lunedì 17 giugno 2024

Recensione di: La fine degli amori e altri addii che trasformano la nostra vita di Claire Marin

I rapporti umani si fondano sulla fiducia reciproca, ma per una serie di motivazioni dipendenti o meno dalla volontà delle parti, tali rapporti o legami possono venir meno, infrangersi. Claire Marin nel suo testo “La fine degli amori e altri addii che trasformano la nostra vita” disegna ed esamina il taglio netto e le conseguenze di questi fili spezzati che legano o continuano a legare due soggetti. Un addio inaspettato, la scomparsa dell’amato, situazioni tali che si verificano quotidianamente, fino a giungere al moderno fenomeno del c.d. “ghosting”, o ancora dell’amore perduto: l’autore designa il quadro delle conseguenze e degli effetti dovuti a tali strappi, dolorosi e sofferenti, che si riflettono sull’identità del soggetto, vittima più o meno inaspettata della perdita.

Tutto ciò perché inevitabilmente siamo umani e rischiamo di ritrovarci con l’anima frammentata, spezzata.

Secondo il mio punto di vista: L’autore affronta il tema della fine di un amore per mezzo di una serie di riflessioni da parte dei soggetti coinvolti, ed esamina anche sfaccettature differenti, arrivando alla conclusione che la fine di un amore/un affetto/un qualunque rapporto è determinata dalla crisi e dalla riscoperta dell’identità del soggetto abbandonato, fino ad una forma di metamorfosi interiore.

Infatti, nell’ambito di una nuova vita anche l’amante con il tempo diventerà simile alla relazione precedente, ripetendo il copione della storia passata. Perché avvenga un cambiamento significativo, l’abbandonato dovrà soffrire e sforzarsi di colmare la sua frattura interiore, mostrando le sue fragilità ma cercando al contempo di reinventarsi, riscoprirsi e rinascere come una persona nuova.

Si tratta di un libro che trasmette il senso profondo della precarietà dell’equilibrio interiore, un testo fluido, scorrevole, dal linguaggio in parte complesso, dovuto al tecnicismo dei concetti richiamati e delle numerose note a piè pagina.

Sono molti anche i riferimenti a filosofi quali Jean Paul Sartre, Albert Cohen, Nick Hornby, Henry Michaux, ed altri autori e pensatori illustri.

Una forma di sofferenza – strappo che mi ha fatto particolarmente riflettere è stata quella che si verifica quanto l’amato/a è vittima dell’Alzheimer: si tratta della fine di un amore peggiore di qualunque altra, perché il non vedersi riconosciuto dall’amato/a con cui una persona ha costruito e vissuto la maggior parte della propria vita, determina una rottura lenta ed agonizzante ed un dolore immenso..
 

Conclusioni:

Il libro in questione è uno scrigno che apre la mente verso prospettive inaspettate, considera la parte dolorosa della fine degli amori, ma nello stesso tempo offre uno spunto di riflessione per poter crescere: non si tratta del solito testo sui sentimenti infranti dalle frasi fatte. Non a caso l’autrice ha ricevuto numerosi premi ed il suo nome spicca nel mondo della letteratura e della filosofia contemporanea a livello internazionale. Poiché si tratta di un libro che mi è piaciuto mi sento di consigliarlo in particolare ad un pubblico adulto e con il desiderio di crescere, di lavorare sulla propria psiche ed anima

Vi lascio con alcune curiosità tratte dal libro:

  • “Può trattarsi di una necessità vitale, di sopravvivenza psichica. Mi libero dell’altro per essere finalmente me stesso. La rottura è la condizione della mia nascita così come della rinascita.”;

  • “Solo i filosofi possono credere, dai fisici greci in poi, che si impari a vivere per tentativi ed errori.”;

  • “In amore, in fondo, quello che si dice è sempre casuale e non significa niente”;

