Alla stregua di un giallo, il romanzo inizia in un misterioso paese della Sicilia, con il ritrovamento di un cadavere in abito talare e con un particolare anello al dito. Il commissario Saro Tarantino con la collaborazione di Don Totò Sansa, suo caro amico e consigliere fidato, dovranno risolvere il mistero nascosto dietro questo omicidio.
Le indagini coinvolgeranno in prima persona il marchese Titta Sangraro e la marchesa Marta Torretta, offrendo al lettore durante la narrazione diversi spunti di riflessione e numerosi elementi che arricchiranno la trama, mai banale. Da un sospetto di delitto passionale sino ai legami con un'associazione massonica di rilievo internazionale: tutto ciò e molto altro ancora in questo breve romanzo ricco di colpi di scena scritto da Francesco Sgalambro.
Secondo il mio punto di vista: Il testo è una chicca per pochi, un testo immancabile
in una libreria, perché a differenza dagli altri gialli, l’autore arricchisce
la trama con moltissimi elementi senza mai annoiare il lettore e dimostra di
avere una cultura ma anche una capacità d’intrattenimento unica.
La penna di Sgalambro corre veloce e fluida, in brevi capitoli ma ricchi di
elementi descrittivi, densi, da cui si coglie uno stile elegante, piacevole e
scorrevole, in particolare l’autore riporta moltissimi concetti chiave in grado
di stuzzicare la curiosità del lettore e imbastendo la trama di elementi importanti
per la risoluzione del giallo. Si aggiunge altresì, la menzione di numerosi
autori illustri ed il richiamo al loro pensiero e alle loro opere, quali: Isaac
Asimov, Joseph Schumpeter, Fabrizio Salina, Eraclito, Salvador Dalì, Rita Levi
Montalcini, Karl Kraus, Luigi Pirandello, Andrea Camilleri.
Il narratore si mostra come molto saccente, a
giudicare dalla sua cultura letteraria e dai ragionamenti dei suoi personaggi
Don Totò e Saro; dunque un sapere immenso, invidiabile, apprezzatissimo per la
finezza della logicità e la concatenazione degli eventi del suo racconto.
Tutti i pezzi del puzzle
si incastrano alla perfezione, nulla sembra essere lasciato fuori posto, salvo
che per diletto o per beffa dell’autore quando, sul finire del romanzo, si
prende gioco del lettore, lasciando un margine di dubbio.
Quel vedo e non vedo inserito nel capitolo giusto rende ancora più unico il romanzo
con le sue parole e le sue sfumature..
Conclusioni: Il testo di Francesco Sgalambro è stato in grado di divertirmi e di appassionarmi con i suoi pensieri, con le sue analogie ed i suoi sillogismi, accompagnato dalla curiosità di dare un senso hai fatti narrati, per scoprire il capo della matassa e scorgere l’autore del delitto. Alla luce di questo con un sorriso sulle labbra non mi resta che consigliare vivamente la lettura di questo libro meraviglioso.
Vi lascio con alcune frasi e curiosità
tratte dal libro:
- “Senza il ricordo non si può percepire il cambiamento. Allora Eraclito
aveva ragione: tutto scorre e non si ferma e, anche se non ce ne rendiamo conto,
noi scorriamo con lui”;
- “Rare sono le persone che usano la mente, poche quelle che usano il
cuore, e uniche quelle che usano entrambi” - Rita Levi Montalcini;
- “La libertà di pensiero ce l’abbiamo. Adesso ci vorrebbe il pensiero” –
Karl Kraus;
- “Di fronte a tante possibilità di scelta, la scelta migliore è quella di non scegliere” – Il paradosso di Barry Schwartz;
Dettagli sull’edizione italiana:
La copertina: Flessibile
Titolo: Tra Verità e Apparenza. Pensieri, delitti, intrighi
Autore: Francesco Sgalambro
Lingua: Italiano
Collana: Il Brivido
Casa Editrice: La Feluca Edizioni
Data di pubbl.: 2023
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 111
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