giovedì 7 maggio 2020

Recensione di: Il sentiero delle luci di Giampiero Calabrò

Se fra i vostri film preferiti ci sono “una notte da leoni”, “Vicky Cristina Barcelona” di Woody Allen, gli horror di Stephen King ed il Delitto Perfetto di Alfred Hitchcock, questo libro dovete leggerlo assolutamente.
Mistero ed azione sono le basi portanti di questo romanzo, la storia inizia dopo aver presentato Matteo seduto su una panchina, un ragazzo siciliano che la vigilia di capodanno scruta alla televisione, durante la ripresa dei festeggiamenti di fine anno a Madrid, un ragazzo molto somigliante alla sua persona, ovvero una sua copia, così Matteo, decide di rompere la solita routine da scansafatiche ed osservatore del passeggio di Milazzo, per scoprire di più su questo suo “sosia”.
A Madrid sarà ospite di Silvia, ed aiuterà quest’ultima a risolvere il giallo della vera identità di suo padre, in tale occasione Matteo si renderà conto di alcuni eventi “paranormali”, per via di alcune sfere di luce, ed avvistando una seconda volta un suo “sosia” a Leiden, si trasferirà in Olanda da altri amici, con la compagnia di Cesco un ragazzo Romano.
Nel paese dei tulipani, Matteo ancora una volta fra sfere di luce e sogni al limite della realtà, svelerà un'altro mistero. Il giallo delle apparizioni horror di David, terminata quest’avventura, Matteo volerà a New York, per far ricongiungere Cesco con la ex fidanzata Sabrina ed i suoi figli, sempre con l’aiuto delle sfere di luce che solo Matteo riesce a vedere.
Infine il protagonista ritorna a Torino per incontrare Silvia, la ragazza apparsa nel primo capitolo nella vicenda di Madrid, Matteo guidato ancora una volta dalle apparizioni del suo “sosia” e chiuderà il cerchio e svelare ogni mistero. Il resto del romanzo è tutto da leggere.

Il sentiero delle luci è un romanzo scorrevole, come un treno inizia a Madrid e prosegue il suo percorso, alla pari di una serie televisiva, più il lettore prosegue e più cerca di capire qualcosa, ma gli manca sempre un pezzo per completare il puzzle.
Tuttavia, l’autore deve affinare la sua tecnica di scrittura, poiché, molto spesso ho avuto la sensazione di leggere un giornale, fatti, accadimenti, descrizioni, pochi riferimenti all'emozioni ed alle sensazioni dei personaggi.
Da una mia idea strettamente personale, la figura di Matteo è in parte autobiografica ma potrei anche sbagliarmi, nonostante tutto, sarebbe stato utile approfondire meglio il modo di percepire il mondo circostante e la dinamica del romanzo in cui sono inserite le singole figure.
Ad esempio si legge di un terremoto, nell'ambito di un evento catastrofico per giusta regola, si crea panico, la gente fugge in strada oppure nel luogo in cui si sente più sicura, i personaggi invece si comportano come se nulla fosse o quasi, evidenziando dell’emozioni quasi inesistenti.

Per quanto concerne lo stile letterario, si è evidenziato come questo sia abbastanza descrittivo, il linguaggio è semplice, personalmente l’impaginazione è un pugno nell'occhio, bene gli spazi larghi fra un rigo e l'altro.
Lo scrittore dal quarto capitolo ovvero dall'arrivo di Matteo nella “Grande Mela”, perde un pochino il senso della storia, sono descritti, svaghi, vizi e difetti del ragazzo siciliano e del romano, ma tale smarrimento confonde il contesto in cui è inserita la trama, secondo me, il filo narrativo segue una linea chiara, al limite del concatenarsi degli eventi, poi con il colpo di scena dell’incidente in auto di Cesco e Matteo lo scrittore riprende il filo della storia.
Questa pausa forzata insieme alle altre piccole pause per me sono fuori tema, almeno questa è stata la mia sensazione, sicuramente sarebbe stato piacevole insieme alla trama principale se ci fosse stata una trama secondaria per poi ricongiungersi ed intersecarsi alla prima.
Tale esperimento è riuscito meno con la descrizione del passato di Cesco e di Silvia, ovvero storie secondarie nella trama principale.

Il merito di Giampiero, però è di aver scritto un libro, perché scrivere un libro non è facile.
Poiché attualmente sto seguendo un corso di scrittura creativa, devo ammettere ahimè!! Che scrivere un romanzo è un’impresa ardua, perché bisogna saper intrattenere il lettore, impostare i dialoghi, non dilungarsi nelle descrizioni, ma soprattutto trasmettere sensazioni, emozioni.
Si poteva fare di meglio, il sentiero delle luci è un romanzo d’esordio per Giampiero, sicuramente in futuro saprà fare di meglio e stupire anche me.

Conclusioni: Nell'insieme il sentiero delle luci è un romanzo che mi è piaciuto, non è stato molto impegnativo perché lo reputo scorrevole, in alcuni momenti mi ha ricordato “Smallville”, con i suoi primi amori ed i super poteri del giovane Clark Kent. Per questo motivo, secondo me si può indirizzare ad un pubblico giovanile, mi sarei aspettato un finale diverso, per i miei gusti personali, ma essendo tipo da Baricco, Gamberale e Gramellini, la fine è accettabile

In particolare, vorrei segnalare la poesia a pagg. 29 ed a pag. 60 perché mi sono piaciute:

“Sogno rondini in volo.
Sogno miriadi di stelle che splendono in pieno giorno.
Sogni fatate sinfonie che invadono le strade del mondo.
Sogno evanescenti cristalli di neve che librano nell’aria come farfalle.
Sogno le tue orme sulla sabbia dorata.
Sogno le onde del mare che pronunciano il tuo nome.
Sogno me e te insieme, noncuranti del domani.
La scintilla del nostro amore è forte e brilla ancora.”

Non chiederci la parola di Eugenio Montale

Non chiederci la parola che squadri da ogni lato
l'animo nostro informe, e a lettere di fuoco
lo dichiari e risplenda come un croco
perduto in mezzo a un polveroso prato.

Ah l'uomo che se ne va sicuro,
agli altri ed a se stesso amico,
e l'ombra sua non cura che la canicola
stampa sopra uno scalcinato muro!

Non domandarci la formula che mondi possa aprirti,
sì qualche storta sillaba e secca come un ramo.
Codesto solo oggi possiamo dirti,
ciò che non siamo, ciò che non vogliamo.

La copertina: flessibile
Titolo: Il sentiero delle luci
Autore: Giampiero Calabrò
Lingua: Italiano
Data di pubbl.: 2017
Casa Editrice: Lettere Animate
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
pagine: 176

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