Intervista a Claire Marin sul sito Exagere.it

Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: Brossura
Titolo: La fine degli amori e altri addii che trasformano la nostra vita (Titolo originale Rupture(s)
Autore: Claire Marin
Lingua: Italiano
Collana: Einaudi Stile Libero Extra
Casa Editrice: Einaudi
Data di pubbl.: 4 aprile 2023
Traduttore: Simona Mambrini
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 136

domenica 14 aprile 2024

Recensione di: le strane storie di Fukiage di Banana Yoshimoto

Leggere questo romanzo mi ha ricordato un’altra opera della stressa autrice: “Il coperchio delmare”… malinconia, curiosità ed avventura sono gli elementi principali di questo fantastico libro di Banana Yoshimoto.
L’autrice narra la storia di Mimi e Kodachi Kodama, due sorelle gemelle cresciute nella cittadina di Fukiage, che vivono con una coppia di amici dei propri genitori, poiché il padre è morto in un incidente stradale e la madre giace in coma in un ospedale. In realtà dietro questo misterioso incidente c’è molto di più, cosicché Kodachi, la più coraggiosa delle sorelle, decide d’indagare e di far luce sulla questione. Nel romanzo verranno alla luce le origini “mezzo sangue” delle sorelle Kodama, l’arte della negromanzia praticata della madre, le usanze curiose degli abitanti di Fukiage, le strane storie di fantascienza e dell’orrore che si raccontano su questa città. Decisivo sarà l’incontro con l’abominevole e peloso Isamu, nonché la scoperta dello strano legame fra una tartaruga e la madre di Mimi e Kodachi.

Secondo il mio punto di vista: La trama è lenta, sembra quasi che l’autrice voglia trasmettere il senso dell’attesa, la stessa attesa legata al possibile risveglio della madre delle sorelle Kodama. Il lettore legge con grande entusiasmo spinto dalla curiosità di svelare il mistero dell’incidente della famiglia protagonista.
La Kodachi percorre un viaggio tra le vie di Fukiage, ma nello stesso tempo con la mente ricorda la tragedia della morte del padre e cerca delle risposte negli eventi passati, come se tutta la sua indagine fosse anche una sorta di viaggio interiore.
Banana Yoshimoto da sempre nei suoi testi trasmette quella forte malinconia mista ad una riscoperta vitalità e alla vita misteriosa dei suoi personaggi, si sofferma molto sulla descrizione dei luoghi e dei dettagli, da cui si evincono usanze e costumi della sua tanto amata cultura nipponica. Tra una lenta descrizione e l’altra spesso emerge una frase, una piccola perla di saggezza che interrompe la vitalità delle scoperte per condurre il lettore a riflettere. Purtroppo tale suo tratto distintivo non è sempre apprezzato. 

Conclusioni: Il testo, per chi conosce l’autrice, propone un’idea già collaudata nelle sue opere passate. Si pensi al coperchio del mare, a l’abito di piume, ma questo romanzo acquista punti perché rispetto al passato emerge una penna più scorrevole, meno retorica, più matura e dai testi più completi nella descrizione di personaggi, luoghi, emozioni.
Alla luce di quanto sopra descritto, non mi resta che consigliare questo libro a chi volesse approcciarsi ad una lettura semplice, scorrevole, intensa, capace di trasportarti in un’atmosfera misteriosa dall’altra parte del mondo.

Vi lascio con alcune frasi e curiosità tratte dal libro:

  • “Può anche non crederci. E’ questo potere che ci consente di vivere nel modo che vede. Volevo solo capire fino a che punto il suo cuore possiede l’elasticità necessaria ad accogliere l’ignoto”;

  • In quello stato mentale così precario mi sono documentato in merito alle strane storie che si raccontano su questa città, storie che sembrano di fantascienza o dell’orrore, e che ti fanno perdere di vista il confine tra vita e morte;

  • La fiducia è una luce che illumina il cuore e risplende dall’interno delle persone”;


Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: Flessibile
Titolo: Le strane storie di Fukiage
Autore: Banana Yoshimoto
Lingua: Italiano
Traduzione: Gala Maria Follaco
Collana: I Narratori
Casa Editrice: La Feltrinelli
Data di pubblicazione: Ottobre 2022
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 158


domenica 25 febbraio 2024

Recensione di Canto di Natale di Charles Dickens

I grandi classici sono quelle opere letterarie senza tempo, dotate di una trama solida e di uno stile letterario fluido, in grado di resistere alle mode temporanee e di rimanere attuali in qualunque epoca.
In questa mia recensione mi occuperò del “libriccino di fantasmi” intitolato “Canto di Natale” di Charles Dickens.  È un testo ristampata da numerose case editrici e riadattato al cinema e alla televisione: al giorno d’oggi chi non ha mai sentito parlare dell’avarizia del signor Scrooge? Penso che tutti conoscano almeno un aspetto di questo racconto e sappiano che la visita dei fantasmi del Natale passato, presente e futuro abbiamo cambiato l’animo del protagonista di questa breve ma immortale storia. Essa è ambientata verso la metà del 1800, tanto che i riferimenti del periodo storico, con le leggi, la cultura ed i costumi dell’epoca vittoriana si evincono chiaramente dai personaggi di Dickens, ed al contempo dalle postille presenti nel testo.
La Vigilia di Natale il ricco e avido Ebenizer Scrooge rifiuta l’invito di trascorrere il Natale in compagnia del nipote Fred, figlio della defunta sorella. L’avaro protagonista si ritira pertanto nella sua dimora e, durante la gelida notte della vigilia, riceve la visita del suo defunto socio Jacob Marley, che lo ammonisce riguardo la sua terribile condotta: chiunque si comporti così farà la sua stessa fine, cioè quella di un’anima eternamente dannata e tormentata.

Al fine di far cambiare idea a Ebenizer Scrooge, Marley gli propone la visita del fantasma del Natale passato nelle vesti di un fanciullo, poi quella del fantasma del Natale presente nella versione di un gigante, ed infine di uno spettro dal volto coperto e dal mantello nero, che rappresenta il fantasma del Natale futuro.
In compagnia di questi Scrooge avrà modo di vedere la fame, la miseria e la tristezza del suo impiegato Bob Cratchit, i giochi e la spensieratezza del nipote Fred, e la fine miserabile che lo aspetta.

Un testo ricco di riferimenti alle tradizioni popolari dell’epoca in cui visse il suo autore Charles Dickens e con una profonda morale, che lascio scoprire a voi cari amici lettori.

Secondo il mio punto di vista: il Canto di Natale è un testo scorrevole, pieno di colpi di scena, le parole s’incastrano da sole, è caratterizzato da un linguaggio semplice, fluido e non particolarmente forbito, l’unica difficoltà è data dalle postille e dai riferimenti alla cultura, agli usi e alle tradizioni del tempo e del luogo in cui fu scritto.

Nel complesso il libro non annoia il lettore, anzi si legge tutto di un fiato. Il testo è accessibile al grande pubblico. Si pensi al richiamo alla tradizione di cucinare il tacchino per Natale, menzionata nel testo edizione Bompiani  a pagina 112 (in questo passo del libro il protagonista regala un grosso tacchino al suo impiegato Bob Cratchit).
Il punto di forza del “Canto di Natale” è dato da una parte dalla curiosità di scoprire se l’avido Ebenizer Scrooge diventerà più generoso e dall’altra parte dalla morale in esso contenuta, ovvero per usare le parole del testo:
“Il percorso di ogni uomo prefigura un epilogo che, perseverando, si rivelerà inevitabile”… “Ma se muta il percorso, anche l’epilogo sarà diverso”.
Quindi l’invito di Charles Dickens è di seguire i passi di Scrooge abbandonando una condizione di miseria morale per una vita più ricca di gioia, di felicità in compagnia degli affetti, con la consapevolezza che il tempo è denaro ma che ciò può accadere fino all’ultimo giorno di vita: il Canto di Natale è e rimarrà sempre una storia di speranza.
Sicuramente il testo è in parte un’opera biografica, così come Oliver Twist o ancora David Copperfield: mi riferisco alla condizione di miseria in cui visse l’autore prima di diventare un celebre scrittore affermato, elemento che si evince in molti dei suoi scritti.

Conclusioni: Il Canto di Natale è un classico della letteratura, un’opera immancabile nella libreria di ogni lettore, da un mio punto di vista strettamente personale collego anche il ricordo di un viaggio, perché ho portato il libro in vacanza con me, facendomi compagnia all’estero al bancone di un caffè.

