavi di scrivere il libro per i genitori con figli affetti da tale sindrome.
Il romanzo è scritto per i neurotipici, perché chi ha esperienza con l’Asperger non ha bisogno di capire cosa si provi. Ho volutamente omesso di parlare della sindrome fino a metà romanzo, perché la vera difficoltà di Carminia è nelle relazioni e tutti potremmo aver incontrato qualcuno in difficoltà e averlo liquidato superficialmente perché non riuscivamo a comprenderlo. Solitamente infatti, quando Carminia non ride a una battuta o si isola, gli altri tendono a emarginarla o pretendono che lei si adatti al loro modo di vivere. Per essere felice Carminia chiede soltanto di dismettere la maschera che la vita le impone.
Avevi da sempre in mente questo titolo "la trasparenza del camaleonte"?
Il titolo l’ho scelto alla fine della prima stesura. La casa editrice ha da subito deciso di mantenerlo e questo mi ha reso molto felice perché fa riferimento a una frase che amo molto: “il camaleonte per conoscere il suo vero colore deve posarsi sul vuoto” … ma il titolo identifica anche una strategia spesso messa in atto da chi desidera mimetizzarsi, il camaleontismo sociale.
C'è in programma un secondo libro?
Sì, sto già lavorando a un’altra storia che racconta di una donna formidabile. Una biografia romanzata di un’autrice italiana troppo spesso dimenticata.
Ti sei emozionata quando ti hanno pubblicato il libro?
Sono stati giorni molto impegnativi, di grande ansia ed emozioni forti ma ho sempre avuto al mio fianco l’editor e l’ufficio stampa della casa editrice che mi hanno incoraggiata e sostenuta. E poi la famiglia e gli amici, sono stati importantissimi.

Dopo la pubblicazione del tuo libro sotto quale aspetto è cambiata la tua vita?
La pubblicazione è solo l’inizio, poi è necessario promuovere il libro, fare presentazioni, interviste, incontrare i lettori e benché non ami parlare in pubblico ho scoperto che mi piace raccontare questa storia, grazie anche alle persone meravigliose che ho incontrato lungo il percorso e che amano i libri come me.
Un libro o un autore da leggere assolutamente secondo te?
Agotha KristofTrilogia della città di K”, ma anche AnnieErnaux e David Grossman. Ci sono anche molti autori e autrici italiane e diverse case editrici indipendenti che ho avuto modo di apprezzare da quando recensisco per il blog Chili di Libri insieme a Daniela Myr.
Ti è mai venuto il blocco dello scrittore?
Credo di no. Non mi sono mai sentita obbligata a scrivere, ma mi impongo una ferrea routine, un po’ come Carminia, e quando inizio la stesura di un romanzo mi fermo soltanto per le incombenze necessarie, come mangiare e dormire, perché non riesco a pensare ad altro.
Con questo libro c'è un messaggio che avresti voluto comunicare?
Senza dubbio vorrei che ci fosse una maggiore attenzione verso chi ha difficoltà a interagire e relazionarsi, a prescindere dal perché, che nel caso di Carminia è, appunto, la sindrome di Asperger. Essere gentili ci renderà senz'altro persone migliori.

Ultime domande più personali:
Se dovessi venire in camera tua, che libri troverei sul tuo comodino?
In questo momento sto leggendo due romanzi di autrici italiane, gli ultimi pubblicati dalla DeA Planeta.
Il tuo sogno nel cassetto?
In parte l’ho già realizzato pubblicando La Trasparenza del Camaleonte, ma il desiderio è che sia soltanto il primo di una lunga lista di pubblicazioni.

Ringrazio Anita per avermi concesso il suo tempo e questa intervista.

