sabato 9 maggio 2020

Recensione di: Le notti bianche di Fedor Dostoevskij

Quando si parla di lui, in genere tutti fanno riferimento al genio!! I suoi anni nei Gulag in Siberia non gli hanno di certo fatto bene alla salute, ma hanno temprato il suo spirito al fine di creare le sue opere letterarie. Le notti bianche mi fu regalato da una mia carissima amica di Palermo, poiché gli ricordavo il personaggio del racconto; il protagonista del romanzo Le notti bianche è un impiegato, un uomo solo, un sognatore, che non è riuscito mai a stringere dei legami duraturi e intimi con le persone, e che trascorre le sue notti insonni passeggiando sulle sponde del fiume di San Pietroburgo.
Proprio durante una di queste sue lunghe camminate, il protagonista ha un incontro particolare, ovvero, con una donna che cambierà le sue nottate, ma anche tutta la sua vita. Nasten’ka è una ragazza che sta vivendo in maniera disperata la fine del suo amore. I due, appena incontrati, durante lo scorrere vellutato della notte, iniziano a confidarsi, a condividere i propri mali, i momenti di malinconia e di tristezza. L’impiegato, grazie alla sua compagnia comincia a sentirsi meno solo, si sente compreso e riesce a percepire se stesso nel mondo reale, mentre si muove, agisce, pensa.
Ma tutto questo avviene in assenza di luce, sotto lampioni, quasi come se lui continuasse a volersi nascondere e fuggire dalla realtà. Per via del confronto con Nasten'ka, il protagonista riesce a stabilire un contatto con tutto ciò che lo circonda, inizia a sentire le proprie emozioni, quelle che fino ad un attimo prima aveva ignorato, da cui aveva preso le distanze, come per difendersi dal coinvolgimento e non soffrire nel caso in cui ci sarebbe stata una rottura e una perdita.

Secondo il mio punto di vista: da premettere che la versione delle “notti bianche di Dostoevskij” in mio possesso è della oscar Mondadori del 1993 ristampata nel 2015, contiene un esame della narrativa e del profilo dello scrittore realizzata da André Gide, in cui si menziona il periodo in cui fu scritto questo breve romanzo, dove vivevano i sognatori del primo ottocento che con la loro presenza influenzavano gli scrittori stranieri, così anche Dostoevskij rimase attratto dal pensiero di Schiller, i cui tratti salienti emergono dalla figura del protagonista delle notti bianche. Un uomo passionale chiuso in casa, relegato ad una vita solitaria, malinconico e nostalgico anche in mezzo alle persone, persone con cui instaura dei legami, ma di cui ignora i nomi, sognatore perché vive di sogni, quasi fosse una specie di Ben Stiller nel film "i sogni segreti di Walter Mitty", poi arriva Nasten'ka con il suo dolore per l'amore sofferto con un uomo ospite di casa sua e di sua nonna, ed in quel momento solo per un breve istante vivranno un momento d'intensa passione, un amore surreale, fatto solo d'incontri davanti una panchina, dove entrambi aprono il proprio cuore e sognano, riprendendo il pensiero di Schiller, fatto proprio da Dostoevskij. Il racconto è breve ma nello stesso tempo il lettore è trascinato quasi per il bavero della camicia e portato fino alla fine curioso di sapere come finirà questa love story, ma secondo un mio modesto parere il punto di forza vero e proprio del racconto è offerto dalla descrizione dei personaggi, poiché Dostoevskij ha il magico potere di creare dei personaggi reali, ambivalenti, dubbiosi e incoerenti, continuamente a contatto con la realtà, il cui agire è frutto di un ragionamento e di una lotta con propri sentimenti, per questo motivo, il Dostoevskij rimane quel genio ineguagliabile tanto da essere noto per la sua fama internazionale.
Conclusioni: Le notti bianche mi è stato donato e quindi apprezzo il pensiero che vi sta alla base, consiglio a tutti di leggerlo ne vale la pena, non è una lettura impegnativa, il racconto stesso si riduce a 80 pagine circa e per un passatempo in autobus, sul treno oppure in viaggio può fare piacere.

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