Consiglio vivamente di regalare e/o leggere questo libro in qualsiasi giorno dell’anno non necessariamente a Natale, perché fino alla fine c’è speranza di diventare più generosi verso il prossimo.

Vi lascio con alcune curiosità tratte dal libro:

  • “Solitamente per scrivere un racconto sono necessari diversi mesi, a volte anni. Charles Dickens invece scrisse “Canto di Natale” in appena 6 settimane, tra l’ottobre e il dicembre 1843. Non fu un periodo semplice per lo scrittore, che affermò di essere diventato quasi pazzo per finire la storia in così poco tempo.”;

  • “Appena pubblicato, la Illuminated Library di Parley stampò illegalmente una copia di “Canto di Natale” e così Dickens la citò in giudizio. Lo scrittore vinse la causa ma fu costretto a pagare tantissime tasse.”;

  • “Charles Dickens lesse tantissime volte in pubblico il suo libro. Lo faceva sorseggiando rum con panna, champagne e cherry. Il pubblico rimaneva estasiato dalla lettura.”;

  • “Appena dopo qualche settimana dopo l’uscita del libro “Canto di Natale” divenne una sceneggiatura teatrale firmata da Edward Stirling. Al cinema invece è stato riadattato più di 20 volte.”;

  • "Canto di Natale non è solo una favola ma una vera e propria critica alla società inglese dell’epoca.";

  • “Ultima versione riadattata per Netflix del Canto diNatale nel 2022”.

Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: Cartonato
Titolo: Canto di Natale (A Chrismas Carol)
Autore: Charles Dickens
Lingua: Italiano
Collana: I Classici Bompiani
Casa Editrice: Bompiani editore
Data di pubblicazione: 31 agosto 2022
Traduttore: Sergio Claudio Perroni
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 128


lunedì 27 novembre 2023

Recensione di: Tra Verità e Apparenza. Pensieri, delitti, intrighi di Francesco Sgalambro

Alla stregua di un giallo, il romanzo inizia in un misterioso paese della Sicilia, con il ritrovamento di un cadavere in abito talare e con un particolare anello al dito. Il commissario Saro Tarantino con la collaborazione di Don Totò Sansa, suo caro amico e consigliere fidato, dovranno risolvere il mistero nascosto dietro questo omicidio.
Le indagini coinvolgeranno in prima persona il marchese Titta Sangraro e la marchesa Marta Torretta, offrendo al lettore durante la narrazione diversi spunti di riflessione e numerosi elementi che arricchiranno la trama, mai banale. Da un sospetto di delitto passionale sino ai legami con un'associazione massonica di rilievo internazionale: tutto ciò e molto altro ancora in questo breve romanzo ricco di colpi di scena scritto da
 Francesco Sgalambro.

Secondo il mio punto di vista: Il testo è una chicca per pochi, un testo immancabile in una libreria, perché a differenza dagli altri gialli, l’autore arricchisce la trama con moltissimi elementi senza mai annoiare il lettore e dimostra di avere una cultura ma anche una capacità d’intrattenimento unica. 
La penna di Sgalambro corre veloce e fluida, in brevi capitoli ma ricchi di elementi descrittivi, densi, da cui si coglie uno stile elegante, piacevole e scorrevole, in particolare l’autore riporta moltissimi concetti chiave in grado di stuzzicare la curiosità del lettore e imbastendo la trama di elementi importanti per la risoluzione del giallo. Si aggiunge altresì, la menzione di numerosi autori illustri ed il richiamo al loro pensiero e alle loro opere, quali: Isaac Asimov, Joseph Schumpeter, Fabrizio Salina, Eraclito, Salvador Dalì, Rita Levi Montalcini, Karl Kraus, Luigi Pirandello, Andrea Camilleri.

Il narratore si mostra come molto saccente, a giudicare dalla sua cultura letteraria e dai ragionamenti dei suoi personaggi Don Totò e Saro; dunque un sapere immenso, invidiabile, apprezzatissimo per la finezza della logicità e la concatenazione degli eventi del suo racconto. 
Tutti i pezzi del puzzle si incastrano alla perfezione, nulla sembra essere lasciato fuori posto, salvo che per diletto o per beffa dell’autore quando, sul finire del romanzo, si prende gioco del lettore, lasciando un margine di dubbio.
Quel vedo e non vedo inserito nel capitolo giusto rende ancora più unico il romanzo con le sue parole e le sue sfumature..