*Trovate la seguente intervista anche nella pagina di recensioniamo.altervista.org

lunedì 15 giugno 2020

Recensiamo più che una semplice guida

Quando si vive in un mondo pieno di etichette, di pareri differenti, di voci di popolo, la diffidenza serpeggia, ed allora l'uomo medio è attratto dall'innovazione e da una globalizzazione senza confini, ma considerato anche la frenesia di tutti i giorni, trovare una risposta alle mille questioni non è facile.
Allora sorge spontaneo chiedersi se vale la pena acquistare questo o quel libro?
L'unico spazio di tempo libero nell'arco della giornata è la sera, forse una mezzora prima di andare a dormire, ergo, dato che le lancette dell'orologio ruotano veloci senza tregua, anche un minuto si fa prezioso.
Per via dei motivi sopra esposti, inviterei tutti alla visione del sito recensioniamo.altervista.org
non sono per evitare di perdere tempo e denaro oltre che geniali fregature, ma anche per rimanere informati senza prendere fregature. Il sito in questione è ricco di recensioni e non solo, ma permettono all'utente medio del web di orientarsi fra le tante opinioni di altrettanti utenti che hanno testato, sperimentato, esaminato e visionato libri, serie televisive, film, musica (per i tutti i gusti), automobili, high tech mostre, eventi, interviste, corsi, curiosità in genere.
I recensori sono tutti preparati nel loro campo, tengono conto della loro opinione in modo neutrale, per non cadere in un campo minato di pareri divergenti, ma con onesta e senza troppi tecnicismi offrono  un post dettagliato e scorrevole, in modo tale che anche l'utente meno qualificato che desidera acquistare quel determinato prodotto, oppure guardare un film o una serie televisiva, possa formulare la sua scelta con un minimo di esperienza altrui.

Recensioniamo.altervista.org più che un semplice sito web con tante recensioni è una guida per esperti e non, almanacco essenziale per rimanere
sempre aggiornati e indirizzati verso articoli sicuri lontani dalle piraterie del vasto mondo commerciale d'internet.

sabato 13 giugno 2020

Quando il cambiamento è l'espressione di un diverso modo di pensare

Un proverbio cinese recita: “Quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento”, ciascuno di noi dovrebbe far tesoro delle proprie esperienze e cogliere il lato positivo di ogni evento inaspettato, poiché, tutto può diventare un’opportunità.
Devo anche ammettere di aver sorbito l’influenza di Jose Saramago, con il suo stile ironico, argomentativo e filosofico, il quale, scandisce una determinata fattispecie nelle sue diverse sfaccettature senza lasciare nulla al caso, altresì, da poco ho saputo della scomparsa di Pau Donés , nonché voce dei Jarabe de palo, il pensiero latino ha esercitato una forte presa su di me, forse questa ha origine già da quando iniziai la lettura del testo: “il paradosso del controllore di Gonzalo Hidalgo Bayal”, per un maggiore approfondimento vi rinvio alla mia recensione.
Oggi vorrei rendere omaggio al cambiamento, alla forza di sfruttare le avversità e di rialzarsi nonostante le cadute, ammortizzare il colpo con quell'atteggiamento che prende il nome di resilienza, perché da un urto inaspettato si incassa il colpo, si rimugina un poco per ordinare pensieri ed angosce e si riparte per riprendere il controllo della nostra vita, come una fisarmonica, si piega, si accorcia e si allunga emettendo note.
Musica, espressione del cambiamento in atto.
Non mi dilungherò troppo, posso solamente affermare che la vita è davvero un dono meraviglioso, perché nel mio caso ho fatto mia ed interiorizzato la c.d. parabola della zizzania, allora, dopo tanto oggi mi ritrovo a raccogliere i frutti, nonostante l’abbandono di alcune presenze lungo il mio cammino, in sincerità, ancora è presto per tirare le somme, forse a fine dicembre, ma in ogni caso chi ci abbandona ci ha donato qualcosa, per poco o per lungo tempo.
Rotture, nuove amicizie, progetti realizzati, altri ideali da perseguire, recenti riflessioni nati da poco, il nuovo può nascere solo dalle rovine del vecchio.
Non scoraggiatevi mai, il cambiamento è dietro l'angolo, ma prima devi iniziare dal nostro modo di pensare.

