sabato 9 maggio 2020

Recensione di: Siddharta di Hermann Hesse

Nominare Hermann Hesse è come indicare un mito della letteratura moderna e contemporanea, la cui fama è alla pari di Luigi Pirandello, Siddharta è la storia di un ragazzo indiano, Siddharta appunto che ha bisogno di trovare la sua strada e si incammina nell’India del VI secolo assieme al suo amico Govinda. Iniziano così il loro percorso, e durante il viaggio incontrano i Samara, che sono degli uomini che riescono a vivere con poco e si immedesimano in tutto ciò che gli sta intorno. Dopo aver condiviso con loro questa esperienza mistica, si dirigono verso il Buddha Gotama. Sarà in seguito a questo incontro che Govinda decide di non proseguire con Siddharta il loro cammino e si aggrega alla setta, successivamente si distaccherà dal gruppo per imparare l'arte del commercio dietro gli insegnamenti del mercante Kamaswami e della seduzione attraverso l'amore della bella Kamala, fino all'incontro con il barcaiolo Vasudeva che insegna al ragazzo l’essenza dell’acqua, mostrandogli il proprio spirito, come se il fiume fosse un’entità viva, fino al raggiungimento della perfezione spirituale con se stessi.

Secondo il mio punto di vista: inizialmente consideravo Siddharta come un semplice romanzo descrittivo della storia del Buddha, in realtà è molto di più, un insieme di parole e di espressioni così perfette e concatenate al punto tale da poter dare merito al premio Nobel per la letteratura nel 1922 ad Hermann Hesse, così sono riuscito a leggere quest'opera in poco più di una settimana, sicuramente la trama è scorrevole e gli eventi insieme con i colpi di scena spingono il lettore fino alla fine del libro. Nel frattempo si coglie la profonda trasformazione spirituale di Siddharta che trasmette al lettore, dei piccoli insegnamenti come: “digiunare, aspettare, pensare”. Nell'insieme potrebbe sembra un piccolo Vangelo, il vero punto di forza di Siddharta è la trama abbastanza fluida e le piccole perle di saggezza che il lettore apprende durante il cammino del protagonista. Secondo un mio parere personale la chiave della trama è lo scorrere del fiume, il quale può essere paragonato allo scorrere del tempo e alla vita, mentre il barcaiolo Vasudeva, nel suo umile mestiere svolge un ruolo importantissimo, capita nel bel mezzo del cammino altrui, ed infatti molti viandanti quando questi non possono attraversare il fiume rinviliscono in Vasuveda una guida per attraversare il fiume e proseguire il loro cammino, allora chiave metaforica possiamo dire che il suo compito è quello di rimettere in cammino le anime perdute.
Conclusioni: Consiglio la lettura di Siddharta ad un pubblico con un linguaggio forbito e colto, vi sono parecchi vocaboli e concetti filosofici non di facile apprendimento, forse dietro l'intero romanzo ce una precisa ideologia di pensiero, ma per i più curiosi Siddharta bisogna saperlo apprezzare,.
Modestamente porto come me una copia del libro e lo leggo di tanto in tanto cogliendo dei dettagli o dei pensieri che durante una terza lettura non avevo notato, ma se siete dei lettori per passatempo vi consiglio di leggere Siddharta una volta sola e di dedicarvi ad altro.

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