Conclusioni: Il testo di Francesco Sgalambro è stato in grado di divertirmi e di appassionarmi con i suoi pensieri, con le sue analogie ed i suoi sillogismi, accompagnato dalla curiosità di dare un senso hai fatti narrati, per scoprire il capo della matassa e scorgere l’autore del delitto. Alla luce di questo con un sorriso sulle labbra non mi resta che consigliare vivamente la lettura di questo libro meraviglioso.

Vi lascio con alcune frasi e curiosità tratte dal libro:

  • “Senza il ricordo non si può percepire il cambiamento. Allora Eraclito aveva ragione: tutto scorre e non si ferma e, anche se non ce ne rendiamo conto, noi scorriamo con lui”;

  • “Rare sono le persone che usano la mente, poche quelle che usano il cuore, e uniche quelle che usano entrambi” - Rita Levi Montalcini;

  • “La libertà di pensiero ce l’abbiamo. Adesso ci vorrebbe il pensiero” – Karl Kraus;

  • “Di fronte a tante possibilità di scelta, la scelta migliore è quella di non scegliere” – Il paradosso di Barry Schwartz;

Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: Flessibile
Titolo: Tra Verità e Apparenza. Pensieri, delitti, intrighi
Autore: Francesco Sgalambro
Lingua: Italiano
Collana: Il Brivido
Casa Editrice: La Feluca Edizioni
Data di pubbl.: 2023
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 111

sabato 28 ottobre 2023

Recensione di: Le braci di Sàndor Màrai

Nessun titolo potrebbe essere più indicato di quello scelto da SàndorMàrai per il suo bellissimo romanzo, “le braci”, perché come dicono le sue parole“solo le passioni vivono e bruciano e chiedono vendetta al cielo”.
I due personaggi principali dell’opera,  Konrad ed Henrik, si ritrovano ormai anziani nella lussuosa dimora del primo, dopo quarantuno anni, non per un semplice saluto ma per dare una spiegazione ai fatti che li hanno tormentati, per rendere giustizia alla memoria di Kriszina, la moglie defunta del primo. La dura verità che lega i due protagonisti li fa ardere nell’animo, per l’appunto, come le braci, mentre fuori incalzano le rughe e la nostalgia di un passato lontano.

Secondo il mio punto di vista:
 
Il romanzo di Sàndor Marài è un libro che ci fa vivere di attesa: durante la lettura ero curioso di scoprire la realtà dei fatti che legavano Konrad, Henrik e Kriszina, verità legata ad un profondo segreto celato nel passato. Così, mentre cresceva in me il desiderio di svelare il mistero, l’autore con una scrittura lenta ma scorrevole, mi ha donato il piacere della lettura parimenti lenta, ma che non annoia. Pur non trattandosi di un giallo, il romanzo mi ha coinvolto con la stessa intensità.

L’autore ci aiuta a riflettere su una grande verità: da un lato le passioni sono il motore del mondo, per il desiderio d’amore o di vendetta si può arrivare ad uccidere o perdonare; dall’altro il rancore può tenere in vita le persone per più di quarant’anni, senza che mai le stesse pensino alla morte.
Ascoltando “Fantaisie Polonaise” di Chopin dell’inizio del Novecento, esattamente come i protagonisti di Marài, ho immaginato ogni dettaglio descritto nel romanzo e mi sono sinceramente emozionato.
La storia scorre lenta, l’autore dona ampio spazio alla descrizione di paesaggi e dei dettagli, cercando di arricchire la narrazione solamente nella seconda parte del testo, quando si evince il motivo della visita di Henrik al generale. Da quel momento in poi la penna di Màrai scorre più rapida, con una descrizione dei fatti incalzante e sempre più introspettiva, come se volesse sottolineare il tormento ed il rancore del suo Konrad, fino alla fine.