mercoledì 10 giugno 2020

Recensione di: due soldi di carità di Pietro Femia

La forza narrativa e la capacità d’intrattenimento di un bravo scrittore, si evince nel momento in cui il lettore si ritrova senza alcuna spiegazione alla fine del libro, il “momento clou” è l’attimo esatto in cui sfogli l’ultima pagina e nella mente dell’osservatore, scorre la riga finale, suggellando  nel suo cuore, il ricordo di quella tempesta d’emozioni scaturite dalla semplice lettura di quel determinato testo.
Ebbene, “due soldi di carità” di Pietro Femia ha l’onore di essere stato per me il mio primo ebook, il romanzo inizialmente è ambientato in Calabria il 30 agosto 1850, dove il signor Domenico Santoro insieme alla moglie che lui chiama affettuosamente Maca, nello stesso giorno deve accompagnare il figlio Antonio in ospedale per via di un operazione, lasciando la casa e la stalla in custodia all'altro figlio Marco di soli otto anni.
Tuttavia, dopo la partenza verso il nosocomio, nella Stalla scoppia un incendio, il piccolo Santoro sopraffatto dal panico ed alla vista delle fiamme che divorano l’intera struttura e con i versi degli animali impauriti, fugge via, percorre la costa per ritrovarsi nel porto di Reggio Calabria.
Marco teme la punizione del padre, prova vergogna per l’accaduto e la conseguente perdita economica della famiglia già abbastanza povera di per sé, allora, decide d’imbarcarsi sulla Nave Reggina, con il benestare del comandante e l’affetto dell’intero equipaggio, inizierà per lui un’avventura fino a Bari, Venezia e poi in Svizzera.
Ma come sappiamo ciascuno ha i suoi scheletri nell'armadio ed i fantasmi del passato alle volte ritornano, perciò, Marco ormai cresciuto, istruito ed avendo fatto fortuna all'estero, davanti una chiesa avrà un incontro inaspettato, fortuna o meno, in realtà nulla accade per caso, il resto del romanzo è tutto da leggere.

Secondo il mio punto di vista:  Per chi non ne fosse a conoscenza, il premio Letterario Nazionale “Un libro amico per l’inverno” IX edizione 2020, gestito dall'associazione culturale GueCi con il Patrocinio della città di Rende, ha assegnato la Medaglia al Merito Narrativo a Pietro Femia con il suo romanzo “due soldi di carità”. Un giusto riconoscimento più che meritato, il talento è un dono insito nell'uomo ma Pietro non solo è in grado di scrivere, emozionare, intrattenere, svelare e raccontare anche storie nella storia, poiché nel suo romanzo c‘è una breve parte dedicata a Marco Polo, ma come dico spesso il genio incanta, fa sognare, stupisce.
Il romanzo è da leggere assolutamente, mi ha tenuto incollato allo schermo fino all'ultima riga, il filo narrativo è abbastanza dinamico, si passa da un evento all'altro, da una locanda di Venezia, ad una fabbrica di orologi di Vetta in Svizzera. Lo stile letterario è piacevole e scorrevole, i dialoghi incalzanti ed al punto giusto, la storia non annoia anzi crea curiosità nel lettore, infatti, più volte mi sono chiesto se Marco avrebbe ritrovato la sua famiglia.
In particolare, l’emozioni e gli stati d’animo dei personaggi sono descritti in modo chiaro ed inequivocabile, si evince in maniera nitida la purezza d’animo e l’angoscia del protagonista, il suo pensiero verso i genitori, ed altresì il desiderio di voler fare fortuna come forma di riscatto per la perdita economica, recata alla sua famiglia.
In conclusione: il romanzo è piacevole, emergono dei sentimenti puri e genuini, una brillantezza d’animo che contraddistingue il protagonista, la trama è scorrevole e ricca di colpi di scena, gli eventi sono scanditi nel tempo giusto, tutto ciò in diciotto capitoli. Personalmente ho avuto la sensazione di leggere molte meno pagine, evidentemente per la fluidità del romanzo. Pietro mi ha legato prima a Marco e poi al suo messaggio nascosto fra le righe, ovvero: il legame verso la famiglia.
Premesso ciò vi consiglio vivamente di leggere “due soldi di carità” non smetterete di sognare.

