lunedì 22 giugno 2020

Recensione di: Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek


Istanbul, Stamboul, Costantinopoli, Bisanzio, Dersaadet, la città dello stretto dei dardanelli, Bab-i-Ali, la porta della felicità o la porta sublime, come la chiamavano i diplomatici ottomani, oppure Fedora, come una delle città invisibili di Calvino, "la città che è quello che è, ma anche tutto quello che sarebbe potuto diventare", quest’ultimo soprannome affiora alla mente di Anna, ovvero, uno dei personaggi di Rosso Istanbul di Ferzan Ozpetek. Il romanzo racconta il viaggio a Istanbul di Anna e di Michele, una design ed un regista, tornati per far visita ai parenti, in particolare per definire le condizioni di vendita della villa di Michele, con loro ci sono anche Andrea ed Elena, amici con cui hanno condiviso esperienze ed avventure nel passato, tuttavia, quest’ultimi saranno vittime di un sinistro stradale, costringendo lei ad un ricovero in ospedale e lui in fin di vita. Da questo momento, tradimenti, amori proibiti, gelosia, rabbia e smarrimento allontaneranno Anna e Michele, mettendo in crisi il loro matrimonio, scoprendosi diversi ed iniziando un viaggio per ritrovare se stessi mentre si perdono fra le vie di Istanbul.

Secondo il mio punto di vista: il romanzo si divide in venticinque capitoli brevi, raccontando le sensazioni di lui e di lei, quindi, di Anna e di Michele, sfogliando le pagine ho avuto la sensazione di leggere in un primo momento una visione condivisa della vita di questa coppia, per poi separarsi su due binari paralleli, con la vita di lei e la vita di lui. Anna è un personaggio in cerca di attenzioni, di carezze, di sguardi, tutto questo per colmare un vuoto al cuore, infatti, nonostante Michele sia da sempre una presenza stabile nella sua vita, non sembra donargli le dovute sicurezze.
Michele è un personaggio ambiguo, per certi verso ho pensato ad una copia autobiografica di Ferzan Ozpetek, come se fosse il regista nei panni del regista del suo romanzo, ma nello stesso tempo, un personaggio angosciato, con un peso al cuore.
La narrazione è fluida ed anche i dialoghi sono strutturati in tempi bilanciati e nel contesto giusto, in particolare ho apprezzato tantissimo lo stile narrativo di Ferzan Ozpetek, poetico, incantatore e molto attento ai dettagli. Il testo è sublime, sembra di assistere alla scena di uno dei suoi film, una fila di fotogrammi scorrono nella mente del lettore, insieme a dialoghi, azioni, descrizioni dei luoghi, richiami a leggende e tradizioni passate, ed altri elementi della storia di Istanbul rendono il romanzo un’opera unica da leggere e gustare poco alla volta.
Conclusioni: Rosso Istanbul è un romanzo ricco di emozioni e di significati, per chi conosce i film di Ozpetek si renderà conto dei molteplici richiami alle singole scene dei suoi lungometraggi si pensi alla Zia Gùzin, golosa di dolci ma con il diabete mellito, un personaggio molto simile alla nonna del film Mine vaganti interpretata da Ilaria Occhini e poi gli altri riferimenti a Le fate ignoranti, la finestradi fronte, Harem Suare, Napoli velata, La Dea Fortuna.
Sicuramente per i sostenitori del regista italo-turco i libri rappresentano un approfondimento rispetto le pellicole cinematografiche, mentre per curiosi ed appassionati di lettura una gradevole sorpresa, Rosso Istanbul non è il primo e l’ultimo dei libri di Ferzan ma da leggere assolutamente.


Vi lascio con alcune curiosità e frasi estratte da questo splendido libro: 

  • "Impara dai fiori a essere paziente, ad aspettare. Perché i fiori lo sanno, che dopo un gelido inverno arriva la primavera. Bisogna solo avere pazienza, credere nelle proprie forze";
  • "Il vento ora si è fatto più forte, meglio riparare all'interno. E mentre mi alzo per farlo, quell'ombra, quella sensazione d’angoscia, mi assale di nuovo improvvisa, senza un vero perché";
  • "Lei ha sempre pensato che un tradimento, si, può capitare, ma un tradimento alla Anna Karenina, una passione che ti fa tremare i polsi, di quelle che ti fanno buttare all’aria tutta la vita, non una banale storia di scopate con l’assistente dello studio, così banale che per scoprirlo sarebbe bastato guardare dentro al cellulare";
  • "Che cos’ho imparato sull’amore? Quello che ho imparato sull’amore è che l’amore esiste. O forse, più semplicemente, quello che ho imparato e imparo sull’amore è quello che racconto nei miei film, in tutti i miei film. E cioè che non dimentichiamo mai le persone che abbiamo amato, perché rimangono sempre con noi; qualcosa le lega a noi in modo indissolubile, anche se non ci sono più";
  • "Perché è vero: l’amore non fa differenze. Io ho conosciuto moschee e ho conosciuto chiese. Ho amato uomini e amato donne. O forse ho semplicemente amato i ribelli, chi prova a camminare a testa alta";
  • "Il più bello dei mari / è quello che non navighiamo. / Il più bello dei nostri figli / non è ancora cresciuto. / I più belli dei nostri giorni / non li abbiamo ancora vissuti. / E quello che vorrei dirti di più bello / non te l’ho ancora detto";
  • "Ma lascia almeno / ch’io lastrichi di un’ultima tenerezza / il tuo passo che s’allontana” – Majakovskij;


Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: flessibile
Titolo: Rosso Istanbul
Autore: Ferzan Ozpetek
Lingua: Italiano
Formato: Tascabile
Collana: Oscar Bestsellers
Data di pubbl.: 2014
Casa Editrice: Mondadori
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 111

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