Conclusioni: Il testo in esame è un’opera unica, se pensiamo solamente al periodo storico in cui fu scritto. Passano i secoli, ma le emozioni più forti non cambieranno mai.
Màrai è stato talmente bravo a descrivere i sentimenti di un uomo, che anche chi legge il testo a distanza di un secolo si immedesima perfettamente nell’umanità dei suoi personaggi e rendono il testo sempre attuale.
Mi sento vivamente di consigliare questo libro, il linguaggio non è particolarmente complesso o forbito, pertanto può essere letto da chiunque.

Vi lascio con alcune frasi e curiosità tratte dal libro:

  • “La vita è tutto un dovere, bisogna sopportare anche la musica. Non ci si può mostrare annoiati davanti ad una signora”;

  • “Qual era il significato di questo potere? In ogni rapporto di potere esiste sempre un lieve, quasi impercettibile disprezzo nei confronti di colui che dominiamo. Siamo in grado di dominare interamente l’altro solo se giungiamo a conoscere, a capire e a disprezzare con molto tatto chi è costretto a piegarsi a noi;

  • “Pronunciare il nome Vienna era come far vibrare quel diapason. Osservavo la persona con cui stavo parlando per vedere come reagiva. Era il mio modo di mettere le persone alla prova. Chi non aveva alcuna reazione non faceva al caso mio. Perché Vienna non è soltanto una città, il suo nome ha un suono che alcuni sentono vibrare in fondo all’anima per sempre e altri no. E’ stata la cosa più bella della mia vita”;

  • “Sono estremamente rare le persone le cui persone coincidono alla perfezione con la realtà della loro vita. Forse è il fenomeno più raro che esista al mondo”;

  • “Le due vite fluivano assieme, con lo stesso lento ritmo vitale dei corpi molto anziani. Si conoscevano a fondo, più di quanto si conoscano madre e figlio, più di due coniugi. La comunione che univa i loro corpi era più intima di qualsiasi altro vincolo”

Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: Flessibile
Titolo: Le Braci
Autore: Sàndor Màrai
Lingua: Italiano
Formato: tascabile
Casa Editrice: Gli adelphi
Data di pubbl.: 2018
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 181

domenica 9 aprile 2023

Recensione di: Pensavo fosse amore invece era un caso umano di Claudia Venuti

Quante volte abbiamo sentito la solita banale frase: “Sono appena uscito da una relazione. Non voglio una relazione seria. Voglio stare solo, sto bene così” oppure “tu sei perfetta, il problema non sei tu, sono io”, parole ormai comuni, che altro non sono che scuse di circostanza, specchio di relazioni terminate senza il lieto fine. Claudia Venuti, nel suo libro utilizza una narrazione ironica, semplice e scorrevole per raccontare le sue vicissitudini amorose con differenti tipi di uomini, perfetti amanti e Casanova in grado di sostenere più relazioni contemporaneamente, di abbagliare e conquistare qualunque donna, di farla sentire per un attimo unica e speciale per poi farla cadere in un baratro di bugie fatto di vite parallele degne delle migliori sceneggiature di Hollywood.
Dal timido, all’uomo audace, bello e acculturato, all’uomo in apparenza perfetto, passionale, palestrato e sportivo, uomini ed avventure: il libro diviso in 11 capitoli racconta le disavventure della protagonista alla ricerca della persona giusta.

Secondo il mio punto di vista: il romanzo è sobrio, ironico, piacevole, molto scorrevole, per nulla noioso; l’autrice descrive le numerose esperienze con questi “tipi di uomini” senza mezze misure e senza troppi giri di parole, anzi durante la lettura si percepisce il cammino di crescita compiuto della protagonista. Una delusione dopo l’altra matura la sua idea di uomo ideale, perché molte volte i soggetti che si incontrano appaiono come le persone più naturali e stabili del mondo, senza far trasparire nulla di strano, conquistando una donna per la loro sincerità e per la loro sicurezza e protezione, in un certo senso dalla loro condotta una donna si sente veramente unica. Solo in un secondo momento viene meno tale velo d’ipocrisia, cadendo la maschera dell’uomo perfetto e da ammaliatore.
Il libro mi ha veramente coinvolto tanto, mi sono affezionato alla protagonista ed in certi momenti mi ha suscitato tenerezza, alle volte il finale di una relazione mi ha sorpreso mentre in altri capitoli mi sembrava scontato. La narrazione si presta ad alcuni punti di riflessione: nonostante l’innato sesto senso delle donne, nel mondo in cui viviamo trovare la persona giusta con cui costruire una relazione stabile e duratura non è per nulla facile. Personalmente sono passato da un capitolo all’altro senza sosta, senza rendermene conto, ho molto apprezzato le immagini dei messaggi in stile WhatsApp. Il romanzo mi è sembrato molto moderno
.