Vi lascio con alcune curiosità e frasi estratte da questo splendido libro:

  • "Preso dall’angoscia ricominciò a piangere disperatamente, percepiva accuse da ogni parte, lo accusava la luna, le onde del mare e l’ululato dei lupi in lontananza. All'improvviso sentì la mancanza dei genitori, avrebbe voluto che apparissero come per magia così li avrebbe abbracciati forte forte e gli avrebbe chiesto perdono, ma subito si rese conto che non era possibile. ";
  •  "Marco, il destino è imprevedibile, se non accade una cosa non può accaderne un’altra, tu sei piccolo ma sei sveglio, avrai tempo di pensare e riflettere facendo in modo che la vita sia come la desideri tu.”;


Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: Edizione Ebook
Titolo: Due soldi di carità
Autore: Pietro Femia
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: dicembre 2019
Casa Editrice: Gruppo Albatros Il Filo
Collana: Nuove voci. Strade
Genere: Narrativa
Pagine: 212




sabato 6 giugno 2020

Recensione di: Le intermittenze della morte di José Saramago


Era il dicembre del 1998 quando la prestigiosa accademia di Svezia riconosceva allo scrittore José Saramago il premio Nobel per la letteratura, poiché, "con parabole sostenute da immaginazione, compassione e ironia ci permette ancora una volta di afferrare una realtà elusiva”, eppure, a prima vista, sfogliando, leggendo e curiosando fra le pagine di un testo qualsiasi di tale autore, tutto si riconosce salvo il merito di un premio così prestigioso.
Ebbene, Saramago nel suo libro le intermittenze della morte, racconta di un evento senza precedenti, ovvero; la scomparsa della morte in un paese di cui non vi è indicato il nome, tutto ciò si verifica al 31 dicembre senza indicare l’anno, lasciando in bilico gli essere umani per i prossimi sette mesi.
La prima parte del libro è concentrata sull'aspetto teologico, dogmatico, religioso, filosofico, politico, economico e sociale che tale fenomeno contro natura determina in tutti i suoi aspetti, recando disagi alle agenzie di assicurazioni, alle pompe funebri, agli ospedali ed alle case di cura per anziani, l’assenza della morte esercita dei riflessi a catena in un comparto molto ampio.
La seconda parte riguarda il rapporto personale della morte con la sua falce, ed il suo lavoro di mietitore di anime a “tempo indeterminato”, la stanchezza e la monotonia di un’occupazione che non lascia spazio alla pensione, ma nello stesso tempo evidenzia il rapporto della morte con il progresso e l’innovazione.
La morte anticipa il suo arrivo per mezzo di lettere scritte, tutte sigillate in una graziosa busta viola, oppure per mezzo di posta elettronica certificata e per e-mail, tuttavia, nonostante la modernità anche la morte non fa più notizia, infatti, codesta cerca di rendere la sua attività più dinamica del solito, solamente la notizia di un giovane violoncellista, irreperibile alle sue missive gli regalerà un brivido d’entusiasmo.
D'altronde, come diceva Paul Valéry: “la morte è una sorpresa che rende inconcepibile il concepibile”.

Secondo il mio punto di vista: le intermittenze della morte è il mio primo libro di José Saramago, inizialmente ho pensato ad un errore di stampa, una svista da parte dell’editore, poiché, mi sono trovato davanti a maiuscole dopo le virgole, periodi che si perdono senza capire chi parla con chi, nomi e cognomi con le iniziali minuscole, virgolette assenti durante i dialoghi.
Ancora una volta, l’incomprensibile ed il difforme spaventa, ma Saramago compie tali “errori” apposta per distinguersi dagli altri scrittori e confondere il lettore, in realtà è come se ci prende per i fondelli, perché lui conosce benissimo i suoi errori ma tutto ciò rientra nel suo stile.
Mi sono chiesto se Saramago avesse studiato giurisprudenza oppure scienze politiche, il suo stile oltre ad essere unico nel suo genere a livello grammaticale, appare scorrevole, piacevole ed argomentato abbastanza bene, tutto accompagnato da una buona dose d’ironia e di semplice logicità nei suoi chiari ragionamenti.
Invece, José Saramago non è né un avvocato e né un politico, le sue origini sono molto più umili di quel che sembra, ma quando si tratta di scrivere salvo peculiarità grammaticali incanta e sorprende anche il lettore più diffidente.

