Letteratura ed arte si mischiano e si compensano in
ogni tempo, nel pensiero di autori e pittori famosi.
Erri De Luca propone un testo costituito da brevi racconti, in cui sono presenti anche raffigurazioni di opere d’arte celebri come ad esempio “Il padre” di Marc Chagall ed ancora “Il sacrificio di Isacco” di Caravaggio del 1598, collegate al tema del rapporto fra genitori e figli, fra generazioni a confronto all’interno di un panorama che “a grandezza naturale” ci riporta sempre alle stesse dinamiche umane nei rapporti col genitore.
Il primo racconto equipara il rapporto fra Chagall ed il padre Zakhàr a quello fra Abramo ed Isacco, generazioni a confronto si legano da sentimenti comuni, ascendenti e discendenti con lo stesso sangue. L’obbedienza al precetto di Dio, relativamente al sacrificio di Isacco, ed il trasporto verso l’arte e le tendenze del tempo a Parigi nei primi del Novecento, sono due fra i temi centrali.
I capitoli successivi ci raccontano storie di genitori e figli diventati estranei nel corso del tempo, ma che cercano di ricostruire il loro rapporto sulle macerie di silenzi e profondi vuoti affettivi.
L’autore descrive altresì, lo stato in cui versano di alcuni figli senza genitori, orfani di un mondo figlio del secondo dopo guerra in una Napoli degradata, povera e spoglia.
Secondo il mio punto di vista: il tema centrale del testo sono i legami affettivi, ma i racconti sono inseriti in un contesto dove le singole storie appaiono sconnesse; i sentimenti di odio e rancore, rimpianto e compassione fra padri e figli costituiscono l’unico filo conduttore di tutto il testo. Tuttavia, la mia impressione è stata quella di aver letto un manoscritto nato come un esperimento letterario, come si evince, ad esempio, nel capitolo terzo in cui lo stesso autore ammette di scrivere queste pagine dopo averle riprese dai suoi stralci di un copione teatrale.
Il capitolo in questione si intitola “il torto del soldato” e racconta il rapporto fra un ricercato di guerra dell’esercito nazista dopo anni di fuga e false identità, che ritorna dalla figlia in Austria per ricostruire un rapporto di paternità dopo anni di assenza.
L’autore ha una dialettica fine e precisa ed utilizza ogni vocabolo al momento giusto, tutte le parole sebbene apparentemente naturali occupano il posto che gli spetta di diritto, ciò rende la lettura molto gradevole, condita da un velo di nostalgia. Il romanzo è scorrevole ma profondo e riflessivo, anche se in alcuni tratti mi è parso di “rileggere sempre lo stesso argomento in chiave diversa”, i personaggi sono costruiti abbastanza bene, ho colto subito il carattere fermo, deciso ma provato dalla vita di alcuni di loro, ma non sono riuscito ad affezionarmi a loro, forse perché nello stile e nella struttura narrativa di Erri De Luca, ho avuto la percezione di sentire un certo distacco fra l’autore ed il lettore, motivo per cui non ho percepito un forte trasporto nella lettura
Erri De Luca propone un testo costituito da brevi racconti, in cui sono presenti anche raffigurazioni di opere d’arte celebri come ad esempio “Il padre” di Marc Chagall ed ancora “Il sacrificio di Isacco” di Caravaggio del 1598, collegate al tema del rapporto fra genitori e figli, fra generazioni a confronto all’interno di un panorama che “a grandezza naturale” ci riporta sempre alle stesse dinamiche umane nei rapporti col genitore.
Il primo racconto equipara il rapporto fra Chagall ed il padre Zakhàr a quello fra Abramo ed Isacco, generazioni a confronto si legano da sentimenti comuni, ascendenti e discendenti con lo stesso sangue. L’obbedienza al precetto di Dio, relativamente al sacrificio di Isacco, ed il trasporto verso l’arte e le tendenze del tempo a Parigi nei primi del Novecento, sono due fra i temi centrali.
I capitoli successivi ci raccontano storie di genitori e figli diventati estranei nel corso del tempo, ma che cercano di ricostruire il loro rapporto sulle macerie di silenzi e profondi vuoti affettivi.
L’autore descrive altresì, lo stato in cui versano di alcuni figli senza genitori, orfani di un mondo figlio del secondo dopo guerra in una Napoli degradata, povera e spoglia.
Secondo il mio punto di vista: il tema centrale del testo sono i legami affettivi, ma i racconti sono inseriti in un contesto dove le singole storie appaiono sconnesse; i sentimenti di odio e rancore, rimpianto e compassione fra padri e figli costituiscono l’unico filo conduttore di tutto il testo. Tuttavia, la mia impressione è stata quella di aver letto un manoscritto nato come un esperimento letterario, come si evince, ad esempio, nel capitolo terzo in cui lo stesso autore ammette di scrivere queste pagine dopo averle riprese dai suoi stralci di un copione teatrale.
Il capitolo in questione si intitola “il torto del soldato” e racconta il rapporto fra un ricercato di guerra dell’esercito nazista dopo anni di fuga e false identità, che ritorna dalla figlia in Austria per ricostruire un rapporto di paternità dopo anni di assenza.
L’autore ha una dialettica fine e precisa ed utilizza ogni vocabolo al momento giusto, tutte le parole sebbene apparentemente naturali occupano il posto che gli spetta di diritto, ciò rende la lettura molto gradevole, condita da un velo di nostalgia. Il romanzo è scorrevole ma profondo e riflessivo, anche se in alcuni tratti mi è parso di “rileggere sempre lo stesso argomento in chiave diversa”, i personaggi sono costruiti abbastanza bene, ho colto subito il carattere fermo, deciso ma provato dalla vita di alcuni di loro, ma non sono riuscito ad affezionarmi a loro, forse perché nello stile e nella struttura narrativa di Erri De Luca, ho avuto la percezione di sentire un certo distacco fra l’autore ed il lettore, motivo per cui non ho percepito un forte trasporto nella lettura
Conclusioni: fra le mani non posso dire di avere il libro più bello di Erri De Luca, posso ammettere di trovarmi d’avanti ad un autore eccellente, ottimo uso delle metafore, frasi ad effetto al momento giusto, un linguaggio forbito ed una lettura non particolarmente impegnativa.
Nel caso in fosse interessati alle storie il cui tema centrale è la riflessione
sul rapporto con il genitore, questo è il libro che fa per voi.
Vi lascio con alcune frasi e curiosità tratte dal
libro:
- “Non esiste legittima difesa contro il padre, non
esiste diritto di rivolta? Ho scritto proprio io questa frase a smentita di me
stesso, dei coetanei di una generazione che insorse contro i padri.”;
- “Da te, dovevo dirgli, da te ho preso e lasciato, restando figlio tuo, cranio
da cranio, libri, vino e montagne. Non mi è uscito. Scriverlo adesso a vita sua
dispersa è tacere più profondamente”;
- “I figli non portano la colpa di chi li ha messi al mondo, la responsabilità
dei crimini, per antica legge, resta individuale.”
- “Ci vogliono mille voci per raccontare una storia” secondo un detto dei
pellerosssa americani;
- Nel testo sono menzionati artisti come: Rudolf Wacker, Georg Grosz; DiegoVelazquez;
Dettagli sull’edizione italiana:
La copertina: flessibile
Titolo: A grandezza naturale
Autore: Erri De Luca
Lingua: Italiano
Formato: Brossura
Collana: I narratori
Casa Editrice: Feltrinelli
Data di pubbl.: 2021
Genere: Narrativa moderna e contemporanea
Pagine: 128
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