giovedì 30 luglio 2020

Recensione di: Il dolce domani di Banana Yoshimoto


La sensibilità e la finezza d’animo di tale scrittrice si percepisce non solo dalle pagine del libro, ma anche dal motivo che ha determinato la stesura del testo, ovvero, come si legge dalla post prefazione, a pag.101, per via del terremoto di Fukushima dell’11 marzo 2011 e la conseguente scomparsa di molte persone, ha suscitato in Banana Yoshimoto il desiderio di poter dare il suo contributo verso tutti i sopravvissuti, ovunque essi siano. Il testo in oggetto, racconta la storia di Ishiyama Sayoko, sopravvissuta ad un sinistro stradale dove perse la vita il suo compagno Yȏichi, in seguito all’incidente, la protagonista si trova in bilico fra vita e la morte e ricorda di aver incontrato nell’aldilà il nonno ed il suo fedele cane da compagnia. Superstite dopo un bastone di ferro conficcato nello stomaco e delle vistose cicatrici alla Frankenstein sullo scalpo, Sayo-chan, dedica la sua vita alla custodia e alla salvaguardia i libri e le opere artistiche del defunto fidanzato, in compagnia dei suoceri con cui conserva un legame molto forte. Durante il romanzo Sayo-chan è alla ricerca del suo Mabui, ovvero, qualcosa che assomiglia sempre più all’anima, subito dopo il sinistro scopre di avere la capacità di vedere i fantasmi e si trasferisce in un palazzo fatiscente dove abita e conosce Ataru e la sorella Kitakaze, nonché figli della defunta Sazanka, che solo lei vede. Il romanzo prosegue fra visite di fantasmi e serate al locale di un personaggio enigmatico di Okinawa, ma che in realtà è in grado di vedere i fantasmi anche lui, il resto è tutto da leggere.

Secondo il mio punto di vista: l’intero romanzo si compone di quasi 100 pagine, devo ammettere di averla trovata una lettura piacevole e tranquilla, tuttavia ho avuto la sensazione che dopo il sinistro stradale, Sayo-chan, nonostante lei fosse turbata dalla scomparsa di Yȏichi, si scopre maggiormente viva solamente dopo l’incidente e la perdita di conoscenza fra la vita e la morte, il pregio della scrittrice nipponica è quello di evidenziare il desiderio di vita come un dono che si valorizza solo ad un passo dal punto di non ritorno, regalando tale romanzo a tutti i sopravvissuti del terremoto del 2011 che come Sayo-chan hanno vissuto un esperienza simile.
La ricerca del Mabui (dell’anima secondo le credenze di Okinawa), accompagna Sayoko fino alla fine del libro, quindi terminato il viaggio, lei ritrova la sua anima ed il desiderio e la gratitudine verso la vita.
L’autrice giapponese ha il grande dono di trasmettere serenità al lettore, quella pace dei sensi che una pagina dopo l’altra cerca e riscopre Sayoko, pertanto, la descrizione dell’emozioni e la profondità dei sentimenti, emerge in uno stile elegante, morbido e leggero.
Anche i dialoghi sono sobri e scorrevoli, brevi ed al punto giusto, mentre una caratteristica unica della Yoshimoto è la descrizione dell’ambiente circostante, richiamando la natura e le bellezze di Tokyo e Kyoto in modo semplice e dettagliato.
Sicuramente un altro messaggio che possiamo cogliere fra le righe è l’importanza di farsi ricordare dopo la morte, messaggio già richiamato in passato nei “Sepolcri” di Ugo Foscolo, ma che per la filosofia orientale evidenzia l’importanza ed il rispetto dei defunti.