Conclusioni: nell'insieme il romanzo mi ha coinvolto, sorpreso oltre ogni mia aspettativa, intrattenuto fino all'ultima pagina.
Dopo aver letto le intermittenze della morte, sono curioso di leggere Cecità, Il Vangelo secondo Gesù Cristo e Caino, senza volerlo Saramago ha conquistato la mia simpatia con la sua originalità, stilistica e grammaticale.
In realtà, il pensiero anticonformista e liberale di tale autore si evidenzia in molte delle sue opere letterarie, quindi se volete sorprendervi con letture fuori dall'ordinario, un Saramago dovete leggerlo assolutamente.



Vi lascio con alcune curiosità e frasi estratte da questo splendido libro:

  • “Senza morte, mi ascolti bene, signor primo ministro, senza morte non c’è resurrezione, e senza resurrezione non c’è chiesa”;
  • “Da parte nostra, chiesa cattolica, apostolica e romana, organizzeremo una campagna nazionale di preghiere per implorare dio affinché provveda al ritorno della morte il più rapidamente possibile per risparmiare alla povera umanità i peggiori orrori,”;
  • “Allora perché, Perché la filosofia ha bisogno della morte come le religioni, se filosofiamo è perché sappiamo che moriremo, monsieur de montaigne aveva già detto che filosofare è imparare a morire”;
  • “Prima, al tempo in cui si moriva, in quelle rare volte che mi son trovato davanti a qualcuno che era deceduto, non ho mai pensato che la sua morte fosse la stessa di cui un giorno sarei morto io, Perché ciascuno di voi ha una propria morte, la porta con sé in un luogo segreto sin da quando nasce, lei appartiene a te, tu appartieni a lei ”.

Film sulla morte:



Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: flessibile
Formato: Tascabile
Titolo: Le intermittenze della morte
Autore: Rita Desti
Lingua: Italiano
Traduttore: Giorgio Amitrano
Data di pubbl.: nona edizione 2020
Casa Editrice: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 224


lunedì 1 giugno 2020

Recensione di: La leggerezza del camaleonte di Anita Pulvirenti


Finora il desiderio di paternità difficilmente mi ha sfiorato il pensiero, ma leggendo il romanzo di Anita Pulvirenti, più provavo tenerezza e compassione per la protagonista del suo libro, ovvero; Carminia, più mi vedevo nei panni del padre di questa fragile ragazza.
Carminia è una donna molto abitudinaria, con i suoi rituali, non sopporta la confusione ed i luoghi affollati, al mattino prima di alzarsi dal letto indossa sempre gli indumenti secondo un ordine ben preciso, un improvviso cambio di programma della sua routine quotidiana è vista come una catastrofe colossale.
La protagonista mostra tutta la fragilità e la leggerezza tipica di un camaleonte che preferisce mimetizzarsi per non apparire al pubblico, anzi preferisce vivere nell'anonimato, lontano da ogni forma d'interazione umana.
Tuttavia, Carminia è stata cresciuta dalla nonna con la bugia di essere stata abbandonata dalla madre, ma come tutti sanno i fantasmi dal passato alle volte ritornano, così la protagonista del romanzo, insieme a Rebecca una bambina molto vispa, dovrà fare i conti con una madre che durante la crescita non ha mai avuto e con se stessa, fino alla conclamata diagnosi della sindrome di Asperger.

