lunedì 11 maggio 2020

Recensione di: Castelli di rabbia di Alessandro Baricco

Baricco continua a stupirci con i suoi libri, ed esattamente come ha fatto con "Novecento" e con "Oceano Mare" anche in "Castelli di rabbia" costruisce dei personaggi, fuori dal comune, unici, il cui tratto caratteristico è la follia vista come sinonimo di genialità, la storia si divide in sette capitoli e narra la vicende del Signor Rail e Jun, Pekisch e della vedova Abegg e dell’architetto Horeau, tutte ambientate a Quinnipak nel 1800, ciascuno con una propria storia che si intreccia tra le vie di questo paese.
Il signor Rail sogna di costruire una ferrovia per vedere la sua locomotiva chiamata da lui Elisabeth correre sui binari, l'architetto Horeau desidera costruire un palazzo di vetro (proveniente dalla vetreria del signor Rail) per guardare fuori e sentirsi protetti anche con la pioggia, e Pekisch inventore "dell'umanofono"; orchestra di musicisti a cui ciascuno è affidata una nota con il tono della sua voce vive per la musica, attorno a questi personaggi principali ruotano le vicende di altri personaggi secondari come la signorina Jun, la vedova Abbegg, Pehnt e Mormy. Come sempre non racconto il finale per chi ancora deve immergersi nella lettura di questo fantastico libro.

Secondo il mio punto di vista: la storia è coinvolgente per la creatività e l'ingegno dei personaggi, ad esempio: Pekisch studia e vive per la musica, lui stesso ha la musica in testa, infatti, una parte molto bella del libro è quando durante la pioggia, di notte, Pekisch esce di casa, cercando come un matto di ricreare il suono di una nota che il battere della pioggia con l'interferenza della campana del paese crea, è fantastico vedere un uomo preso dalla sua passione incurante della tempesta e dell'ora notturna. Un'altra parte che mi è piaciuta molto è stata quando il signor Rail conobbe per la prima volta l'architetto Horeau, e ascoltando il suo progetto del palazzo di vetro e ferro pensa che sia matto, poi prima di andare via quest'ultimo domanda al signor Rail cosa ci facesse una locomotiva nel suo giardino e lui risponde: "Non lo vede sta per partire".
Da qui si evidenzia coma una mente geniale può essere compresa solo da un altra mente della pari genialità, al contrario di tutti gli altri che lo scambiano per matto. Ciascun personaggio con la sua storia è unico, tuttavia, traspare l'ingegno e la creatività di Baricco durante la stesura del libro, infine, un capitolo abbastanza romantico è il quinto al paragrafo quattro, poiché, viene narrato l'incontro tra Jun e Rail, penso ci sia un forte sentimentalismo.
Conclusioni: Castelli di rabbia è un opera al quanto strana ma completa, perché c'è anche dell'erotismo, passione, amore, genialità, follia, altruismo e altri buoni sentimenti, il libro è scorrevole da leggere ma con una trama complessa, poiché presenta dei vocaboli poco noti nel quotidiano per chi è già avviato alla lettura, per questo lo consiglio solo ed esclusivamente ai lettori di Alessandro Baricco.

La copertina: flessibile
Titolo: Castelli di rabbia
Autore: Alessandro Baricco
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2012
Casa Editrice: Feltrinelli
Collana: Universale Economica
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
pagine: 224

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