Conclusioni: sul giornale La lettura del mese di giugno 2020, è stata pubblicata un’intervista a Banana Yoshimoto dove racconta di aver scritto tale romanzo dopo l’incidente di Fukushima del 2011 e parlando dell’aldiquà e dell’aldilà ammette: “in certi istanti si chiude uno squarcio sull’altro mondo. Le religioni delineano confini: ma per raccontare il mistero dell’anima è quasi più necessario un approccio scientifico”, da qui si coglie la sua visione profonda e quasi analitica del fenomeno morte, descrivendo i fantasmi come degli emissari che ci fanno compagnia per vegliare su di noi.Alla fine dell’intervista l’autrice giapponese ha dichiarato che non scriverà più libri, dedicando il suo tempo alla stesura di piccoli racconti online.
Alla luce dei fatti, “Il dolce domani” rappresenta un libro da collezione se dovesse risultare l’ultimo testo della Yoshimoto, un romanzo maturo, frutto dei testi precedenti, rappresentando l’apice della bravura letteraria di tale autrice ma nello stesso tempo espressione di un pensiero di pace spirituale cresciuto e consolidato nel tempo.Posso affermare di essere rimasto incantato e sorpreso come non mi accadeva da lungo tempo leggendo un libro della Yoshimoto, leggetelo anche voi, vi piacerà.

Vi lascio con alcune curiosità e frasi estratte da questo splendido libro: 
  •        “Datti ancora un po' da fare sulla terra. Il tuo ragazzo se l’è filata troppo in fretta e non sono riuscito a incontrarlo, pazienza. Ma tu devi tenere duro. Vivere è la cosa più importante, quindi vivi. Non pensare agli altri, ma a tuo padre e tua madre cerca di stare vicino. La pancia ti fa male, per un po' te la vedrai brutta. E non parlo di un dolore lancinante, ma piuttosto di uno stillicidio, quindi non sarà facile. Porta con te il ricordo di questo paesaggio, serbalo nel cuore. Da qualche parte, in profondità, ti aiuterà ad andare avanti.”;
  •     “Ma le opere vivevano ancora nei parchi, nelle hall degli hotel, nei giardini dei musei, e non c’era niente di effimero in tutto questo. Irradiavano i colori della vita che lui aveva conferito loro, e a furia di rincorrerle cominciavo ad avere chiaro il fine del mio lavoro. Le sue opere non erano lui. Ma lo mettevano in comunicazione con il presente, anche se era morto, ed erano dotate di vita propria. Avevo persino la sensazione che circolasse in esse un’energia pari a quella che anima gli esseri umani.”;
  •        “Non sarei fuggita, e nel momento in cui presi questa decisione capii finalmente cosa voleva dire perdere il mabui. Quella sensazione di familiarità con la morte somigliava a ciò che si prova quando, di notte in una camera d’albergo, ci ritroviamo privati del palcoscenico si cui viviamo la nostra vita.”;
  •        “Dopo l’incidente mi resi conto che sono piccoli gesti come questo a cementare le amicizie. Non è come parlare per intere notti, dormire o viaggiare insieme, si tratta di piccole premure che ci scambiamo quotidianamente e che a poco a poco diventano fortezze di fiducia.”;
  •        “L’inquietudine è una reazione tipica per quelli a cui si è aperto un buco nella pancia. Prova a leggere le opere tarde di Natsume Soseki. A prima vista sembra che l’inquietudine arrivi dall’esterno, invece arriva da dentro, dagli organi interni. Ma tra interno ed esterno in realtà non c’è alcuna differenza, siamo solo noi uomini a creare confusione. Lo capiamo soltanto quando il corpo viene meno.”;
  •        Canzone dei falò: “Camelie, lungo la strada. Falò, falò, con le foglie cadute. Ci avviciniamo? Avviciniamoci. Il vento del nord soffia woosh.”
    La seguente canzone la trovate in giapponese al su youtube: la canzone dei falò;
Dettagli sull’edizione italiana:

La copertina: flessibile
Titolo italiano: Il dolce domani
Titolo originale: Sweet hereafter
Autore: Banana Yoshimoto
Lingua: Italiano
Formato: Brossura
Collana: I narratori
Data di pubbl.: 2020
Casa Editrice: La Feltrinelli
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 112

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