Secondo il mio punto di vista: quando si tratta di leggere un autore emergente, tendo a storcere il naso, ma nel suo libro d’esordio, Anita Pulvirenti non ha nulla di meno rispetto ad altri suoi colleghi affermati, il romanzo inizia molto lentamente, per le prime righe dei primi sette capitoli sembrano essere sono ripetitive, eppure trasmettono molto chiaramente il senso di monotonia tipico delle giornate di Carminia, allora, il lettore coglie immediatamente una delle tante caratteristiche proprie della sindrome di Asperger. Anche l’invito ad un evento è vissuto con timore e come se fosse un’immensa tragedia che rompe gli schemi scanditi meccanicamente dalla protagonista. Si coglie perfettamente lo stato di fragilità e d’angoscia, quasi perenne con cui Carminia si deve confrontare giornalmente.
In tutto ciò ho provato tantissima tenerezza e mi sono affezionato al personaggio ed un pochino anche a Rebecca quando si stringe a Carminia, la storia è scorrevole, il lettore sistematicamente è immediatamente rapito e coinvolto dalla trama, desidera svelare gli altarini legati al passato della protagonista.
Tuttavia, nella prima parte del romanzo ho imparato a familiarizzare con Carminia, mentre nella seconda parte la trama si concentra sul rapporto con la madre e la diagnosi della sindrome di Asperger.
Anche i dialoghi dei personaggi sono inseriti in un tempo giusto e lineare.

Conclusioni: il romanzo di Anita Pulvirenti è entrato ufficialmente nella lista dei miei preferiti, la trama non è per nulla scontata, la piccola Carminia con le sue curiose ma strane abitudini mi ha rapito il  cuore. Avvolte mi sono chiesto come facesse la nonna a vivere tutta sola, perché le persone anziane hanno bisogno di essere accudite, ma anche in questo c’è appunto un perché ed anche un finale, allora se vi fa piacere leggete “la trasparenza del Camaleonte” non vorrete più smettere.

Vi lascio con alcune curiosità e frasi estratte da questo splendido libro: 

  • “Perché già da bambina di lei si diceva che fosse bella, e va bene, lo poteva sopportare, a nessun bambino si dice che è brutto quindi magari, pensava, lo dicono ma non è vero. Glielo diceva sempre anche la nonna, però poi si raccomandava di non fermarsi l’, che a truccarsi un poco sono bravi tutti, che la bellezza è soltanto un biglietto da visita e anzi poi devi dimostrare il doppio degli altri quanto vali. Dai brutti nessuno si aspetta niente, e scoprirlo intelligenti, semmai, li rende anche un po' simpatici, che, poveretti, la natura non è stata generosa ma almeno non si è accanita. Verso i belli sono tutti più diffidenti.”;
  • “D’un tratto, Carminia si sente pervasa dalla preoccupazione di modificare le sue abitudini. Non le piace farlo, sarebbe come incorrere volontariamente in un imprevisto: un pensiero autolesionista.”;
  • “Si concentra sui dettagli quando vuole lasciare sfumare il contorno delle cose, delle situazioni. Come in quelle figure in bianco  e nero, dove se focalizzi lo sguardo sul bianco vedi una cosa, per esempio un vaso, e se ti fissi invece sul nero ne vedi un’altra, come due profili che stanno per baciarsi.”;
  • “Per innamorarsi a quarant’anni serve una gran dose di follia, lo sai bene. A vent’anni si è già folli, si prende tutto come viene, non si fanno progetti, non ci si aspetta altro che i sogni. Al raddoppio i sogni si sono già infranti, su uomini sbagliati, fuggiti, impegnati. Non è semplice crederci ancora, non è semplice consentire a un estraneo di inserirsi in un meccanismo che già funziona.”;

Sulla sindrome di Asperger posso consigliarvi di guardare i seguenti film:



Dettagli sull'edizione italiana:

La copertina: flessibile
Titolo: La leggerezza del Camaleonte
Autore: Anita Pulvirenti
Lingua: Italiano
Formato brossura con alette
Data di pubbl.: 2020
Casa Editrice: Dea Planeta
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 224