Un opera talmente unica e in apparenza perfetta non può essere oggetto di critica alcuna, come molti sapranno la perfezione non esiste, ma l'imperfezione stessa è perfezione, tutto si mostra relativo davanti al proprio osservatore, il vero protagonista di questi romanzo è il mare scrutato con gli occhi dei suoi personaggi.
Le storie di questi s'intrecciano in un unico luogo la Locanda Almayer e il protagonista di Baricco è quel mostro incantevole dagli occhi blu che torna alla luce attraverso i racconti degli ospiti, un ostello gestito da bambini molto particolari dotati di immensa “empatia”, dove si ritrovano: Plasson, ambizioso pittore che dipinge i suoi quadri esclusivamente con l’acqua salata, passando intere giornate sulla riva, con il pennello in mano, alla ricerca degli occhi del mare, ovvero, le navi; il Professor Bartleboom, ideatore di un’enciclopedia sui limiti, volenteroso di studiare i confini del mare per arricchire la sua opera. Egli, inoltre, scrive puntualmente anche delle lettere d’amore in cui descrive le sue giornate, per poi racchiuderle in un cofanetto di mogano da consegnare alla donna che un giorno, conquisterà il suo cuore, così da poter dirle sussurrare “ ti aspettavo”; Elisewin, aristocratica ragazza ipersensibile, che ritroverà nel mare l’ultima speranza di guarigione dalle sue innumerevoli paure. Padre Pluche, un bizzarro sacerdote continuamente in dubbio sulla sua vocazione e autore di strane preghiere; Madame Deviera, fedifraga mandata alla locanda dal marito, affinché “guarisca” dall’adulterio; Adams, un uomo molto emblematico, il cui vero nome è Thomas, marinaio assetato di vendetta per la morte dell’amata. Il resto lascio scoprire a voi.
Secondo il mio punto di vista: lo scrittore torinese nel momento in cui penso di creare "Oceano mare" aveva in mente di richiamare un essere mitologico e surreale ma che in un certo senso con il suo essere facesse parte dell'io di ciascun lettore, chi non si è mai perso e ritrovato scrutando il mare?
Con quest'invenzione Baricco riesce assolutamente nel suo intento mostrando l'originalità del suo racconto, quel mare in continuo subbuglio, oggetto indefinito di tempeste e di calma apparente. Il romanzo è nostalgico e malinconico, un insieme di emozioni, e d'immagini si mostrano nella mente del lettore e il fascino del mare sui personaggi da lui creati rivive durante la lettura, sono storie in apparenza slegate tra loro ma dove il protagonista è il mare e quindi questo immenso mostro prende vita attraverso racconti di chi ne è stato vittima o meno.
Una parte da me preferita è la fuga dell'ammiraglio Langlais, dove un lampo di genio, d'astuzia e d'intuito riesce a salvargli la vita, riporto una breve parte di questa vicenda narrata nel romanzo: “Passò due giorni bendato e incatenato in un carro che non smetteva mai di viaggiare. Il terzo giorno lo fecero scendere. Quando gli tolsero la benda si trovò seduto di fronte al bandito. Tra i due c'era un piccolo tavolo. Sul tavolo, una scacchiera. Il bandito fu lapidario nella sua spiegazione. Gli concedeva una chance. Una partita. Se vinceva sarebbe stato libero. Se perdeva, lo avrebbe ucciso. Langlais cercò di farlo ragionare. Da morto non valeva un soldo, perché buttare via una simile fortuna?”
A mio modesto parere i personaggi del romanzo non sono del tutto casuali, ma ciascuno di loro trova la soluzione al proprio problema personale attraverso un altro personaggio con cui si compensa, basta pensare al rapporto tra il pittore Plasson e lo scienziato Bartleboom, entrambi riescono a conciliare e compensare i loro punti di vista attraverso il modo di pensare dell'altro, da una parte perché il pittore è un artista e gli manca la razionalità tipica di uno scienziato, dall'altro Bartleboom è troppo ancorato alle leggi della fisica e dei limiti mancandogli la leggerezza tipica di un artista.
Entrambi vorrebbero cogliere l'ampiezza del mare ma questo si mostra infinito, così uno non riesce a capire da dove iniziare a dipingere rispetto a quando dipingeva i ritratti della gente e l'altro non riesce nemmeno da dove iniziare l'oggetto del suo studio. Si evince anche da questa frase di Plasson:
“Il problema è:dove sono gli occhi del mare? Non riuscirò mai a combinare nulla finché non lo scoprirò, perché quello è il principio, capite?, il principio di tutto, e finché non capirò dov'è continuerò a passare i miei giorni a guardare questa maledetta distesa d'acqua…”
Conclusioni: Sicuramente Baricco non lascia nulla al caso, l'opera è divisa in tre parti, "la locanda Almayer", "il ventre del mare", "i Canti del ritorno", il mare viene descritto in tutte le sue diverse sfaccettature, un romanzo che non stanca ed anzi intrattiene il lettore fino all'ultima pagina.
Vi lascio con una frase che mi è piaciuta tanto:
“Così la vide, la locanda Alamyer, staccarsi da terra e disfarsi leggera in mille pezzi, che sembravano vele e salivano in aria, scendevano e salivano, volavano, e tutto portavano con sè, lontano, anche quella terra e quel mare, e le parole e le storie, tutto, chissà dove, nessuno lo sa, forse un giorno qualcuno sarà così stanco che lo scoprirà.”
La copertina: flessibile
Titolo: Oceano mare
Autore: Alessandro Baricco
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2013
Casa Editrice: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
pagine: 224
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