Conclusioni: Claudia Venuti ha il pregio di aver affrontato in chiave biografica le differenti tipologie di relazioni tossiche senza drammatizzare troppo, ma con lo scopo di trasmettere un messaggio per tutte le donne: continuare nella ricerca ma fidarsi sempre dei loro “campanelli d’allarme” in presenza di un bugiardo e conquistatore seriale, perché l’amore vero esiste.
Dall’altra parte il libro si rivolge anche agli uomini, per invitarli ad essere meno stronzi (parliamoci chiaro!) e più sinceri alla prima occasione, avendo il coraggio di troncare una relazione senza creare false aspettative nei confronti delle donne.

Vi lascio con alcune frasi e curiosità tratte dal libro:

  • “Arriva il momento in cui si scrive la parola fine e bisogna farlo per il proprio bene, bisogna proteggersi, in maniera accurata e minuziosa, proprio con lo stesso amore che doniamo agli altri, sperando che ci venga restituito allo stesso modo, con la stessa trasparenza e onestà, con lo stesso valore. Mettere da parte alcune persone, allontanarle da noi è dalla nostra vita, significa farci un regalo. Ciò che siamo è prezioso e non tutti meritano di conoscere e vivere ciò che abbiamo dentro.”; 

  • “L’amore non c’entra niente con tutto ciò che ruota intorno all’egoismo e al menefreghismo”;

  • “Un bravo consulente finanziario non si occupa di mercati, non si occupa di tassi. Per questo ci sono già figure dedicate e molto più specializzate e competenti: gli analisti, i gestori. Un bravo consulente finanziario si occupa delle persone”;

  • “Ci sono persone che passano la loro vita a interpretare ruoli che non appartengono loro, persone incapaci di conoscersi a fondo, di farsi delle domande, di capire chi siano che vivranno e quale potrebbe essere il loro posto nel mondo. Persone che vivranno sempre nel limbo di se stesse e che, di tanto in tanto, riusciranno a trascinare qualcuno nel loro buco nero fatto di menzogne e di scappatoie, pur di non uscire allo scoperto. Ci sono persone che non sanno e non vogliono mai guardarsi allo specchio, interrogarsi sui propri errori, riconoscerli e provare a essere migliori. Persone da cui stare alla larga per non finire nel loro baratro.”.


Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: Rigida
Titolo: Pensavo fosse amore invece era un caso umano
Autore: Claudia Venuti
Lingua: Italiano
Formato: Brossura
Casa Editrice: Sperling & Kupfer
Data di pubbl.: 2022
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 195


sabato 17 settembre 2022

Recensione di: Spatriati di Mario Desiati

Se volete stupire e conquistare le masse occorre necessariamente rompere gli schemi, scrivere qualcosa di anticonvenzionale, uno specchio liberale delle tendenze del momento: ecco che sarete incoronati vincitori del premio Strega 2022, esattamente come è successo a Mario Desiati col suo "Spatriati". Il testo racconta la storia Claudia Fanelli e Francesco Veleno, sorella e fratello senza vincoli di sangue facenti parte di una famiglia allargata, ambientata a Martina Franca in Puglia, dove lei con animo ribelle e anticonformista, all’inizio decide di studiare a Londra, per poi trasferirsi a Milano ed infine a Berlino, frequentando uomini giovani e maturi ed anche donne, sperimentando i piaceri del sesso e conducendo una vita sregolata. Francesco, invece, ha scelto di vivere nel luogo in cui è nato con tutte le dicerie di paese e svolgendo l’attività di agente immobiliare, per poi trasferirsi a Berlino e frequentare Andria, un uomo siriano senza i pregiudizi di Martina Franca, amante presentato da Claudia e con cui anche lei aveva una relazione aperta. La storia termina nel loro paese natale.

Secondo il mio punto di vista: parto dal presupposto che scrivere questa recensione non è stato per nulla facile, perché un libro può anche non piacere nonostante abbia ricevuto elogi e premi. Nel corso della lettura ho avuto la sensazione che i personaggi Francesco e Claudia vivano ogni giorno seguendo le loro emozioni, con quel trasporto che riempie l’anima di vita e non lascia mai il senso dello smarrimento e della solitudine, un vivere "qui e adesso", senza riferimenti alcuni. Entrambi non hanno delle famiglie concluse, nessun modello di riferimento, nessun valore gli è stato tramandato ed in relazione a questo si sentono liberi di vivere fuori dagli schemi sociali, senza legarsi a niente e nessuno. Quest’assenza di riferimenti trasmette il senso proprio del libro, essere “Spatriati” senza patria ovvero senza padri.

La mancanza di un obiettivo, il turbamento costante, il bisogno di cercare se stessi ovunque, dentro e fuori altri corpi di sconosciuti, la facilità con cui viene azzerato tutto per ricominciare altrove o con qualcun altro, la sostanziale mancanza di attitudine rende il lettore confuso e disorientato. Sembra mancare una bussola ai protagonisti di Desiati, proprio come manca a tanti di noi, ma questo vivere nell'ombra della sua sorellastra  (nel caso di Francesco) o il prendere decisioni di puro istinto (come Claudia), spesso senza pensare alle ripercussioni che queste avranno sugli altri, sfocia in un infinito egoismo, schiacciando valori e forme di convenzioni sociali.
La trama nella prima parte è concentrata sull’adolescenza dei personaggi e scorre in modo veloce ed incalzante, mentre la seconda racconta delle loro scelte di vita da adulti, il racconto scorre in modo fluido e dettagliato, intreccia gli avvenimenti di Francesco e Claudia con inattesi colpi di scena, per questo non annoia il lettore. Il linguaggio è forbito, non mancano parole in tedesco e riferimenti a canzoni ed autori vari, in particolare autori pugliesi come Rina Durante, Maria Corti, Maria Marcone e Franco Cassano.

Conclusioni: nonostante spatriati non rientri fra i miei libri preferiti, possono definirlo attuale e giovanile, dal momento che lo trovo abbastanza in linea con lo spirito liberale e con le mode del momento; tuttavia, non mi sento di consigliarlo senza “precauzioni”, ovvero lo trovo più indicato per un pubblico adulto.

Vi lascio con alcune frasi e curiosità tratte dal libro:

  • “La vita mancata è sempre migliore di quella vissuta.”;

  • “Le cose di famiglia hanno un’anima e i giapponesi dicono che dopo cinquant’anni cresce in loro lo spirito”;

  • “Ricordai quando, un giorno, arrabbiata con mio padre, mia madre mi aveva detto di non innamorarmi di chi tira di scherma perché dopo che ti ha infilzato arretra e lei era stufa di gente che arretra.”

  • “Si c’è Andria, uno che ha avuto milioni di casini in più di quelli che abbiamo avuto noi, uno che mi ha insegnato che a volte bisogna fare come il metallo, prendere la forma dei colpi che ci dà la vita”;

  • “Eravamo usciti dalle nostre famiglie riportando ferite profonde, ma le nostre famiglie non erano uscite da noi.”

  • Il cuore é una casa con due camere da letto: una é quella del dolore, l’altra quella della gioia. Non si può ridere troppo fragorosamente, altrimenti il dolore si sveglia. Purtroppo, non può accadere il contrario, perché la gioia é sorda. - Kafka intervista a Gustav Janouch


Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: rigida
Titolo: Spatriati
Autore: Mario Desiati
Lingua: Italiano
Formato: rilegato
Collana: Supercoralli
Casa Editrice: Einaudi
Data di pubbl.: 2021
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 288